ENRICO PIRAINO BARONE DI MANDRALISCA di Luciano Candia (Seconda parte) – N. 28 Agosto 2006

ENRICO PIRAINO BARONE DI MANDRALISCA di Luciano Candia (Seconda parte) – N. 28 Agosto 2006

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V. L’attività politica

Un uomo così sensibile ai problemi sociali ed animato da un forte senso umanitario come era Piraino, non poteva rimanere estraneo alle vicende politiche del suo tempo, segnato dall’epopea risorgimentale, portatrice di nuovi ideali, di cui egli stesso si fece portavoce fino alla morte. L’attività politica del barone va inquadrata considerando la sua missione filantropica, a completamento di un percorso che aveva come scopo la promozione dell’individuo sotto il profilo sociale, culturale, umano. Sarebbe, pertanto, un grave errore ritenere questo aspetto del Nostro una semplice cornice alla sua poliedricità, caratterizzata dai più disparati interessi; numerosi episodi confermano lo scetticismo ed il distacco con cui affrontò situazioni a lui poco congeniali, preferendo alle attività pubbliche lo studio o la ricerca.

Le stesse dimissioni dalla carica di Deputato al primo Parlamento italiano sorpresero i suoi familiari, increduli nel vederlo ritornare a Lipari, tra le rocce con cui trascorse la sua vita. Ma l’incapacità di contrastare coloro che volevano soffocare le speranze ed i principi nati con l’unità d’Italia, lo demoralizzarono a tal punto da sottrarlo ai grandi palcoscenici della politica per ricondurlo tra gli umili pescatori, considerati la sua gente. Il religioso senso del dovere, caratterizzante la sua personalità, sposato alla causa liberal-moderata gli produsse fin da giovanissimo, un forte desiderio di rivalsa e nei confronti di un governo dispotico ed oppressore come quello Borbone e nei riguardi di una classe politica locale, avversa ad ogni apertura che potesse favorire il riscatto sociale dei cittadini.

Pertanto l’azione politica intrapresa dal Mandralisca va studiata su due piani diversi e paralleli: una tendente ad un raggio d’azione più ampio, che lo vede protagonista nella lotta allo straniero e alla costituzione di uno stato italiano, attraverso le cariche prima di Deputato al General Parlamento di Ruggero Settimo e poi al primo Parlamento italiano, l’altra confinata ad un ambito più circonciso, ricoprendo cariche pubbliche comunali e provinciali, in favore dei diritti civili e delle opere di pubblica utilità.

La preparazione storico-politica del Mandralisca fu formata non solo attraverso uno studio attento di manuali e codici presenti nella biblioteca di famiglia, ma anche grazie allo scambio ed all’acquisto di testi con illustri politici e letterati. Egli, pur essendo essenzialmente uno scienziato, visse sempre nella convinzione che la conoscenza del solo diritto non fosse sufficiente per comprendere i problemi di un popolo, ma occorresse anche una preparazione sugli usi e costumi, sulle vicende storiche del passato e sulle relazioni con gli altri stati. A conferma di ciò, tra gli scaffali della sua libreria, si trovano dei volumi che evidenziano questa concezione come: Usi e costumi di tutti i popoli del mondo(45), Storia della decadenza e rovina dell’impero romano(46), Della democrazia di Francia(47), Storia d’Inghilterra(48), Storia della guerra d’indipendenza degli Stati Uniti d’America(49), Storia del reame di Napoli(50), Storia cronologica dei Viceré luogotenenti e presidenti del Regno di Napoli(51), Delle rivoluzioni d’Italia(52), Gli ultimi rivolgimenti italiani(53), Storia d’Italia(54).

Il grandissimo prestigio di cui godeva il barone Mandralisca presso la comunità locale già agli inizi degli anni quaranta, permise allo scienziato cefaludese di ricoprire il suo primo incarico politico nel 1844, in qualità di Consigliere Provinciale di Palermo. Una circolare del 12 aprile firmata dall’ Intendente invitava Piraino a partecipare all’apertura del Consiglio in data 1° maggio.(55) In seno a questa carica egli si adoperò affinché venissero aboliti i privilegi della Curia, scrivendo tra l’altro il libretto: Sulle prestazioni pretese della Mensa Vescovile di Cefalù. Dimostrò così grandi capacità nell’affrontare i problemi di natura amministrativa, che neanche tre anni dopo il 3 aprile del 1847, con regio decreto di Ferdinando II del 22 marzo si ritrovò ad accettare la carica di Presidente del Consiglio Distrettuale.(56) Ma l’anno successivo, grazie allo scoppio del moto insurrezionale potè finalmente manifestare la sua avversità nei confronti del Borbone, dapprima come Presidente del Comitato di Cefalù(57), poi il 15 marzo 1848 come Deputato al Parlamento siciliano di Ruggero Settimo, nel quale votò la decadenza del governo napoletano.

In assenza, nell’isola, di un ceto medio-borghese che potesse fare da collante con le classi più disagiate dei contadini, braccianti ed operai, la guida rivoluzionaria fu assunta dagli intellettuali nelle figure di Emerico Amari, D’Ondes Reggio, Francesco Ferrara, Gabriele e Francesco Perez.(58) Tra questi possiamo sicuramente includere anche Mandralisca, nonostante Marino ci riferisca della carenza di elementi che possano qualificare la sua partecipazione in seno al moto(59) e la Liberto sottolinei come, negli atti autentitici del Parlamento Generale di Sicilia, il nome di Piraino non risuoni sovente.(60) Considerando che nella sua breve esistenza lo stesso Parlamento decise di esaminare come tema prioritario la precarietà del settore scolastico nell’ isola, credo ritenere, visto quanto stava a cuore questo argomento al Nostro, che il barone abbia impiegato tutte le sue energie per dar forza ad un progetto, per cui si prodigò tutta una vita.(61)

Oltretutto ricoprendo questa carica diede un’ulteriore prova del suo senso di umanità e giustizia, indirizzando al Presidente e ai Deputati della Camera dei Comuni, una lettera, nella quale citava un grave errore giudiziario di cui era stato vittima un certo Calogero Giardina, costretto a pagare ingiustamente una somma di cento onze all’usciere di S. Agata di Militello Ant. Mancuso.(62) Dopo la breve parentesi rivoluzionaria, conclusasi con il ripristino della sovranità di Federico II, e con il ritorno delle truppe di Carlo Filangeri Principe di Satriano a Palermo il 15 maggio 1849, il barone ritornò ai suoi studi prediletti, abbandonando la scena politica, convinto che solo la cultura potesse far germogliare in un popolo il seme del riscatto sociale. Trascorsi sei anni – nei quali si dedicò completamente alla realizzazione di opere di pubblica utilità come l’istituzione di una botte di ancoraggio e di un faro nell’isola di Lipari e l’ampliamento dell’ospedale civico di Cefalù – ritornò a sedere nuovamente nel Consiglio dell’Intendenza della Provincia di Palermo in data 17 marzo 1855, pur cominciando ad accusare un serio peggioramento dell’asma che lo affligeva. La consapevolezza del suo precario stato di salute lo indusse a redigere le volontà testamentarie alla giovane età di 44 anni. Il 1856 è l’anno in cui la cospirazione antiborbonica prende nuovamente linfa e si sviluppa tramite l’azione di alcuni patrioti molto determinati. Purtroppo non esistono documenti o notizie organiche relative a questo lasso di tempo, che ci possano consentire la ricostruzione dei singoli episodi, di cui fu protagonista lo stesso Mandralisca, con l’arresto avvenuto a Napoli. In primavera il Congresso di Parigi aveva fomentato il desiderio di rivolta, tra coloro che speravano in un intervento degli inglesi e francesi, dopo la rottura delle relazioni diplomatiche di questi con la capitale partenopea. Il trentenne Barone Francesco Bentivegna di Corleone, non nuovo all’attività sovversiva, dal momento che già nel 1853 era stato catturato dalla polizia borbonica, processato e prosciolto dalla corte criminale napoletana, decise di farsi promotore di una repentina azione che avrebbe dovuto coinvolgere diversi comuni tra cui Lercara, Prizzi, Marineo e Corleone.(63) Dopo aver liberato alcuni carcerati a Mezzojuso, riuscì a far insorgere Villafrati, muovendo su Palermo, dove il Comitato della città si era mosso con lentezza, inviando tardivamente gli emissari a Cefalù ed a Mezzojuso. Al repubblicano mazziniano Cesare Civello fu dato l’incarico di sollevare la banda armata cefalutana, composta da Salvatore Guarneri, Andrea Maggio, i fratelli Nicola e Carlo botta. Il solo esito positivo fu la scarcerazione di Salvatore Spinuzza, un giovane medio borghese, che nonostante fosse stato da sempre nel mirino delle guardie borboniche, non tardò a porsi alla direzione della sommossa, facilmente dispersa dall’intervento della polizia per l’assenza di un valido coordinamento tra i vari comitati insurrezionali. La vicenda si concluse con il tragico epilogo della fucilazione di Francesco Bentivegna il 25 dicembre 1856 e di Salvatore Spinuzza il 14 marzo 1857. Singolare è il confronto tra il barone corleonese ed Enrico Piraino: entrambi in qualità di Deputati in seno al Parlamento di Ruggero Settimo nel 1848 avevano sottoscritto l’atto di decadenza del Re Borbone, entrambi furono arrestati a Napoli. Ma se per il primo abbiamo delle notizie certe sulla sua attività cospirativa, per il secondo possiamo avvalerci soltanto di ipotesi, le quali ci portano a credere che una personalità amante della libertà come era quella del Mandralisca, dovesse necessariamente scontrarsi ideologicamente con un governo dispotico ed oppressore qual era quello di Ferdinando II.

