Nella Francia di fine ‘700 Jacques Necker fu certamente uno dei personaggi politici di primo piano. Il nome di Necker, ginevrino calvinista, che ricoprì la carica di ministro delle finanze di Luigi XVI, appare spesso nelle cronache della Rivoluzione francese.
Durante i regni di Luigi XV e Luigi XVI i ministri provenivano esclusivamente dall’ aristocrazia. Dal 1774 al 1789 dei trentasei ministri con portafogli, uno solo non era nobile, francese e cattolico ma borghese, straniero e protestante: Jacques Necker(1).
Necker era stato un banchiere e nella sua professione aveva dimostrato un innato fiuto per gli affari che gli aveva permesso di fare della sua banca una vera e propria potenza finanziaria, introducendo nuove modalità di credito e di prestito controllato e garantito.
François Furet afferma che: “Necker fu un vero figlio della borghesia protestante ginevrina”(2). E la vicinanza di una donna come la moglie, Suzanne Curchot, agevolò il ginevrino in un’ascesa continua.Vi fu poi un’altra donna in casa Necker che, a sua volta, è ricordata quale protagonista indiscussa della cultura del periodo: Germaine, figlia di Jacques e Suzanne, meglio conosciuta come M.me de Staël.
A Parigi gli incontri e le frequentazioni che Necker ebbe proprio nel salotto di casa sua furono molteplici e di altissimo livello. Il venerdì sera si recavano in casa Necker Grimm, D’Alembert, Helvétius, Diderot(3) che disquisivano di questioni economiche e filosofiche.
In questo periodo Necker rivestì la carica di Ministro della repubblica di Ginevra a Parigi, incarico di poco conto ma che gli permise di entrare in contatto con quell’ambiente politico di cui fu poi elemento di spicco quando, dopo la caduta di Turgot, venne chiamato alla direzione delle finanze del regno e, successivamente nel 1781 e tra il 1788 ed il 1789, a ricoprire la carica di ministro delle finanze di Luigi XVI.
Jacques Necker si rivela profondo conoscitore del contesto in cui opera e, nonostante assista pressoché impotente ai profondi sconvolgimenti provocati dalla Rivoluzione, non mancherà di sintetizzarne le tappe, di sottolinearne le degenerazioni auspicando interventi correttivi.
Dall’ analisi del trattato sui grani del 1775, opera dal titolo Sur la législation et le commerce des grains, si possono rilevare le principali questioni che Necker riteneva di importanza fondamentale per mantenere stabile il sistema politico dell’ Ancien Regime. Sistema politico che avrebbe dovuto intercettare nuove istanze e bisogni governando, come Necker intuì, le nuove dinamiche economiche e finanziarie che, a partire dalla seconda metà del ‘700, rappresentano i fondamenti dell’ economia di mercato.
Proprietà, armonia e conflitto tra le classi sociali, distribuzione e prezzi delle risorse alimentari, commercio, mutualità tra le diverse parti di uno Stato, sono concetti che Necker analizza con un approccio estremamente pratico ed originale.
Gli effetti che ogni intervento in campo legislativo produce, diventano oggetto di riflessione da parte di un “tecnico” che crede fortemente nel ruolo dello Stato e della politica in campo economico.
Con il saggio Sur la législation et le commerce des grains Necker sottolineò l’importanza del commercio, in alternativa alle restrizioni delle libere esportazioni del frumento(4).
Nell’ opera in questione vengono criticati alcuni principi liberisti come la soppressione delle restrizioni alla libera esportazione del commercio del frumento e le misure fiscali sulla nobiltà e sul clero espressi nel programma di risanamento economico presentato dal Ministro delle Finanze R. J. Turgot(5).
Questo saggio, che rispondeva a domande del dibattito economico-finanziario del tempo, gli valse un’accreditata reputazione d’economista e non stupisce il fatto che la pubblicazione del libro di Necker ebbe larga diffusione in Francia.
Datato 1775, fu successivo all’Elogio di Colbert, premiato nel 1773 dall’Accademia francese, che aveva proiettato Necker negli ambienti intellettuali del regno di Francia.
Per la materia affrontata il trattato del 1775 si inseriva nel dibattito europeo sulla questione dei grani che rappresentava un aspetto centrale per l’ economia del tempo(6).
Necker si occupa di un argomento che riveste un’importanza particolare nell’economia generale del suo pensiero.
Nel XVIII secolo il grano è senza dubbio la principale derrata alimentare da cui dipende il principale bisogno degli individui, il nutrimento; per cui si determina un rapporto diretto tra il possesso del grano ed i diritti propri della natura umana. Nella società costituita ciò incide sulla stabilità dell’ ordine pubblico.
Il n’est point de question dans l’économie politique, qui présente à l’esprit des objets, de méditation plus profonds et plus étendus que celle des grains; elle tient aux plus grands principes de la société, elle ramène aux droits les plus anciens de la nature humaine, et l’on ne peut se lasser d’étudier une matière si intéressante dans l’ordre publie(7).