Dopo i tristi episodi del 1856, gli avvenimenti internazionali sembravano prospettare nuove possibili alternative. In una lettera del 10 dicembre 1859 il barone Nicolò Turrisi descriveva a Piraino, nei dettagli, la situazione politica del tempo(64): “…Che dire del gran mondo. Poco ne sappiamo di più di quanto leggasi sul giornale officiale […] Garibaldi si ritirava per consiglio del Re Galantuomo non potendo più stare col Generale Fanti comandante superiore della lega militare dell’Italia centrale (Regno di Etruria). Il Consiglio finalmente per cosa certa va ad unirsi a Parigi nel prossimo Gennaro, ma di questo Areopago Europeo si voglion dire tali e tante cose da farci impazzire […] Voi comprendete bene che in questo modo la questione d’Italia Centrale trovasi in un bel terreno, e si può con ragione sperare che un nuovo Stato […] col titolo di Regno d’Etruria sarà formato della Toscana e del Modenese, mentre Parma e Piacenza saranno aggregate al Piemonte. Nessun parla delle legazioni ma le nordiche potenze insistono a chieder che si facessero governare dal re d’Etruria, pagando un tributo al decaduto monarca […] Il Principe di Carignano già reggente sarà allora Re. A questo mira l’opinione pubblica d’Europa e se il Consiglio deve qualche tributo a questa grande potenza che l’attuale incivilimento umano ha creato, non può fare a meno che sanzionare questa sentenza già professata con le più calde simpatie dell’Europa intera. L’Inghilterra che vuole andare sempre avanti, spinge per mezzo dei giornali l’opinione pubblica inglese a desiderare che l’Europa riunita imponga all’Austria l’abbandono dell’Italia e la cessione della Venezia al Gran Duca di Toscana: questa preposizione mi pare troppo spinta, anzi credo che un tal fatto potrebbe essere effetto d’una o due battaglie più crudeli di quelle di Magenta e Solferino…”.

Dopo lo sbarco a Marsala di Garibaldi e dei Mille, avvenuto l’11 maggio del 1860, la Sicilia è tutto un pullulare di comitati. Alla presidenza del comitato di Cefalù viene nominato Piraino, il quale riuscirà con destrezza a coordinare le attività dei comuni del circondario, in attesa che Palermo venga conquistata dalle camicie rosse il 27 maggio. A testimonianza di questo impegno politico del Mandralisca vi sono, nella sua biblioteca, diversi documenti riguardanti i rapporti che legavano i Comitati distrettuali provvisori di Collesano(65), Gangi(66), Petralia Soprana(67), a quello di Cefalù, unitamente ad un proclama in copia conforme a favore di Garibaldi emesso dallo stesso Piraino.(68) Dopo la liberazione del capoluogo siciliano, la situazione appare nettamente sotto controllo, poiché i funzionari borbonici hanno progressivamente abbandonato il loro posto, facilitando così i trasporti e le comunicazioni.

Il 2 giugno 1860 il mecenate cefaludese veniva nominato Presidente del Consiglio Civico. Volendo rifiutare, fu convinto dal Governatore G. Scelsi, che in una lettera del 10 giugno lo invitava ad accettare.(69) Piraino si occupò del vettovagliamento di Cefalù e dei comuni limitrofi, facilitando l’arrivo delle provviste anche nei luoghi meno accessibili. Sempre il 2 giugno è da ricordare per via di un documento del Comitato distrettuale cefaludese che porge il benvenuto a Garibaldi celebrandone le gesta eroiche.(70) In questo contesto sembra paradossale la posizione assunta dal Capo dello Stato Maggiore Salvo di Pietraganzili, il quale accusava la guardia cittadina di Cefalù di aver accolto freddamente il corteo dei rivoluzionari, soprattutto se si considera che prese di mira proprio Piraino accusandolo di non adoperarsi sufficientemente all’interno del Comitato.

Gli argomenti politici assumevano in quei mesi una importanza tale da catturare l’attenzione anche di coloro che erano estranei alla politica come l’archeologo Giulio Minervini, il quale, dall’Accademia Pontaniana di Napoli, in data 28 novembre 1860, scriveva all’amico Mandralisca quanto segue:(71) “La sua carissima lettera del 15 di questo mese, che ho ricevuto con grandissimo ritardo, mi è riuscita oltremodo piacevole. Io non avevo mancato di prender notizie di lei e poco tempo fa mi […] di averne bene della sua salute. Ora la sua lettera viene ad accettarmelo, e nel tempo stesso mi fa conoscere di un grave malore, che fortunatamente fu da lei superato. I suoi sentimenti che ora mi manifesta sui grandi avvenimenti politici ch’ebbero luogo in Italia trovano un’eco nel mio cuore. E io rammento che né nostri antichi discorsi Ella già si dichiarava nemico del gretto municipalismo che ha sempre fuorviato le menti in tutti i movimenti italiani, che ricordi la storia. Spero che il progresso della nostra rivoluzione non sia turbato da partiti estranei e dalla intemperanza. Questa volta ho fede che l’Italia si farà. Come in lei così pure in me le emozioni e le impressioni mi tennero tanto divagato e distratto che da più mesi lasciai quasi l’archeologia, avendo quasi necessità di trovarmi in convegni politici, di seguir l’andamento di fatti politici leggendo avidamente i giornali nostri o quelli di fuori. La mente non si preparava allo studio ed alle ricerche. Questo motivo mi fece procedere assai lento nel pubblicare l’anno ottavo del mio bollettino…”.

Nel frattempo i meriti scientifici e culturali del mecenate cefaludese venivano premiati durante la Prodittatura con la nomina a Consigliere di Luogotenenza per il Dicastero della Pubblica Istruzione sotto il marchese Massimo Cordero di Montezemolo, ma non appena questi fu sostituito con Alessandro della Rovere preferì dimettersi. Durante gli ultimi mesi del 1860 le sofferenze dovute all’aggravarsi della sua malattia polmonare sembravano non dargli più tregua, malgrado ciò l’elezione a Deputato del primo Parlamento Nazionale il 27 Gennaio 1861(72) gli diede nuova linfa, permettendogli di intraprendere una lunga serie di viaggi nel nord Italia che caratterizzarono un periodo parecchio intenso. L’illusione durò poco, infatti, non appena si accorse dell’ottusaggine con cui i membri della camera affrontavano problemi vitali per il neonato stato italiano, preferì dimettersi, molto probabilmente perché si rese conto di non essere mai stato un politico nel senso stretto del termine, capace di far buon viso a cattivo gioco, ma solo un uomo che aveva usufruito delle cariche istituzionali per venire incontro alle esigenze dei più deboli, in nome della giustizia e della parità dei diritti.

Ciononostante, nel corso della sua breve esperienza parlamentare, Piraino si fece sostenitore di diverse leggi che avrebbero potuto fare il bene della Sicilia, come quella sulle strade ferrate. Abbiamo sentore del suo stato d’animo leggendo qualche riga di una lettera scritta all’amico letterato e direttore della biblioteca comunale di Palermo Agostino Gallo in data 22 luglio 1861:(73) “…Io appartenendo alla debole minoranza, non già allo esagerato partito d’opposizione, mi son rimasto nel mio cantuccio, contando unicamente da aver contribuito al bene della Sicilia colla legge sulle strade ferrate le quali faranno sviluppare nell’isola nostra tutti gli interessi materiali e morali che verranno ad aumentare le naturali sue ricchezze…”.

Da Cefalù, intanto, il sindaco Salvatore Misuraca ringraziava l’illustre concittadino per aver sovvenzionato a proprie spese la progettazione del porto alla calura e si impegnava affinché gli ingegneri potessero avvalersi di tutti i mezzi necessari ed indispensabili per rilevare le condizioni topografiche, economiche e commerciali.(74) In quel tempo il nome e la statura del Mandralisca riecheggiavano non solo negli ambienti politici ma anche in quelli culturali e scientifici, lo dimostra una epistola scritta dal prof. Gaetano Cacciatore, direttore del Real Osservatorio di Palermo, il 25 giugno 1861, il quale lo esortava ad usare la sua influenza presso il Governo, affinché si procedesse al recupero dello stabilimento del capoluogo siciliano:(75) “Alla direzione di uno illustre scientifico istituto ho adempiuto al mio debito esponendo al governo la sua attuale deplorabile condizione e i mezzi necessari a farlo risorgere a vita novella. In tre distinti rapporti ho manifestato le mie idee per una nuova ristrutturazione dello stabilimento, che riguardano il suo piano organico, gli stipendi, il collocamento di nuove macchine, la ristrutturazione dell’edificio. La celebrità del di lei nome mi anima a volgere direttamente alla S.V i miei reclami, che spero accoglierà di buon grado, reputando […] mio essenziale obbligo ricorrere ad ogni mezzo valevole che possa influire ad una soluzione che quanto più sarà pronta tanto maggiore decoro e lustro ne acquisterà la scienza in Italia. Il Reale Osservatorio Astronomico di Palermo, uno dei più interessanti stabilimenti d’Europa, che alta fama levò sempre di sé e per egregie opere e per la valenza degli astronomi, oggi presentasi in tale stato di decadenza da ridursi di peso allo Stato e di nessuno utile alla scienza”.

La prematura morte del barone, avvenuta alla giovane età di 54 anni, sottrasse alle scienze ed alla cultura un uomo che aveva dedicato interamente la sua esistenza al progresso, sposando la causa della crescita morale e civile dell’individuo. Ma se l’opera di mecenate della cultura trovava un validissimo erede nel liceo da lui voluto, l’impegno politico sembrava disperdersi nel nulla. Di ciò non poteva non rendersene conto la municipalità cefaludese, tanto che subito dopo la sua scomparsa nel 1864 il collegio della città eleggeva Nicola botta al Parlamento Nazionale, dimostrando di voler proseguire l’azione del Piraino.(76) Distintosi a solo 22 anni durante la sommossa del 1856, insieme al fratello Carlo, Andrea Maggio, Cesare Civello, Salvatore Spinuzza ed Alessandro Guarneri, fu imprigionato per diversi anni, durante i quali alimentò gli ideali di libertà e patriottismo. Dopo la sua liberazione partecipò alla rivoluzione delle camicie rosse del 1860, ospitando in luglio Garibaldi, quando questi entrò a Cefalù; ed in seguito alla notevole prova di coraggio nel 1866 sui campi di battaglia della Terza Guerra d’Indipendenza fu insignito del grado di Maggiore.

I progetti politici avviati dal Mandralisca in ambito locale trovavano pertanto nel Botta un valido continuatore, almeno per quanto riguardava la realizzazione del porto e delle linee ferroviarie, che furono sempre posti come obiettivi principali durante i 22 anni in cui ricoprì la carica di Deputato alla Commissione Bilancio.

VI. Enrico Piraino: uomo di cultura

“…Noi poveri provinciali privi di tutti i mezzi, che ad ogni passo dobbiamo arrestarci, senza aiuto di librerie pubbliche dobbiamo comprare tutti i libri che bisognano […] So che lo scrivermi spesso mentre a me farebbe un gran bene, lo toglierebbe alla Repubblica Letteraria ma potendolo fare senza molto detrimento la prego scrivermi quanto più spesso e lungamente rammentandole che vivendo o piuttosto vegetando in provincia, senza le lettere di care persone non si potrebbe sopportare l’infelice dimora”.(77) In queste frasi, scritte da Piraino all’amico Agostino Gallo è possibile cogliere nel significato più profondo lo spirito di grande mecenate della cultura del barone, il quale lottò tutta la vita per sradicare ogni parvenza di provincialismo, grazie ad una visione filosofica e cosmopolita del mondo, impregnata di pragmatismo illuministico. La necessità di un riscatto sociale, diveniva in tal guisa imprescindibile dalla crescita culturale, unica arma per sottrarre dalla palude dell’ignoranza le menti degli uomini, confinate in uno stato di passività e sottomissione. All’amico letterato, il barone confidava quanto il torpore delle monotone giornate cefalutane rattristasse il suo cuore, e quanto importanza avessero quelle lettere che gli ritempravano lo spirito. Cefalù, nonostante in passato fosse stato un importante polo attrattivo di culture ed etnie diverse, adesso si trovava lontana dalla scena politica ed intellettuale. Piraino fin da giovane, sentendosi figlio del mondo, decise di evadere dal luogo natio, intraprendendo continui viaggi che gli diedero la possibilità di ampliare le sue conoscenze letterarie e scientifiche, proiettandolo in una dimensione internazionale. Non a caso divenne socio dell’Accademia di Scienze Naturali di Hildesheim di Hannover ed intrattenne un’importante relazione scientifica con Charles Th. Gaudin, scienziato ginevrino della Società Elvetica di Scienze Naturali, non trascurando però i rapporti con le altre accademie italiane alle quali era iscritto: l’Accademia di Agricoltura, commercio ed arti di Verona; l’Istituto Archeologico di Roma; l’Accademia di scienze e Lettere di Palermo; quelle di Lettere ed Arti di Acireale; l’Accademia di Scienze Naturali di Catania; il Gabinetto Letterario e di Storia Naturale di Siracusa; l’Accademia di Castroreale; il Reale Istituto d’Incoraggiamento di ogni Natura, Arti e Mestieri per la Sicilia; la Società Economica della provincia di Girgenti; la Commissione di Agricoltura e Pastorizia per la Sicilia.(78) Durante i soggiorni nelle varie regioni italiane, Enrico ebbe modo di venire a contatto con alcune esperienze pedagogiche che avevano assimilato il sistema scolastico lancasteriano, elaborato oltre manica da Joseph Lancaster e Andrews Bell, concepito secondo il metodo del mutuo insegnamento. Questa formula che trovò la sua massima applicazione in Toscana, attraverso l’azione del marchese Cosimo Ridolfi, fu percepita dal Piraino come una valida soluzione al problema dell’ istruzione in Sicilia, ove mancava una struttura statale burocratizzata, capace di venir in aiuto alle sporadiche iniziative private di pochi uomini facoltosi. Decise pertanto di traslare tutti i suoi convincimenti nel testamento, considerato più che un veicolo di memorie da tramandare, un vero progetto di natura didattico-pedagogica, dove la sua opera sarebbe stata concretizzata nella realizzazione di un liceo, unico erede universale. Il concetto di sapere inteso nel suo aspetto dinamico, come elemento plasmante le coscienze, era scaturito dall’illuminismo, una corrente che il Piraino assimilò unitamente a quella positivistica, credendo fermamente nella scienza e nella ragione. Sotto questo profilo l’impegno del barone cefaludese può essere affiancato a quello di un altro pensatore di rilievo nel risorgimento, il milanese Carlo Cattaneo. Quest’ ultimo, infatti, pur lontano ideologicamente dall’ambiente del Piraino, aveva intrapreso lo stesso impegno etico e sociale basato sull’educazione morale e civile dell’uomo. Per entrambi la scuola costituiva la via maestra, attraverso la quale sarebbe stato possibile formare le nuove generazioni, consapevoli di una propria identità e capaci di combattere il sopruso e la sottomissione. Enrico, oltre al liceo, prevedeva un’alfabetizzazione di base, con il metodo lancasteriano, un tirocinio professionale per i pescatori e contadini, attraverso dei corsi di base, e delle lezioni di igiene affiancate ad esercitazioni per le ostetriche. In una prospettica più ampia, possiamo affermare che avendo scritto il testamento nel 1853, egli prevedeva e reputava fondamentale per la realizzazione della tanta auspicata unità italiana, una riforma scolastica che permettesse ai cittadini del nuovo stato di apportare il loro contributo professionale ed intellettuale alla cosa pubblica. Prima di ripercorrere le vicende del liceo e della sua realizzazione sarebbe opportuno prendere visione della volontà testamentaria del Mandralisca, attraverso la quale è possibile innanzitutto cogliere la sua personalità e secondariamente apprezzarne la perspicacia delle disposizioni.(79)