Secondo Necker le opere aventi come oggetto di studio le passioni umane e gli effetti prodotte da queste, non sempre individuano i veri bisogni e le motivazioni che spingono gli uomini verso le rivolte.
La maggioranza della popolazione è costretta a vivere solo per lavorare.
Moltissimi uomini privi di proprietà sono legati ad un signore che gli cede gli avanzi in cambio di prestazioni d’opera.
Questo è il rapporto che intercorre tra gli individui ed esso, sempre secondo Necker, si riproduce uguale a se stesso(8).
Necker si cimenta nello studio dell’ interesse generale della società, alla luce delle premesse di cui sopra. Egli è consapevole che, sul bisogno di cibo, la legislazione di uno Stato può entrare in forte contraddizione con il suo assetto e non ottenere gli effetti sperati.
I principi astratti dell’ economia non sempre si adattano con le effettive esigenze del contesto in cui operano. Lo stesso rapporto di causa-effetto che dovrebbe scaturire dall’ adozione di un provvedimento legislativo è spesso confuso.
Parafrasando Montesquieu, Necker sostiene che una legge che va bene in un paese con una determinata popolazione, con le sue consuetudini, con un suolo fertile può rivelarsi deleteria per le sorti di una popolazione di un paese con caratteristiche diverse(9).
Ma i diversi approcci politici, frutto di sensibilità e usi diversi, costituiscono un solo aspetto delle differenze tra i vari paesi.
Guardando alla società nel suo complesso ci si rende subito conto che essa è costituita da diverse classi che hanno interessi e obiettivi divergenti.
I proprietari hanno come principale interesse quello di disporre del grano come di una rendita. Essendo un prodotto della terra che gli appartiene, essi lo considerano il frutto delle loro cure. I mercanti considerano il grano come una merce che si vende e si acquista. Il loro interesse è quello di subordinarne la compravendita alle leggi del commercio. Il popolo, spinto dal bisogno, considera il grano come l’elemento più importante per la sopravvivenza.
Diritto di proprietà, libertà o umanità sono rispettivamente le parole d’ordine che esprimono la volontà di proprietari, mercanti e popolo:
Ces trois classes d’ hommes font retentir les noms les plus imposans pour la défense de leurs prétentions: le seigneur de terre invoque les droits de la propriété; le marchand, ceux de la liberté; le peuple, ceux de l’ humanité(10).
Tra i diversi interessi diffusi nella società si ha l’intervento del legislatore. Questi deve andare oltre l’apparenza e trovare la soluzione per chi, senza voce, reclama i diritti più elementari. Alleviare le sofferenze dei più deboli e indifesi è il compito cui è chiamato il legislatore che deve porsi quale difensore degli oppressi senza pretendere nulla in cambio(11).
Necker in una nota al primo capitolo del trattato sui grani cita la lettera inviata al re dal parlamento di Tolosa che recita:
Puisse votre majesté se convaincre qu’il ne manquera à la plus grande prospérité de la France, que la liberté indéfinie du transport des grains chez le étrangers; qu’ il nous soit permis de remettre sous les yeux de votre majesté cette maxime remarquable, enfermèe dans l’ arrêt du conseil de votre majesté, du 14 septembre dernier: Que plus le commerce est libre, animé et étendu, et plus le peuple est promptement et abondamment pourvu(12).
Necker esplicita subito la sua intenzione: si vuole aprire una riflessione considerando il rapporto che intercorre tra il grano e la prosperità di uno Stato(13).
Ogni legge, ogni intervento istituzionale ha come fine la prosperità e, se si dovesse smarrire la via che conduce a tale obiettivo, si aprirebbe la strada ad anni di dispotismo.
Ma cosa è la prosperità di uno Stato?
È lo stesso banchiere a precisarlo sottolineando i caratteri complessi della società in cui vive:
S’ il n’y avoit eu qu’une société sur la terre, la prospérité de l’état et le plus grand bonheur de ses membres eussent été des expressions synonymes. Mais la formation de plusieurs sociétés désunies d’intérêt et d’ affection, oblige a bientôt chacune d’entre elles de joindre au soin de son bonheur, la sollicitude nécessaire pour le conserver. Alors la prospérité d’un état dut dépendre nécessairement de la réunion du bonheur et de la force(14).
Desiderio di felicità e forza sono gli assi su cui poggia la prosperità dello Stato. Giustizia ed equità rendono gli uomini felici, mentre la forza garantisce l’ordine politico e il rispetto delle scelte e delle funzioni del sovrano. Secondo Necker, proprio perché le funzioni del sovrano riguardano la produzione delle ricchezze e quindi il commercio e l’ industria, è uno sbaglio considerare il potere politico e la felicità della popolazione come elementi separati.