VI.a Il Liceo

Il punto centrale del testamento, su cui è opportuno focalizzare la nostra attenzione, è costituito dalla seguente disposizione: “Voglio che dell’annua rendita di tutti i miei beni eccetto i legati di che disporrò appresso, si fondasse e mantenesse nella mia patria Cefalù un liceo, con le norme che qui appresso detterò. Detto corpo morale voglio che fosse il mio erede universale”. Nella volontà del barone c’era il desiderio che si istituisse non una fondazione culturale, nell’accezione che ha oggi un tale istituto giuridico, ma un liceo.(80) All’epoca in cui visse Piraino, la popolazione di Cefalù era per quattro quinti analfabeta e l’unico istituto di istruzione era rappresentato dal seminario vescovile; in una situazione simile, sarebbe stato poco utile fondare una biblioteca pubblica o un’ istituzione culturale a vantaggio di una comunità che non avrebbe avuto modo di servirsene. Pertanto un ente scolastico sembrava meglio rispondere al bisogno impellente di cultura. Ma la piemontizzazione del nuovo stato unitario rese difficile l’attuazione del liceo concepito dal Mandralisca, dal momento che la legge Casati del 1859 prevedeva il collegamento tra il ginnasio ed il liceo. Quindi, lo stesso barone, negli ultimi anni di vita si adoperò affinchè si iniziassero presso il comune le pratiche per l’apertura di un ginnasio, che grazie all’intervento del professore Giovanni Conforti venne istituito con decreto del 16 maggio 1863. Dopo la morte, i suoi parenti Cipolla impugnarono il testamento, appellandosi all’articolo 646 del codice civile del Regno delle due Sicilie, che disponeva che la creazione di un ente morale fosse riservata esclusivamente al potere sovrano e non ai privati, identificati nella fattispecie nelle persone di Don Antonino Agnello, del barone Carlo Ortolano e del dottor Vincenzo Pernice, nominati dal Nostro suoi eredi fiduciari. A difesa dell’illustre concittadino si schierò lo stesso Consiglio Comunale di Cefalù, che nella seduta del primo novembre 1865, presieduta dal sindaco Carlo Botta, espresse un voto al governo del regno affinchè costituisse il liceo Mandralisca in corpo morale.(81) Ciò avvenne con il regio decreto del 21 luglio 1866; ma si dovette attendere solo il 1° novembre del 1890 per l’inaugurazione del liceo-ginnasio diretto dal professore Giuseppe Gaeta e il 14 maggio 1895 perchè si ottenesse il pareggiamento tramite decreto ministeriale. All’istituzione Piraino aveva dedicato un patrimonio che si costituiva oltre che dalle opere d’arte, collezioni e libri del suo gabinetto, dalla sua stessa abitazione sita in via Badia, poi via Mandralisca, da una casa a Palermo in via Giacalone a da diverse proprietà che egli aveva nei poderi di Gangi, ex feudo Mandralisca, in località Leonarda, nella contrada di San Biagio, a Piano Marsala, a Torretonda e nella Piana di Lascari in contrada Salinelle. Ma, a lungo andare, le rendite agricole di queste terre che erano state cospicue in un’ economia prevalentemente agricola come quella dell’Ottocento, si rivelarono piuttosto basse, determinando seri problemi al finanziamento del liceo. Nel nostro cammino cronologico sono da ricordare altre due date di una certa importanza: l’11 marzo 1926 quando con regio decreto viene approvato lo statuto della istituzione che per la prima volta è chiamata “Fondazione scolastica” e il 14 settembre 1934 quando avvenne la statalizzazione del liceo, intitolato finalmente al suo fondatore. Ma con quest’ultimo decreto veniva meno la volontà testamentaria poichè si scindeva il liceo (pubblico) dalla fondazione culturale (biblioteca e museo) che rimaneva ente privato. Dopo la morte dei suoi tre eredi fiduciari e dei successori nominati da questi ultimi, Piraino, per assicurare una continuità nella direzione dell’ istituzione volle che i tre componenti del collegio fossero sempre di nomina del Decurionato di Cefalù o “a quel corpo che in appresso, sotto qualsiasi denominazione, potrà supplirlo”. Con questa disposizione si evince come il barone pronosticasse un mutamento dell’assetto istituzionale in seguito all’auspicata unità italiana. Per quanto concerne invece l’indirizzo scolastico vero e proprio, Mandralisca aveva concepito il liceo come una scuola media inferiore completa dove venissero insegnate le seguenti materie: italiano, latino, greco, storia, geografia, matematica, filosofia, chimica, fisica, scienze naturali, agricoltura, disegno, calligrafia e nautica.

Il corso propriamente liceale era di quattro anni più un biennio preparatorio. Nonostante le difficoltà iniziali di cui abbiamo poco sopra parlato, l’istituzione poté contare fin dall’inizio e per tutti i 44 anni nei quali il liceo fece tutt’uno con la fondazione Mandralisca, di un corpo docenti di comprovata esperienza e preparazione. Ricordiamo brevemente: Eugenio Donadoni, illustre storico della letteratura italiana, Annibale Pastore, un pioniere degli studi di filosofia della scienza e psicologia sperimentale, Guido Camozzi, studioso di storia antica e medievale, Eugenio Di Carlo e Ferdinando Albeggiani, che tennero poi per diversi anni rispettivamente la cattedra di filosofia del diritto e filosofia all’Università di Palermo, il matematico Francesco Cavallaro, Mons. Mariano Campo docente di latino e greco, Adolfo Amodeo, poi rettore dell’Università di Napoli.

VI.b La biblioteca

“Voglio che si fondasse una biblioteca entro il Liceo. Per primo fondo di detta biblioteca serviranno i miei libri…” Anche questa disposizione testamentaria del barone ci illumina sulle sue qualità di uomo votato al progresso ed alla cultura, desideroso di mettere a disposizione della comunità tutto il patrimonio letterario raccolto nella sua breve esistenza, per consentire l’instaurarsi di condizioni di pari opportunità e di uguaglianza tra i diversi strati sociali. In effetti la biblioteca del Mandralisca con i suoi circa sei mila volumi (tra libri ed opuscoli) costituisce una sorgente preziosa ove è possibile consultare testi di svariata natura, a riprova dei vasti interessi del Nostro.(82)

Infatti Piraino, pur connotando i suoi studi di un’ impronta scientifica, manifestò ugualmente un grande interesse per gli studi umanistici e filologici, storici e filosofici. Le edizioni dei diversi testi di scienze naturali, religione, archeologia, numismatica, storia e filosofia, i classici latini e greci ecc, furono sempre scelte con cura ed attenzione al valore. Tra le opere più datate è possibile consultare due incunaboli: I Punica di Silio Italico (Venezia 1483) e la Schola Paradisi di Giovanni Climaco (Venezia 1491). Del XVI secolo si hanno ben quarantasei testi classici, scientifici, letterari e filosofici. Tra quelli classici meritano menzione: De rerum natura di Lucrezio (1515); De re rustica, raccolta di testi di Catone, Marrone, Columella (1529); i Commentarii di Cesare (1569); qualche opera di Cicerone (Retorica ad Herennium, De Officiis, De invenzione, De claribus Oratoribus, ed altri); la Descrizione della Grecia di Pausania (1593); gli Annali di Tacito (1563), le Historiae di Plinio (1553); una raccolta di tragedie scelte di Eschilo, Sofocle, Euripide (1567); una raccolta di poesie di Pindaro in greco, tradotte in latino (1599); alcune opere filosofiche di Aristotele; la Adversus paganos di Orosio (1582). Tra le opere letterarie italiane, meritano riguardo tre pregevoli edizioni dei grandi del Trecento: una Divina Commedia con il commento del Landino (1529); le Rime del Petrarca con le note del Bembo (1558); il Decamerone. Tra le opere in latino sono da ricordare anche le poesie di Lorenzo Valla (1575) e quelle di Teofilo Folengo (1585), in latino maccheronico. Fra i testi storici il Compendium rerum Sicaniarum di F. Maurolico (1574), la Historia di Ugo Falcando (1550), la Historia di Sicilia di T. Fazello (1574), l’ Itinerario di Beniamino da Tutela (1575). Nel campo scientifico due testi: un Herbarius del 1586, Due regole della prospettiva pratica del Vignola (1583). Per la numismatica: Discorso sopra le medaglie degli antichi di Sebastiano Erizzo (1568). Tra gli scaffali della biblioteca suscitano curiosità due importanti vocabolari: il primo dal latino in siciliano e spagnolo di Cristoforo Scobar; il secondo del greco in latino di Konrad Gesner del 1545. Per quanto riguarda lo studio della cultura locale un’ottima piattaforma di ricerca è costituita dalla raccolta di sette manoscritti, quattro dei quali opera di illustri cefaludesi. Segnaliamo: Brocchi, conchiglie fossili degli appennini e contorni dello stesso barone Mandralisca, i Manoscritti originali di Michele D’Anna (secolo XIX); le Institutiones Iuris Feudalis di Rosario Porpora (XVIII secolo), la Storia del Vescovato di Cefalù di Antonio Maria Musso (1811). Gli altri manoscritti sono: la Istoria del Ministero del Cardinale Ximenes (tradotta dal francese da R. Porpora) del 1754, opere del Marsoliers, I due volumi dei Diplomi dell’archivio Capitolare della Cattedrale di Cefalù che il barone utilizzo come fonte per la pubblicazione del libretto Sulle prestazioni pretese della Mensa Vescovile di Cefalù. Nel corso del tempo la biblioteca si è arricchita di ulteriori testi, soprattutto di narrativa moderna, grazie alle donazioni della BB.CC e P.I e dei privati cittadini.

VI.c Il museo

Della vastità e profondità degli interessi scientifici e culturali del barone Enrico Piraino se ne possiede una prova tangibile all’interno del museo, tanto che lo stesso botanico Filippo Parlatore, intimo amico del Nostro, in seguito ad un soggiorno in casa Mandralisca ebbe a scrivere quanto segue: “…questo giovane scienziato della cui amicizia tanto mi onoro datosi da più anni allo studio delle scienze naturali è, fortunatamente per i mezzi che possiede, riuscito (a raccogliere) un museo di oggetti siciliani e stranieri acquistati per vari viaggi da lui intrapresi in Sicilia e alle isole adiacenti (sie) e con cambi e con denari per quelli di fuori da rendere veramente pregevole il suo museo e degno non di un (uomo) particolare, ma di una Università”.(83) In verità il mecenate cefaludese era arrivato troppo tardi nella realizzazione di questo centro di cultura, poichè già da tempo, i musei nazionali ed internazionali avevano acquistato, quanto di più raro e pregiato era affiorato dagli scavi archeologici, ed i quadri o le suppellettili di valore più considerevole dalle soppresse congregazioni religiose. Oltretutto, Piraino nel perseverare in una simile opera, confidò esclusivamente sul proprio intuito artistico, e sulla cognizione scientifica non indifferente, che gli permise di condurre le ricerche e gli scavi in prima persona, peregrinando tra boschi e paeselli, armato della sola volontà tenace e da una pazienza invincibile.