Queste considerazioni ci mettono in luce un Necker ostile alla libertà assoluta in materia di commercio dei grani. Infatti, come ha fatto rilevare Giuseppe Ricuperati, Sur la législation et le commerce des grains non è soltanto una risposta alla politica economica dei fisiocratici poiché, contrapponendo alle tesi degli “économistes” le esigenze dell’industria, Necker scopriva non soltanto gli interessi di questa, ma anche quelli (più complessi) dei lavoratori e soprattutto della grande maggioranza dei non proprietari. Se il bene generale deve essere superiore a quello dei proprietari, occorre che lo Stato limiti i privilegi della proprietà, correggendo almeno gli abusi più gravi che ne sono nati. La liberalizzazione del commercio dei grani, nella misura in cui favoriva una parte piccola della società, contro l’interesse generale, doveva essere abolita, senza alcuna preoccupazione di intaccare i diritti della proprietà. Lo Stato, in questo caso, mettendosi dal punto di vista degli interessi dei lavoratori, evitava che l’ ingiustizia potesse spingere il popolo, alla rivolta. Necker non è un utopista, né un economista originale ma è soprattutto un acuto osservatore della realtà(15).
Questa prosperità non è sinonimo di una società idilliaca, ma è rappresentata dalla sicurezza della proprietà che viene garantita all’ uomo nella società(16).
L’ economia politica è vista dal banchiere ginevrino come la scienza che si occupa della prosperità di uno Stato e si misura attraverso parametri precisi: la ricchezza e il numero di abitanti(17). La crescita demografica si verifica quando si raggiunge la giusta armonia tra le differenti classi.
L’Ancien régime si contraddistingue per la rappresentazione, nelle istituzioni, di una società che riproduceva se stessa attraverso uno schema consolidato che si manifesta, ad esempio, nella composizione degli Stati generali.
L’armonia tra le classi era considerata di fondamentale importanza dallo stesso Necker e non a caso il ginevrino si impegnò, nel 1788, in prima persona per il raddoppio del Terzo Stato.
L’Assemblea nazionale rimprovererà Necker per non essersi schierato a favore del voto per testa, ma ciò avrebbe snaturato l’ idea di armonia stessa che il ministro dell’ economia aveva in mente(18).
L’autore del trattato sui grani non lascia indefinito neanche il significato della parola ricchezza. Essa è misurabile attraverso le quantità di oro e di argento possedute dallo Stato. La ricchezza di una nazione può, in alcuni casi, aumentare in maniera direttamente proporzionale con la crescita demografica, in altri casi accade invece il contrario.
La Francia in particolare ha visto crescere la propria ricchezza in misura maggiore di tutti gli altri Stati europei.
Con un’importazione di grani maggiore rispetto alle esportazioni e una popolazione numerosa e operosa nel campo commerciale e manifatturiero, ha attirato a sé notevoli quantità di oro e d’ argento provenienti dalle Indie, dalle Americhe e dalla Cina(19).
L’indispensabilità del grano per la sussistenza degli individui porta Necker a presentare, senza giri di parole, la derrata alimentare come il più importante oggetto di scambio economico mentre il parametro demografico è considerato di maggiore rilevanza rispetto a quello monetario. Su questo punto egli afferma che se non fosse così, la repubblica di Genova avrebbe in Europa un ruolo straordinario, ma così non è: “Si les richesses mobiliaires dont les différens membres d’un état peuvent disposer, suffisoient pour constituer la puissance, la république de Gênes joueroit un plus grand rôle en Europe”(20).
Chi possiede denaro è inoltre maldisposto nei confronti delle imposte del sovrano, volendo usufruire direttamente di tutti i vantaggi che procura la disponibilità di moneta, e la forza (puissance) di uno Stato non trova basi solide nella classe sociale dei proprietari. Per il governo è dunque indispensabile guardare alla popolazione nel suo complesso per assicurare allo Stato basi solide per l’accrescimento della ricchezza complessiva.
Necker insiste nell’ affermare che non vi è alcun rapporto tra la ricchezza (disponibilità di moneta) e la felicità di uno Stato.
La moneta altro non è che un effetto dell’economia di scambio, del commercio. Al ginevrino sembra davvero assurdo sostenere il contrario visto che l’invenzione della moneta è da attribuire ad un sentimento negativo della natura umana. Gli uomini infatti, continua Necker, hanno trasformato la moneta da un mezzo ad un fine e ciò, oltre che ad aver distolto l’attenzione dai bisogni primari, ha creato fratture sociali nette tra chi accumula e dispone di moneta e chi deve lavorare per il suo sostentamento(21).
L’accrescimento della popolazione è invece un requisito fondamentale per la felicità di un regno ma, considerate le dinamiche economiche e sociali, solo la classe dei proprietari ne trarrebbe giovamento.
La maggiore offerta di lavoro porterebbe ad un abbassamento del livello medio dei salari per cui si genererebbe una maggiore povertà diffusa ed un aumento della miseria(22).
Eppure, continua Necker, la natura umana non aspira ad accumulare ricchezza pecuniaria ma a soddisfare i bisogni ed i piaceri più semplici.
Duemila uomini ridotti al minimo hanno in sé una maggiore felicità di mille magari meglio nutriti e vestiti:
Sous cet aspect, deux mille hommes réduits au simple nécessaire, réunissent (s’il m’est permis de m’exprimer ainsi) une plus grande quantité de bonheur, que mille un peu mieux vêtus ou plus délicatement nourris; et telle est, sans doute, la vue bienfaisante de la nature, lorsqu’elle entraîne les hommes vers l’accroissement de l’espèce humaine(23).
La stessa natura arresterà la crescita di una popolazione che eccede rispetto alle sussistenze a disponibili(24). L’analisi che qui viene fatta da Necker parte dalle stesse considerazioni che diventeranno centrali nelle teorie di Malthus(25). L’esportazione dei grani entra così in stretto rapporto con la popolazione di una nazione. Un paese di grandi dimensioni, quale la Francia, deve avere al suo interno tutte le risorse necessarie per il sostentamento dei suoi abitanti e l’agricoltura è la fonte primaria di sussistenza della popolazione.
Un regno che vende il prodotto della sua terra o uno che non opera nessun commercio dei grani avranno entrambi una popolazione imperfetta.
È la necessità di dare risposte alle esigenze che la “realtà effettuale” delle cose richiede a ricondurre il nostro personaggio dentro gli schemi di quel pragmatismo che sarà una costante nel pensiero del 1700 e dei secoli successivi.
L’eccesso di ineguaglianza della proprietà viene considerata da Necker nemica dei progressi in agricoltura. Se tutti avessero in possesso una parte delle terre, ogni individuo avrebbe soddisfatto il proprio bisogno al nutrimento. Le arti e le manifatture, in un contesto di disuguaglianza, hanno il merito di far accelerare i progressi in campo agricolo. I proprietari soddisfano alcuni dei loro piaceri scambiando il prodotto superfluo della terra proprio con ciò che si ottiene grazie alle manifatture e alle arti(26).
Nelle colonie inglesi d’America, osserva Necker, non si conosce, vista l’estensione delle terre, la quantità di grani effettivamente producibile. Le arti e le manifatture sono allo stato embrionale e tanti prodotti importanti sono incompatibili con il clima di queste zone. Ostacolare qui l’esportazione dei grani significherebbe danneggiare tutta la popolazione e scoraggiare l’agricoltura. La Polonia, invece, supplisce con il commercio di manifatture ad eventuali restrizioni all’ esportazione dei grani dettate da un sistema sociale che privilegia un assetto latifondista.
Diversa è la situazione francese. Le terre sono fertili, la popolazione è numerosa, le arti e le manifatture sono diffuse e si intrattengono rapporti commerciali con le colonie. Ne consegue che non esiste al mondo alcun paese meno bisognoso di esportare il proprio grano. Piuttosto che cercare a tutti i costi di esportare il grano francese, sarebbe opportuno stabilire un continuo scambio dentro i confini nazionali con i prodotti delle arti e delle manifatture.
In queste considerazioni Necker riprende il tema della sua opera precedente, l’Elogio di Colbert, scritta apparentemente per tessere le lodi del ministro di Luigi XIV, ma che in realtà sintetizza la visione politico-economica dell’autore.
Potenziare le arti e le manifatture non significa togliere braccia all’agricoltura. Al contrario una più ampia varietà di prodotti manifatturieri soddisfarebbe un maggior numero di piaceri dei signori, incoraggiando l’agricoltura(27).
Dicono che egli (Colbert) abbia danneggiato l’agricoltura a beneficio delle manifatture, confondendo i rami con il tronco e gli effetti con le cause. Io non crederò facilmente a un errore così grossolano da parte di un grande uomo e contesto una sentenza annientatrice della sua gloria. Istruiti dalle sue azioni, guidati dai suoi principi, noi abbiamo scoperto, al contrario, che l’agricoltura, le manifatture e il commercio non sono affatto funzioni rivali, ma si aiutano reciprocamente e concorrono al medesimo fine(28).
In Francia dopo Colbert, a detta del nostro autore, la poca lungimiranza dei successivi ministri ha portato all’assoluta liberalizzazione del mercato dei grani e ciò, alla luce delle considerazioni fatte, ha arrecato solo un danno alla nazione.
A fronte delle leggi proibitive vigenti in tutta Europa, sono state permesse le esportazioni senza alcuna limitazione. Il risultato di una politica economica permissiva ha nociuto, insiste Necker, alla popolazione francese, la più numerosa, che ha sofferto per l’aumento del prezzo dei grani.