L’impegno e la sua dedizione nel dotare la cittadina madonita di un museo di pubblica utilità, assumono una connotazione più significativa, se pensiamo per un istante alle difficoltà oggettive, con cui egli ebbe a scontrarsi, ben note allo stesso Parlatore: “…oh quanto sono da lodarsi questi uomini che sanno far uso dè loro danari per vantaggio delle scienze e che lungi di vivere fra gli agi e le mollezze impiegano preziosamente le ore negli studi naturali, e quel che esponendosi a mille disagi e a mille pericoli arrampicandosi per le ripide balze dè monti, viaggiando sotto la sferza ardente del sole e spesso non avendo di che cibarsi tranne che un pezzo di pane, ed altro letto ove giacersi che un misero e durissimo di canne”.

In tempi recenti, l’importanza del museo è stata sottolineata da Maria Miceli nella sua tesi di laurea, la quale citando un articolo del giornale palermitano “L’ora”, ci presenta un inconsueto parallelismo tra la biblioteca Ambrosiana di Milano, che oltre a testi e manoscritti, custodisce vari oggetti d’arte e il centro di cultura voluto dal Nostro. Se un confronto quantitativo e qualitativo risulta improponibile dato che l’istituzione fondata dal Cardinale Federico Borromeo poteva celebrare al suo interno circa quindicimiladuecento manoscritti e duemila incunaboli e svariati capolavori come L’Adorazione dei Maggi del Tiziano o il Musicista di Leonardo, sotto l’aspetto umano le collezioni del Mandralisca riflettono di una luce particolare. Infatti girando per le sale dell’abitazione del barone, dove è possibile ammirare le raccolte, si rimane immediatamente pervasi da un’atmosfera intima, carica di sensazioni visive, che ci riporta indietro nel tempo in cui egli visse. E se il Cardinale lombardo poté contare sull’aiuto di collaboratori e coadiuvatori di prestigio, come il conte Fabio Visconti che generosamente cedette per una cifra irrisoria, il cartone di Raffaello della Scuola di Atene, di certo ciò non avvenne per Piraino, il quale dedicò molti anni alla realizzazione del nucleo centrale della sua raccolta. Pertanto, considerando il contesto e l’epoca differente in cui vissero i due benefattori, l’opera del Nostro è senza dubbio caratterizzata da un significato più profondo ed intrinseco di valori affettivi.

Sicuramente il capolavoro che meglio identifica ed eleva la collezione del Mandralisca ad un livello internazionale è Il Ritratto di Ignoto di Antonello da Messina, quadro che ispirò Vincenzo Consolo nella realizzazione del romanzo Il sorriso dell’ignoto marinaio e Laura Frezza nel Ritratto d’ignoto in un interno di famiglia. Diverse ipotesi sono state avanzate circa l’identità dell’uomo raffigurato nel dipinto, anche se mai nessuna è riuscita a prevalere sull’altra, conferendo un maggior fascino a questo personaggio dall’aspetto enigmatico. La tela pare che sia stata acquistata dal barone, presso un mercante, durante i suoi frequenti viaggi nell’isola di Lipari, nella quale era solito recarsi per gli scavi archeologici, dove rinvenne la più ampia e completa raccolta di numismatica, comprendente monete greco-romane e siciliane. Le conchiglie fossili, oggetto principale dei suoi studi, fanno parte di una assortita collezione malacologica, comprendente ben ventimila esemplari, rinvenuti in ogni parte del mondo e risalenti al quaternario.

Nella sezione archeologica primeggia un singolare cratere a campana che raffigura un venditore di tonno (IV sec. a.C.), immagine simbolica della storia dell’antica Kefalè; in ottimo stato di conservazione sono poi dei vasi greci, italioti e sicelioti di rinomanza universale, come anche i bronzi, i cammei, gli epigrafi, le colonne funerarie e gli idoli egiziani. Dalle grotte della rocca cittadina il Nostro riportò alla luce diversi reperti che suscitavano di volta in volta l’interesse e l’entusiasmo di illustri scienziati e studiosi siciliani, colpiti dai risultati scientifici ottenuti in ambito europeo, specialmente nel settore malacologico, dove le sue ricerche risultarono totalmente inedite. Tra i nomi illustri possiamo annoverare: Vito D’Ondes Reggio, Domenico Scinà, Stalislao Cannizzaro, Francesco Minà Palumbo, Agostino Todaro solo per citarne alcuni.

Conclusione

L’opera del Barone Enrico Piraino di Mandralisca non può essere compresa se non la si consideri nel significato più alto che il mecenate cefaludese gli volle dare. Soffermarsi solo sulla esteriorità delle sue molteplici attitudini vanificherebbe la portata del suo insegnamento, che va colto nell’intimità dell’uomo e nella profondità degli studi condotti con zelo e passione, distinguendolo da altri eruditi del tempo, pervasi da uno sterile nozionismo dottrinario. Le accademie alle quali egli era associato si onoravano di averlo come membro, oltre per i suoi successi scientifici e culturali, per la nuova concezione del sapere, ritenuto l’unico elemento che potesse far crescere civilmente l’individuo, sottraendolo dal giogo dell’ignoranza.

La genialità di Piraino sta nell’aver promosso e diffuso questo convincimento, evitando di considerare le conoscenze acquisite come un patrimonio personale da custodire gelosamente. In tal senso tutta la comunità avrebbe dovuto usufruire di ogni mezzo necessario per plasmare una propria coscienza nazionale, libera dalle catene dello straniero e pronta al riscatto morale e sociale oltre che politico. Tra i tanti benefattori che in quel periodo lasciavano i loro averi a vantaggio del bene pubblico, il barone fu uno dei più lungimiranti, poiché si rese conto anzitempo che per realizzare un’opera veramente utile al prossimo occorresse un’istituzione sempre attuale e portatrice di ricchezza umana e spirituale. La identificò nel liceo, valutandolo come l’unico suo erede universale che potesse diffondere dopo la morte tutto quel filantropismo di cui si era fatto paladino. Nella Sicilia di quel tempo, dove vi era l’assenza di una struttura scolastica ben organizzata, la creazione di un liceo nella sua città natale rappresentava il dono più significativo.

Se consideriamo quanto breve fu la sua vita, segnata oltretutto negli ultimi dieci anni dalle sofferenze procurategli dall’ asma, e teniamo conto di quante e quali attività egli riuscì a condurre contemporaneamente con egregi risultati, non possiamo che rimanerne sorpresi. In questa prospettiva Mandralisca ci lascia in eredità un ulteriore insegnamento: la fugacità dell’esistenza dell’uomo può essere combattuta soltanto attraverso la realizzazione di opere che permetteranno ai posteri di ricordarsi positivamente di noi.

Piraino oltremodo ebbe la straordinaria capacità di interpretare il tempo in cui visse e saperne prevedere i risvolti futuri, in virtù di ciò comprese fin da giovane che la Sicilia doveva combattere la struttura feudale per uscire dal suo isolamento; giudicò conclusa l’esperienza risorgimentale proprio con la realizzazione dell’unità d’Italia, ponendosi come un antesignano della questione meridionale; viaggiando lungo tutta la penisola si rese conto dell’importanza dei trasporti che successivamente dovevano essere oggetto di dibattito in seno al Parlamento Nazionale; vide nell’istruzione la musa liberatrice delle menti offuscate dall’oscurantismo. Computando a tutto questo i suoi meriti scientifici, riconosciuti in ambito internazionale, soprattutto nel settore malacologico, dove le sue ricerche vennero considerate inedite, e le battaglie sociali intraprese in favore della parità dei diritti, inevitabilmente Mandralisca si manifesterà a noi come uno spirito progressista assertore della dinamica storica e dei valori della libertà.

La sua figura di uomo equilibrato e capace nasce proprio dalla corretta interpretazione che egli diede alle due felici stagioni del pensiero umano, armonizzandone i contenuti con la mediazione patriottica-romantica: l’illuminismo ed il positivismo. Nella società concepita dal Nostro anche l’umile pescatore doveva contribuire con la sua operosità alla crescita collettiva, da realizzarsi attraverso la fede nella cultura e nella scienza.

Nonostante egli fosse legato morbosamente alla sua Sicilia, che per molti era solo una “terra che bruciava in mezzo al mare”, si sentì sempre figlio del mondo, inneggiando ad un aperto cosmopolitismo, in nome dell’uguaglianza dei popoli.

La scarsa considerazione riservata dalla letteratura nazionale al barone Enrico Piraino, non può che stupirci, soprattutto nell’ottica di un’opera e di un insegnamento ancora attuale dopo quasi centoquaranta anni dalla sua morte e tuttora riproponibile alle generazioni future. Evidentemente la chiave di lettura è da ricercarsi in quella concezione errata che tende ad esaltare o sminuire le grandi figure del passato, semplicemente basandosi più sulla celebrità dell’uomo che sulla portata delle iniziative, ed in questo il mecenate cefaludese fu sempre schivo al clamore ed alla notorietà, preferendo lasciare il suo messaggio nelle menti e nei cuori dei posteri, eludendo i contemporanei, forse ancora non pronti a recepirlo. Oltretutto Piraino, visse sempre con la falsa convinzione di non essere un grande scienziato ed intellettuale, ma un semplice dilettante che aveva preferito investire l’ingente patrimonio familiare in studi e viaggi di ricerca, suscitando così incredulità all’interno delle accademie. Anche se il nome del barone non risulta sovente negli archivi e nelle biblioteche che non siano la sua, a noi importa cogliere la grande umanità e spiritualità ereditata dal pensiero di quest’ uomo, valorizzandola attraverso la continuazione della sua opera di filantropismo e diffondendo gli ideali di giustizia, cultura, progresso, sempre attuali e validi in una società che si voglia definire civile.