Inoltre il territorio francese è molto esteso e spesso si sono verificate speculazioni da parte dei venditori che, agevolati nelle vie di comunicazione con i paesi confinanti, hanno messo in vendita i grani fuori dal regno francese(29).
Il prezzo dei grani rappresenta certamente un parametro che non sfugge alla riflessione di Necker. Viene definito come l’effetto del rapporto esistente tra venditori e compratori, tra domanda e offerta. Attorno al prezzo del grano si esprimono gli stati d’animo della società: i proprietari delle terre giudicano la prosperità di uno Stato in base alla possibilità di vendere i grani a prezzi elevati, mentre chi vive del proprio lavoro addossa proprio ai prezzi elevati la causa dei propri mali(30). Permettere costantemente l’esportazione dei grani determina un livello medio dei prezzi più alto rispetto ad una situazione di proibizione assoluta.
In un simile contesto le oscillazioni del prezzo dei grani di un regno saranno continue perché legate ad un rapporto di reciprocità con gli altri regni in cui verrà allocato il prodotto.
La Francia, come abbiamo già visto, si trova circondata da Stati che hanno limitato il commercio con l’estero. Necker sottolinea che di fronte ad una situazione di emergenza causata da un raccolto scarso, il regno di Luigi XVI dovrebbe importare il grano occorrente da paesi lontani e collegati da pessime vie di comunicazioni.
Si determinerebbe una realtà desolante che, turbando la pubblica opinione e gettandola nell’ inquietudine, porterebbe ad aumenti vertigini del prezzo della derrata alimentare(31).
L’introduzione della moneta ha, da un lato, semplificato e agevolato gli scambi, ma nello stesso tempo ha permesso una rottura degli equilibri tra le classi dando la possibilità a ciascun gruppo sociale di approfittare della propria condizione.
Il sovrano maschera le imposte con il valore nominale della moneta che diventa sempre meno facilmente rapportabile alla reale ricchezza dei sudditi. Dal canto loro proprietari hanno mostrato sempre meno scrupoli nel mantenere al livello minimo di sussistenza i salari di chi lavora le terre e gli aumenti improvvisi dei prezzi contribuiscono ad inasprire i rapporti tra individui di una stessa società.
Una lettura superficiale di questo fenomeno farebbe pensare che chi se ne avvantaggerebbe sarebbero i proprietari che, aumentando i propri guadagni, alzerebbero il loro tenore di vita. Ma la realtà delle cose è più complessa e Necker considera la società nel suo insieme comprendendo che ciò, oltre a provocare il malcontento della maggioranza della popolazione, spingerebbe il sovrano ad aumentare quelle imposte che gravano sulla classe dei proprietari. L’aumento del prezzo dei grani danneggia tutti gli stipendiati del regno (soldati, marinai e personale al servizio del re).
Il potere di acquisto di questi verrebbe compromesso, ciò si bilancerebbe attraverso un aumento degli emolumenti che sarebbe a sua volta possibile solo grazie a maggiori tassazioni che annullerebbero quel vantaggio usufruito dai proprietari inizialmente(32).
Intaccare l’armonia tra le classi di una società numerosa e complessa come quella francese è dunque ciò che non dovrebbe mai essere fatto.
A Necker importa dimostrare che a causa di alcune scelte politiche compiute, ad esempio per mezzo di una legge liberalizzatrice del 1764(33), di cui il ginevrino tratterà dettagliatamente in seguito, l’equilibrio del sistema economico e sociale è stato compromesso.
Il grano viene anche considerato in rapporto agli altri prodotti della terra.
Tra questi Necker considera soprattutto i vini. Favorire l’estensione dei vigneti non rappresenta, per il banchiere, un ostacolo alle coltivazione di grani. Spesso i terreni adibiti a vigneti non risultano compatibili con la coltura dei grani ed inoltre la Francia ha avuto in dono dalla natura un suolo che permette standard qualitativi elevati.
Una supremazia indiscussa di tale produzione sugli altri paesi non può essere inibita da politiche restrittive in campo commerciale(34).
La politica commerciale di uno Stato deve tenere in considerazioni tutte le variabili e tutti i beni che sono oggetto di scambio.
È sorprendente l’ attenzione che Necker dedica al sistema economico nel suo complesso. Ogni idea teorica viene vagliata in relazione agli effetti concreti che ne derivano. Tutto ciò che muove interessi contrari all’armonia generale è considerato frutto di una confusione tra gli interessi del commercio e dei mercanti, tra quelli dell’agricoltura e dei proprietari.
Il governo di un regno non deve restringere il campo di intervento ad un aspetto particolare ma occorre, a monte di ogni intervento, una visione d’insieme della società, delle sue classi e dei suoi interessi generali(35).
L’elevato prezzo dei grani, causato dalle esportazioni, getta in uno stato di inquietudine quella maggioranza della popolazione di cui fanno parte anche gli artigiani. La preoccupazione di veder ridotte le possibilità di guadagno, pregiudicano la tranquillità di questa categoria che cercherà di collocare altrove il prodotto del loro lavoro. Ma subentrano, in questo caso, le spese di trasporto che, incidendo sul prezzo finale del prodotto, accrescono gli svantaggi della concorrenza delle produzioni nazionali degli altri paesi e, nel medio periodo, le industrie, presso cui sono collocati gli operai, altra categoria sociale, sarebbero costrette a chiudere.
In più, per quanto attiene a particolari produzioni del settore tessile, molto spesso le materie prime provengono dall’estero e ciò comporta uno svantaggio nei confronti di quei paesi che le estraggono all’interno(36).
A partire dai prezzi costantemente alti del grano, Necker conduce un’analisi a largo spettro che evidenzia gli effetti dannosi per la prosperità della nazione e della sua popolazione.
Necker è dell’avviso che coprire i costi dei prodotti importati con le manifatture è quanto di più conveniente per uno Stato(37).
Il valore delle manifatture è dato dal lavoro in esse impiegato e, in minima parte, dalla materia prima di cui sono composte che per lo più si estrae dalla terra. A cospetto della vendita del grano, principale bene per la sussistenza, non emergono dubbi sulla convenienza del mercato di manifatture su quello dei grani.
Necker vuole mettere in evidenza gli effetti che, a causa del continuo aumento dei prezzi dei grani, si producono sulla stabilità della società. Il popolo è abituato a non interessarsi delle leggi sul commercio, del tenore di vita condotto dai proprietari ma si ribella di fronte all’ impossibilita di acquistare il pane.
Abbiamo visto che gli uomini che vivono del loro lavoro hanno come unico interesse quello di alimentarsi e continuare nel loro lavoro per poter vivere. I vizi e l’ozio dei proprietari non vengono considerati frutto di un’ingiustizia sociale, ma propri di una categoria sociale che non ha nulla in comune con la natura di chi non possiede nulla:
Au sein du travail et de l’indigence, il supporte tranquillement le spectacle de l’ oisiveté, de l’abondance et du bonheur apparent des riches; il s’habitue à les envisager comme des êtres d’une nature différente; leur pompe et leur grandeur sont une sorte de magie qui lui impose…(38).
La tolleranza nei confronti della disuguaglianza sociale ha come contropartita un’estrema intolleranza agli aumenti repentini dei prezzi del grano. Le privazioni di mille piaceri non sono nulla per il popolo che è però pronto a ruggire come un leone e ad infiammarsi, spinto dall’ inquietudine, per il cibo.
Il governo non ha altra scelta se non quella di evitare che si arrivi ad una profonda ed insanabile rottura dell’ ordine sociale. Prevenire l’aumento dei prezzi è l’imperativo categorico cui deve piegarsi una saggia legislazione che metta tra le priorità la felicità pubblica e la prosperità del regno.
Le teorie astratte, a detta di Necker, servono solo a confondere, in materia di amministrazione, questi principi(39).
Da semplici calcoli si arriverebbe con facilità alla consapevolezza delle precauzioni da prendere, eppure si vuole sottomere le passioni degli uomini alle regole generali: ecco il J’accuse di Necker.
Sarebbe errato pensare che l’ autore del trattato sui grani abbia intenzione di denunciare una realtà socio-economica ingiusta e che si faccia portatore delle istanze popolari. Necker è convinto che le disuguaglianze siano qualcosa di assolutamente normale e che l’ ignoranza e la rozzezza del popolo fanno sì che le cose non cambieranno mai. Al ginevrino, di fatto conservatore, sta a cuore la stabilità dell’ ordinamento politico-sociale e giammai un possibile ribaltamento dei rapporti di forza tra chi possiede e chi vive del proprio lavoro.
In un contesto immaginario in cui la proprietà non esistesse, Necker afferma che attraverso l’istruzione tutti potrebbero affinare le proprie facoltà conoscitive per migliorare la realtà ma l’ ordine sociale reale è altra cosa. Qui l’accesso all’ istruzione è interdetto a coloro i quali necessariamente occupano tutto il loro tempo nel lavoro. Il popolo insomma non partecipa attivamente ai processi decisionali perché privo di conoscenze intellettuali. Al contrario esso è tenuto in disparte e ingannato continuamente su ciò che è bene o male per sé(40).
L’Inghilterra costituisce, in parte, un’eccezione. Qui si trovano salari mediamente più alti e un accesso dal basso ai processi decisionali governativi più concreto: “le peuple est moins peuple”. In più la rarità di festività, molto diffuse invece in Francia, comporta che, ad esempio, tre giornate lavorative debbano servire al mantenimento di ogni individuo per almeno quattro giorni(41).
Il differente numero degli abitanti, la qualità degli eletti e delle istituzioni rappresentative, il diverso approccio del governo nei confronti della miseria contribuiscono a rendere chiare le diversità di fondo tra i due regni.