Luciano Candia

Testamento di Enrico Piraino di Mandralisca

Io Enrico Piraino, barone di Mandralisca, per la grazia di Dio sano di corpo e di mente, col presente mio olografo dispongo dei miei beni nel modo che segue. Istituisco mia erede universale usufruttuaria sopra tutti e singoli miei beni la mia cara moglie Maria Francesca Parisi figlia del fu Barone D. Francesco, espressamente dispensandola dell’obbligo di dar cauzione, e fare inventario. Se però detta mia moglie passasse in seconde nozze, voglio che cessasse il legato usufrutto fattole di tutti i miei beni, ed in questo ultimo caso, dal giorno del nuovo matrimonio, le lego onze 100 all’anno vitalizie. Voglio che dell’annua rendita di tutti i miei beni eccetto i legati di che disporrò appresso, si fondasse e mantenesse nella mia patria Cefalù un Liceo, con le norme che qui appresso detterò. Detto corpo morale voglio che fosse il mio Erede universale. Nomino miei fiduciari il Cavaliere D. Antonino Agnello mio cugino, il Barone D. Carlo Ortolano di Bordonaro, ed il Dr. D. Vincenzo Pernice del Dr. Biaggio, pregandoli che pel bene del paese natio volessero accettare la presente fiducia, e volessero prestare l’opera loro per dare esecuzione alla presente mia testamentaria disposizione. Accordo ad ognuno dè sopradetti miei Fiduciari la facoltà di poter eliggere il suo successore in detta qualità di Erede Fiduciario, il quale dovrà riputarsi come se fosse stato nominato direttamente da me. Morti detti tre Eredi Fiduciari, e gli altri tre nominati da costoro, il diritto di scelta in perpetuo passerà al Decurionato di Cefalù o a quel corpo di Consiglio Civico che in appresso sotto qualunque denominazione potrà supplirlo, il quale eliggerà tre individui, i quali prenderanno nome di Deputati.

I tre Fiduciari eletti da me, e gli altri tre pei quali ho accordato ai primi il diritto di nomina saranno a vita. I deputati che sceglierà il Decurionato di Cefalù saranno per un triennio, potendo ognuno di loro essere riconfermato per un altro triennio e non altrimenti. Potrà bensì ogni Deputato essere rieletto dopo scorso un triennio nel quale non abbia occupato quella carica. I Deputati scelti dal Decurionato dovranno rinnovellarsi uno per anno, dovendo ognuno compiere il rispettivo triennio, od un sessennio in caso di conferma, meno nelle prime elezioni nelle quali la sorte deciderà chi deve anteriormente uscire. Voglio però che fra i Deputati il Decurionato non potesse giammai eleggere un prete.