Nella parte centrale del trattato sui grani, l’origine, le prerogative ed i limiti della proprietà, correlate al commercio dei grani, sono oggetto di analisi da parte di Necker.
Nel 1754 Jean Jacques Rousseau, illustre concittadino di Necker, aveva scritto nel Discours sur l’origine et le fondaments de l’inegalitè parmi les hommes:
“Il primo che, dopo aver recintato un terreno decise di dire questo è mio! e trovò persone tanto stupide da credergli, questo fu il primo fondatore della società civile”(42).
Rousseau fissava così l’origine della proprietà, ma non sembra avere il consenso del futuro ministro di Luigi XVI che scrive:
La propriété héréditaire est une loi des hommes; elle fut établie pour leur bonheur, et c’est à cette condition qu’elle est maintenue. Celui qui, dans l’origine des sociétés, mit quelques pieux autour d’un terrain, et y jeta la semence que la nature avoit produite d’elle-même dans un autre endroit , n’ auroit jamais pu obtenir, à ce seul titre, 1e privilège exclusif de ce terrain pour tous ses descendans, jusqu’à la fin des sîecles…(43).
L’ereditarietà è ciò che garantisce la proprietà; essa, a sua volta, permette che la società civile non sia esposta a continue rivoluzioni.
I proprietari, così come abbiamo visto, hanno l’ interesse di far produrre alla terra ciò che necessita per il loro sostentamento e per far ciò impiegano braccia in cambio di salari. Il ciclo economico, conosciuto da Necker, non avrebbe potuto aver inizio o non potrebbe continuare se l’ereditarietà della proprietà venisse messa in discussione(44).
I risvolti sociali che comporta la proprietà sono alla base delle regole che la collettività si è data.
Il pensiero di Locke(45), inerente il diritto di proprietà, sembra essere il miglior modello interpretativo delle parole usate da Necker.
Per il ginevrino se da un lato la proprietà è inviolabile e sacra, dall’altro essa deve ottemperare al raggiungimento del bene pubblico. Non avrebbe alcun senso che in un paese la categoria dei proprietari non scambiasse il prodotto della terra con il lavoro dei nullatenenti o che ogni scambio avvenisse in linea generale con abitanti e prodotti di paesi stranieri. Così facendo non si andrebbe verso la prosperità del regno.
La confusione che si genera quando gli interessi dei proprietari si sovrappongono alle prerogative della proprietà produce questo inconveniente(46). Il ginevrino sottolinea che la libera esportazione dei grani è figlia di questo equivoco i cui effetti sono deleteri per la Francia più che in ogni altro regno se si considerano il numero degli abitanti e le potenzialità del mercato interno:
Après cette confusion, on fait de la plus petite fantaisie des propriétaires une idole publique, et l’on contraint à l’adorer au nom respecté de l’agriculture… Il n’est aucun pays où les obstacles à la liberté constante d’exporter des grains, soient plus indifférens qu’en France au bonheur des propriétaires. Ce royaume joint à une population immense une réunion surprenante de toutes sortes d’établissemens d’industrie, une variété féconde de productions, tant par son sol que par ce-lui de ses colonies, deux milliards d’argent monnoyé des richesses de toute espèce entassées par le temps; quel plus vaste champ de commerce!(47).
Con il principio della libertà di disporre della proprietà senza alcuna limitazione si crede di difendere la pubblica felicità, ma in realtà accade il contrario. Privare un regno dei prodotti utili al nutrimento dei suoi abitanti per venderli all’ estero ottenendo in cambio denaro, è ciò che Necker biasima:
Or, de toutes libertés , la plus dangereuse, et celle dont le fruit pour l’individu est hors de toute proportion avec le dommage général, c’est la liberté de vendre des grains aux étrangers, quand la société peut courir risque d’en manquer(48).
La richiesta di una libertà assoluta in campo commerciale proviene da quei settori della società che, partendo da una posizione privilegiata, vogliono accrescere il loro dominio sui chi è svantaggiato(49). Occorrono pertanto delle leggi restrittive in modo che vengano limitati questi inconvenienti.
Infatti, continua Necker, quando in economia si considerano sempre positivamente le libertà e sempre un male le proibizioni, ci si allontana dai principi della materia sostituendoli con le primordiali attitudine della specie umana fatta di infamia, di debolezza e di dedizione all’ubbidienza(50).