I Fiduciari, ed in appresso i Deputati avranno la legale amministrazione di tutti i miei beni da cominciare quando l’usufrutto legato a mia moglie durante la sua vedovanza verrà a consolidarsi colla proprietà. Appena pubblicato il presente testamento i Fiduciarii dovranno curare di dimandare ed ottenere dal Governo l’autorizzazione per fondarsi il nuovo Liceo in Cefalù da me stabilito sopra. Prego ancora la mia diletta moglie a cooperarsi perchè si ottenghi presto la sopradetta autorizzazione. Nel caso che alla mia morte si trovasse in vita mia moglie, in questo caso i miei Fiduciari in quanto ai miei beni non dovranno far nulla, dovendo aver luogo il legato universale di usufrutto che sopra tutti i miei beni, con dispensa di cauzione, e d’inventario, ho disposto a favore di Lei durante viduità, che se però mia moglie fosse morta, ovvero in avvenire passasse a seconde nozze, in questi due casi i Fiduciari dovranno mettersi in possesso di tutti e singoli miei beni e procedere ad un esatto inventario. Dopo di che passeranno alla vendita all’asta publica, e dietro triplicati avvisi in stampa in Cefalù, nei comuni circostanti, ed in Palermo, di tutti gli oggetti mobili di qualunque natura, che troveranno, eccetto libri, i quadri ad olio, ed incisione, gli oggetti tutti di Storia Naturale e di antichità, le macchine ed i strumenti di Fisica, il medagliere, e tutt’altro che forma parte del mio Gabinetto di Storia Naturale e Belle Arti, i quali oggetti tutti debbono conservarsi per servire al Liceo. Il Capitale che sarà per ricavarsi dagl’ altri oggetti mobili, esclusi i sopra descritti, dovrà destinarsi per fabbricarsi un luogo adatto pel nuovo Liceo coi suoi Gabinetti e Biblioteca. I miei Fiduciari col loro zelo e prudenza cercheranno di scegliere un buon luogo adatto per la fabbrica del Liceo. Vedranno ancora se sarà possibile di ottenere dal Governo un qualche luogo pubblico da potersi destinare comodamente, e con poca spesa a quell’uso. In caso diverso lo fabbricheranno appositamente, anche se sarà possibile nella mia casa d’abitazione a Cefalù impiegandovi il capitale che avranno ricavato dalla vendita dei sopradetti oggetti mobili, e la rendita annuale che ritrarranno dei miei beni, la quale, detratti prima gli annuali pesi, e legati dei quali infra si dirà, e le onze cento vitalizie lasciate a mia moglie nel caso che passasse a seconde nozze, nel resto dovrà destinarsi alla nuova fabbrica e spese di prima fondazione. Voglio espressamente che per le fabbriche del Liceo e per le spese di prima fondazione, non fosse venduto alcun fondo, o esatto alcun capitale, ma che esclusivamente venissero fatte col fruttato delle sole rendite dè miei beni, e con ciò che sarà per ricavarsi dalla vendita dei miei mobili come di sopra ho disposto. Sopra i miei beni tutti che lascio al nuovo Liceo a fondarsi, voglio che fossero sodisfatti i seguenti particolari legati, di avere però tutti esecuzione dopo finito l’usufrutto universale lasciato a mia moglie durante viduità, meno i legati per lutto, e per i servitori come infra disporrò. Lego a mia nipote Annetta Parisi e Pereira figlia del fu mio Cognato Barone Domenico Parisi i miei due fondi nominati di Giarrosello e Colombo. Lego onze cinquanta all’anno all’Ospedale degli infermi di Cefalù per lo mantenimento di poveri ammalati di qualunque natura. Voglio che si destinasse una stanza di detto Ospedale da servire per darvi lezione due volte la settimana di Ostetricia per apprendimento ed istruzione delle levatrici. Detta lezione dovrà darsi pubblicamente dal Chirurgo dell’Ospedale sudetto a cui lego onze sei all’anno come gratificazione per la detta lezione di ostetricia. Dette onze sei all’anno di gratificazione sono oltre al soldo che il detto Chirurgo riceve dall’Ospedale, e dovrà ricevere dette sei onze sei all’anno se effettivamente darà sudetta lezione. Dichiarando espressamente che dette onze sei sono oltre le onze cinquanta lasciate direttamente dall’ Ospedale. La detta lezione di Ostetricia dovrà non solamente essere teorica, ma doppiamente pratica, o almeno con un fantoccio, ed una pelve o bacino tanto di forme regolari che morbose. Lego onze venti all’anno al Collegio di Maria di Cefalù con l’obbligo di mantenere una scuola Lancastriana per le fanciulle, nella quale espressamente voglio che si insegnasse anche a scrivere, e che non si seguitasse più oltre a tenere il costume di non istruirle nella scrittura. Che se mai i miei Fiduciari, o Deputati pro tempore del Liceo conosceranno che non ostante la mia espressa volontà, le monache del detto Collegio di Maria non insegnassero a leggere e scrivere secondo il metodo di mutuo insegnamento, in questo caso voglio che il detto Collegio restasse caducato del sopradetto annuo legato di onze venti e che a cura di detti miei Fiduciari e Deputati si erigesse e mantenesse sopra i fondi da me lasciati al Liceo una Scuola Lancastriana pubblica esclusivamente per le ragazze. Lego al mio caro cognato Cavaliere Don Antonino Agnello l’anello di brillanti tutto in giro per la mia memoria, d’averlo appena seguita la morte. Lego a mia cognata Claudia Parisi in Agnello due de miei reliquiari a fiori di argento, da averli appena seguita la mia morte. Lego a mia nipote Annetta Parisi e Pereira la freccia di diamante con in mezzo uno smeraldo, d’averla appena seguita la mia morte. Lego al Dr. D. Salvatore Invidiato Piraino figlio del fu Barone D. Girolamo onze sessanta per il lutto, da averla appena seguita la mia morte. Lego al Barone D. Paolo Invidiato figlio di detto Barone D. Girolamo onze sessanta per il lutto, da averle appena seguita la mia morte. Lego al D. Girolamo Invidiato Piraino e Concina figlio di detto Barone D. Paolo onze venti per il lutto, d’averle appena seguita la mia morte. Lego al Cavaliere Natale la Placa Figlio del Cav. D. Pietro onze trenta per il lutto, da averle appena seguita la mia morte. Lego ad ognuna delle persone che si troveranno addette al mio servizio all’epoca della mia morte, cioè camerieri e servitori tanto maschi che femine, come anche al mio fattore, una doppia mesata, che loro rispettivamente compete di salario. Voglio che nella Chiesa del mio fondo Torretonda fosse celebrata in tutte le Domeniche, e feste di doppio precetto una messa letta d’applicarsi in suffraggio dell’anima mia, e dei miei parenti, come ancora voglio che ogni anno si spendesse onze una per celebrare la festa con messa cantata, di San Francesco Saverio in detta Chiesa rurale di Torretonda. Lascio per mantenimento ed elemosina delle messe festive, inclusa la spesa per la festa di San Francesco Saverio onze tredici all’anno, da servire per elemosina delle messe, rifrazione dei paramenti, e fabbriche, cera, e la suddetta festività. Lego alla chiesa rurale di Santo Ambrogio esistente nel Villaggio di tal nome nel territorio di Cefalù onze dodici all’anno, quante quante volte sarà elevata a Chiesa Sacramentale con dimora fissa di un Cappellano. Dette onze Dodici all’anno dovranno darsi al Cappellano con l’obbligo a costui di celebrare una messa di requie all’anno nel giorno anniversario della mia morte, ed in suffraggio dell’anima mia, e di dovere in oltre giornalmente, escluse le feste di precetto, istruire i suoi parrocchiani nel leggere, scrivere e nelle quattro regole principali di aritmetica, secondo il metodo di mutuo insegnamento. Lego inoltre per una sol volta la somma di onze dieci per le spese abbisognevoli onde acquistare le tabbelle, lavagne, lapis ed altro necessario per fondare la detta scuola primaria. I miei Fiduciari, ed in appresso i Deputati del Liceo, cureranno lo esatto adempimento di sudetto legato, sotto pena di caducità a favore della mia Eredità. Dichiaro che avendo edificato e fondato una Chiesa rurale nel mio ex feudo Mandralisca, previo il superiore permesso, stabbilii un’annua assegnazione per le dote di detta Chiesa, e per celebrazione delle messe festive nel tempo della semina e del raccolto. Ora è mia volontà darsi l’obbligo allo affittatore pro tempore del detto ex feudo di dover far celebrare le messe in tutte le feste di doppio precetto che occorrono nell’interno corso dell’anno, come a sue spese, dovrà eseguire le riparazioni, il mantenimento dè giogali ossia suppellettili, ed annua festività in onore del Patriarca San Giuseppe. Prego caldamente i miei Eredi Fiduciarii, ed i Deputati del Liceo a curare la esatta osservanza dei sopradetti particolari legati, poicchè in specie i legati fatti alle tre suddette chiese rurali, oltre di tornare vantaggio all’anima mia, spero che contribuiranno allo accrescimento delle popolazioni rurali, dalle quali promana tanto bene all’agricoltura e sicurezza dè territorii. Allorchè si consoliderà l’usufrutto alla proprietà, i miei Eredi Fiduciarii detratti tutti i legati di cui sopra è parola, della rendita netta faranno sorgere il Liceo erede universale. Nel detto nuovo liceo vi si stabiliranno le seguenti cattedre con i seguenti rispettivi soldi da darsi ai professori, cioè prima scuola preparatoria nella quale s’ingegnerà ai giovanetti usciti dalla scuola lancastriana, di già esistente, e mantenuta dal Comune, la lingua italiana, ed i principii dell’aritmetica. S’insegneranno nello stesso tempo agli allievi i primissimi elementi della Geografia, della istoria Sacra e Patria, ed in generale si daranno le conoscenze più necessarie negli usi della vita, che potessero servire nello stesso tempo a svolgere l’ingegno, come a dire la conoscenza delle monete correnti, dè pesi e delle misure, e detto professore avrà onze venti all’anno. Vi sarà, una seconda scuola, detta anche preparatoria nella quale sarà continuato l’istesso insegnamento come nella prima, ma più svolto secondo l’accresciuto sviluppo dè giovinetti, e che formerà il secondo anno della istruzione del Liceo. Il professore di questa seconda scuola preparatoria avrà il soldo di onze ventiquattro all’anno. Vi sarà un professore di lingua e letteratura italiana, il quale insegnerà alle varie classi, nel modo che saranno graduate appresso, in quattro anni, la lingua, i precetti dello stile, le teoriche della eloquenza, e nel quarto anno darà la storia della letteratura italiana. Voglio che le teorie non fossero niente scompagnate dalla pratica, che giornalmente i discendenti venissero esercitati nell’arte dello scrivere, lo stesso professore dovrà insegnare gli elementi della lingua francese portando gli allievi sino al punto di comprendere bene i classici. Costui avrà il soldo di onze quarantotto all’anno. Vi sarà un professore di lingua e letteratura latina, costui in anni quattro ed a quattro distinte classi in ogn’anno, dovrà insegnare con metodo facile ed abbreviato la lingua latina. Nell’ultimo anno di ogni classe darà un corso di letteratura latina, non scompagnandola dallo studio della lingua, e facendo delle osservazioni sui principali scrittori latini. Costui avrà il soldo di onze quaranta all’anno.Vi sarà un professore di lingua e letteratura greca, il quale si regolerà come quello della lingua e letteratura latina, aggiungendo l’obbligo di iniziare gli allievi nello studio dell’archeologia greca e romana. Costui avrà il soldo di onze quaranta all’anno. Vi sarà un professore di geografia ed istoria. Costui in quattro anni, ed a quattro distinte classi in ogn’anno, dovrà insegnare la geografia moderna, in tutte le sue branche, la geografia descrittiva antica e del medio evo, come ancora in quattro anni ed a quattro distinte classi in ogni anno insegnerà la storia moderna e particolarmente patria, la storia antica, e quella del medio evo. Costui avrà per soldo onze quaranta all’anno. Vi sarà un professore di matematiche. Costui in quattro anni, ed in quattro distinte classi dovrà insegnare l’aritmetica scientificamente, l’algebra, la geometria, e le due trigonometrie. Costui per soldo avrà onze quaranta all’anno. Vi sarà un professore di filosofia, il quale detterà in due anni, ed a due prime classi in ogni anno lezioni di filosofia cioè logica, ideologica, e metafisica, filosofia morale, ed un breve corso di storia della filosofia. Costui avrà il soldo di onze quaranta all’anno. Vi sarà un professore di fisica generale e sperimentale di chimica. Il corso di queste due scienze verrà dettato in due anni, nel primo si darà la fisica generale e sperimentale, e nel secondo la chimica, le quali due scienze dovranno studiarsi ex professo teoricamente e praticamente, avvezzando gli allievi a fare da loro stessi gli sperimenti. Il detto professore dovrà in ogni giorno dettare due lezioni a due classi separate, una cioè di fisica, e l’altra di chimica, costui avrà il soldo di onze quarantotto all’anno. Vi sarà un professore di scienze naturali per la parte inorganica e geologica, il quale dovrà anche dettare lezioni di paleontologia e di fisiologia. Il corso dovrà essere compito in due anni ed a due separate classi dettato. Il detto professore avrà per soldo onze quaranta all’anno. Vi sarà un professore di scienze naturali per la parte organica, costui dovrà dettare in due anni, ed a due separate classi, gli elementi di botanica, di zoologia, di anatomia, e di fisiologia in ogni anno. Dovrà inoltre nel caso che non si trovasse provveduta la cattedra di mineralogia e geologia, dettare anche i primi elementi di mineralogia. Costui godrà il soldo di onze quarantotto all’anno. Vi sarà un professore di agricoltura teorica e pratica il quale detterà una sola lezione al giorno, ed avrà il soldo di onze trentasei all’anno. Gli si raccomanda d’intrattenersi specialmente nelle teorie e pratiche di quella coltura più interessante del paese. Vi sarà un professore di disegno lineare e di figura, col soldo di onze venti all’anno. Vi sarà un professore di Calligrafia col soldo di onze dodici all’anno. Vi sarà un professore di Nautica ossia di navigazione mercantile, che darà una lezione al giorno, col soldo, di onze ventiquattro all’anno. Vi sarà un direttore degli studi e dei gabinetti di Storia naturale, di Fisica e Chimica, e di Archeologia, incluso il Medagliere. Costui presiederà agli studi giornalmente, dirigerà l’insegnamento stabilirà d’accordo coi professori i metodi delle varie branche dello insegnamento, e ne sorveglierà la esatta esecuzione, come altresì la suprema sorveglianza della disciplina. Avrà inoltre la custodia e la direzione dei gabinetti che curerà aumentare, e mantenere in buon ordine. Questo Direttore avrà il soldo di onze sessanta all’anno. Vi sarà un prefetto per la disciplina delle scuole e dello intero Liceo, col soldo di onze ventiquattro all’anno, con l’obligo di dover dimorare nel liceo per tutto lo intero orario delle scuole. Vi saranno due massari o bidelli da servire il Liceo, biblioteca e gabinetti. Costoro avranno il soldo di onze dodici per ciascuno anno. Voglio che si fondasse una Biblioteca pubblica dentro il Liceo. Per primo fondo di detta biblioteca serviranno tutti i miei libri. Vi si impiegheranno inoltre onze sessanta all’anno, come certa dote. Vi sarà un Bibliotecario, il quale avrà l’obbligo di mantenere aperta la detta biblioteca per cinque ore al giorno, durante l’intiero corso dell’anno, meno nelle feste di doppio precetto, e nel mese di ottobre che servirà per spolverare tutti i libri. Costui avrà il soldo di onze trentasei all’anno. Voglio che per mantenimento ed aumento dei gabinetti di Storia Naturale, Fisica e Chimica, ed Archeologia nonchè per istrumenti di Nautica, e carte geografiche, e disegno fossero assegnate annue onze sessanta. Se le rendite della mia Eredità non bastassero da principio, dedotti i legati sopra stabiliti, al mantenimento di tutte le sopradette scuole, ed impiegati, in questo caso voglio, che si sospendessero provvisoriamente, e finchè non si avranno i mezzi le seguenti Cattedre cioè a preferenza quella di Lingua e Letteratura greca, poscia quella della Mineralogia e Geologia ed in ultimo di Filosofia. Voglio che tanto lo studio del Greco, e quello della Lingua Latina non fossero obbligatorio, per tutt’altri studii lascio piena libertà al direttore di accordo coi Deputati di stabilire il conveniente. Desidero che gli alunni del Liceo, esclusi quelli delle due prime scuole preparatorie, della nautica e dell’agricoltura, tutto il resto indistintamente pagassero al Liceo tarì sei al mese per ognuno. La somma che si ricaverà da queste mensili contribuzioni sarà divisa in due uguali porzioni una delle quali sarà suddivisa tra tutti i Professori ed ufficiali del Liceo nessuno escluso, cioè a dire inclusi ancora i Professori delle Scuole preparatorie, quelli della Nautica ed Agricoltura, Bibliotecario, assitente e facchini, ed incluso ancora il Direttore, ed il prefetto, ognuno in proporzione del rispettivo soldo. L’altra metà andrà in beneficio del Liceo per lo avanzamento dei gabinetti, ed anche della rendita. Ciò desidero perché la istruzione assolutamente gratuita non è mai apprezzata, affinchè i Professori avessero una ricompensa giusta del loro zelo, e la rendita del Liceo potesse avere un piccolo accrescimento per sopperire ai bisogni crescenti della pubblica istruzione. Voglio che sia fondato, o in pubblico luogo da ottenersi dalla Comune o dal Governo, o in un mio magazzino una scuola Lancasteriana notturna. Il precettore di detta scuola godrà il soldo di onze diciotto all’anno. In oltre lego onze venti per una sola volta per le spese di prima fondazione ed onze due all’anno per piccole spese di manutenzione, oltre onze sei all’anno per mantenere i lumi necessarii. Voglio che i miei Eredi Fiduciari e dopo i Deputati pro tempore eligessero due Deputati degli studii, i quali assieme col Direttore che dovrà farla da presidente di detta Deputazione degli studi, cureranno per la scelta del personale del Liceo, per la compra dei libri, macchine, strumenti, ed oggetti di storia naturale ed antichità, invigileranno ancora pel buono andamento della istruzione: avendo dritto di poter visitare le Scuole, la Biblioteca e di gabinetti per osservare se tutto proceda in piena regola. Costoro avran dritto di nominare ed eligere tutti gli ufficiali del Liceo e Biblioteca, cioè il Direttore del Liceo, il Prefetto ed i due massari uno del Liceo, e l’altro per la Biblioteca. Tutti i professori dovranno eleggersi a concorso. Raccomando che il direttore, il quale non può, ne dee eligersi a concorso, dovrà essere di sperimentata dottrina, abilità nel modo di condurre l’insegnamento, e di somma probità, colle quali doti tutte degnamente stare a capo del Liceo. In caso di malattia, o di temporaneo impedimento esso sarà supplito dal più anziano, in ordine di nomina dè professori di scienze o lettere, esclusi quelli di disegno calligrafia, nautica, agricoltura, e delle due scuole preparatorie. I miei tre Eredi Fiduciari ed i tre che saranno da costoro nominati, ed i tre deputati scelti dal Decurionato, dovranno unicamente amministrare da buoni padri di famiglia tutte le mie rendite, Essi eligeranno un Cassiere con obligo espresso di dare esecuzione e con il soldo di onze quaranta annue. Provvederanno inoltre a tutti i bisogni dell’amministrazione. I detti miei tre Eredi Fiduciari e quelli che essi eligeranno, ed i tre Deputati scelti dal Decurionato pro tempore, nonchè i deputati degli studii non potranno goder soldo alcuno sopra i miei beni, e sopra qualunque altro introito del Liceo, neppure a titolo di gratificazione o indennità, dovendo unicamente prestar l’opera loro gratuita per il bene del paese natio. Revoco qualunque mia altra disposizione testamentaria e voglio che solamente abbia esecuzione il presente mio olografo testamento, scritto intieramente da me, datato e sottoscritto.

Fatto in Palermo oggi li ventisei ottobre milleottocentocinquantatrè.

Enrico Pirajno B.ne. di Mandralisca

NOTE

(45) E. Gibone, Storia della decadenza e rovina dell’Impero Romano, Palermo, Editrice Altieri, 1833

(46) F. Guizot, Della democrazia di Francia, Torino, Giamini e Fiore, 1849

(47) T. Macaulay, Storia d’Inghilterra, Torino, Cugini Pomba & C, 1854

(48) C. Botta, Storia della guerra d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America, Firenze, Le Monnier-Felice, 1856

(49) P. Colletta, Storia del reame di Napoli, Firenze, Le Monnier-Felice, 1856

(50) DI Blasi, Storia cronologica dei Viceré Luogotenenti e Presidenti del Regno di Sicilia, Palermo Areta , 1842

(51) C. Denina, Delle rivoluzioni d’Italia, Milano, Editrice soc.tip.dei classici italiani, 1820

(52) F. A. Gualtieri, Gli ultimi rivolgimenti italiani, Firenze, Le Monnier-Felice, 1852

(53) F. Guicciardini, Storia d’Italia (1490-1534), Firenze, Borghi & C, 1836

(54) Doc.n.14.Sezione II: Carte sciolte-Serie 7-Rapporti con le istituzioni civili (Archivio Mandralisca)

(55) N. Marino, Enrico Piraino…, cit., p. 10

(56) Ivi, p. 11

(57) D. Portera, Cospirazioni democratiche in Sicilia (1820-1860) Cefalù, Editrice Giorni Nuovi, 1973, cit., p .44

(58) N. Marino, Enrico Piraino…, cit., p. 11

(59) R. Liberto, Enrico Piraino…, cit., p. 21

(60) D. Portera, L’eredità…, cit, p. 54

(61) Doc. n.2. Sezione II: Carte sciolte-Serie 7-Rapporti con le istituzioni civili (Archivio Mandralisca).

(62) D. Portera, Cospirazioni…, cit., pp. 95-96

(63) Doc.n 23 Sezione I:Registri e volumi- Serie 1- Corrispondenza (Archivio Mandralisca)

(64) Doc.n.17.Sezione II: Carte sciolte-Serie 7 – Rapporti con le istituzioni civili (Archivio Mandralisca)

(65) Doc.n.18.Sezione II: Carte sciolte-Serie 7-Rapporti con le istituzioni civili (Archivio Mandralisca)

(66) Doc.n.97.Sezione II: Carte sciolte-Serie 7-Rapporti con le istituzioni civili (Archivio Mandralisca)

(67) Doc.n.5.Sezione II: Carte sciolte-Serie 7-Rapporti con le istituzioni civili (Archivio Mandralisca)

(68) Doc.n.43.Sezione I: Registri e volumi-Serie I-Corrispondenza (Archivio Mandralisca)

(69) Doc.n.12.Sezione II: Carte sciolte-Serie 7-Rapporti con le istituzioni civili (Archivio Mandralisca)

(70) Doc.n.14.Sezione I: Registri e volumi -Serie I- Corrispondenza (Archivio Mandralisca)

(71) Doc.n.6.Sezione II: Carte sciolte-Serie 7 – Rapporti con le istituzioni civili (Archivio Mandralisca)

(72) Raccolta di quattordici lettere…cit.

(73) Doc.n.66. Sezione II: Carte sciolte-Serie 7 – Rapporti con le istituzioni civili (Archivio Mandralisca)

(74) Doc.n.20.Sezione I: Registri e volumi-Serie I – Corrispondenza (Archivio Mandralisca)

(75) D. Portera, Il libro d’oro della città di Cefalù, Cefalù, Salvatore Misuraca Editore, 2001, cit., pp. 47-48

(76) Raccolta di quattordici lettere…cit.

(77) D. Portera in Enrico Piraino…, cit., p. 122

(78) Vedi testamento in appendice

(79) G. Palmeri, La fondazione…, cit., p. 19

(80) Ivi, p. 24

(81) A. Rosso, in L’eredità del Mandralisca, Palermo, Stass, 1991, cit., p. 85

(82) D. Portera, in L’eredità…, cit., p. 69

(83) M. Miceli, La biblioteca Mandralisca, Tesi di Laurea, Facoltà di Lettere Palermo,1967-68, cit., p. 70