L’ interesse dei mercanti è di destinare, in cambio di maggiori provvigioni, il grano nei paesi stranieri. Ma questa pratica deve essere limitata per incoraggiare invece il mercato francese interno e quello con le sue colonie. Anche se i guadagni di questi uomini fossero inferiori, osserva Necker, i vantaggi complessivi per le manifatture, le industrie e per la maggioranza della popolazione sarebbero enormi e accrescerebbero la felicità pubblica. Soltanto chi ha come fine i propri interessi personali e non quelli del regno si appella alla libertà nel commercio dei grani:
la liberté, la propriété, le commerce, les hauts prix, l’argent, l’agriculture, et tant d’autres mots de ralliement, auxquels on veut soumettre toutes les combinaisons économiques, ont tous également besoin d’être contenus dans de justes limites; le bien et le mal, la. vérité et l’erreur dépendent du degré de sagesse ou d’exagération qu’on donne aux idées; et comme un seul terme ne peut jamais exprimer ces modifications et ces nuances; toutes les fois qu’on se fait le défenseur d’un mot ou d’un principe exclusif, on court grand risque de se tromper et de passer le but; il faut laisser cette manière aux hommes qui, ayant le désir et le soupçon de la grandeur, sans en avoîr la force, veulent, sans se fatiguer, tenir dans leurs mains les rênes du monde(51).
Tutto ciò non deve far pensare che Necker sia a favore delle leggi proibitive sul commercio dei grani. Il pragmatismo e la concretezza circa gli effetti che si producono spingono il ginevrino a diffidare da principi e orientamenti assoluti. Il grano è una merce deteriorabile e permetterne lo spreco, alla luce di una politica proibitiva, non è cosa conveniente per nessuno. Inoltre se le riserve di questa derrata fossero eccessive si avrebbero ripercussioni sui prezzi che, abbassandosi, priverebbero i proprietari dalla possibilità di soddisfare i loro piaceri. Si comprendono le ripercussioni negative che ne deriverebbero per tutto il sistema economico e sociale. Occorre trovare il giusto equilibrio tra tutte le variabili in campo attorno cui ruota il mercato dei grani e, per esprimere questo concetto, Necker usa parole precise:
C’est ainsi que dans la question des grains, oit n’a discuté pendant long temps que la liberté ou la gêne absolue; il est temps de chercher entre ces deux extrêmes quelques modifications raisonnables(52).
Necker nell’indagine sul commercio dei grani riflette anche sui vantaggi e sugli inconvenienti legati al mercato interno di uno Stato.
Territori vasti come il regno Francese possono presentare province in cui vi è abbondanza di grani e province che ne sono prive. È abbastanza sensato immaginare un rapporto di mutualità tra le parti del regno che, entrando in rapporti commerciali, abbia come fine quello di aiutare la popolazione a soddisfare il bisogno di cibo.
Per inciso va rilevato che, a differenza di quanto accade oggi, i territori nazionali, sebbene unificati politicamente, avevano una amministrazione estremamente frammentata. Passare da una provincia all’altra di un regno comportava il pagamento di dazi cui non facevano eccezioni le merci ed in particolare il grano. La derrata alimentare, oltre ad essere oggetto di scambio internazionale, veniva venduta nelle diverse zone di uno Stato che, per diversi motivi, ne erano sprovviste. La poca fertilità della terra di alcune zone della Francia o la scarsità di un raccolto erano le cause principali di una penuria che creava non pochi problemi alla popolazione. Chi, nella società, aveva intrapreso come attività lucrativa quella di farsi carico della mediazione tra venditori e compratori di grano, erano i mercanti. Costoro disponevano sia di capitali monetari sia di una particolare propensione al commercio.
Necker conosce benissimo l’attività ed il ruolo che i mercanti svolgono all’ interno del sistema economico e ne analizza i possibili comportamenti da cui, di conseguenza, si generano effetti positivi o negativi per la popolazione. Ciò che il ginevrino considera estremamente dannose sono le speculazioni. Esse si possono verificare nell’ attività di mediazione nella compravendita. A dire il vero è lo stesso Necker che, tramite la sua banca, molto probabilmente tra il 1763 ed il 1764, si dedicò ad una serie di operazioni speculative sia sul commercio dei grani sia attraverso operazioni di vera e propria finanza.
La liberalizzazione del commercio interno, sancita dalla legge del 1763, e soprattutto la perdita delle colonie americane diedero modo a Necker di approfittare delle circostanze ottenendo cospicui guadagni.
Per quanto concerne questo ultimo aspetto sembra che il ginevrino abbia avuto, in anticipo, cognizione di alcuni dettami del trattato di Parigi che prevedevano il rimborso di titoli canadesi, da parte della Francia, ad un prezzo uguale a quello di emissione purché tale rimborso venisse richiesto da cittadini inglesi. Giocando sui tempi, Necker acquistò i titoli svalutati dai francesi, li trasferì a Londra da dove poi venne richiesto alla Francia il rimborso tramite mediatori bancari. Si stima che questa operazione finanziaria fruttò guadagni del trecento per cento(53).
Storici dell’ economia quali Fernand Braudel ed Ernest Labrousse parlano di un Necker dedito a “les opérations de commando dont la vie commerciale et relative puissance de capitaux bancaires multiplient les occasion: spéculations sur le blés, sur les denrées exotique; les coups de bourse”(54).
Ad ogni modo in un contesto politico che liberalizzi il mercato interno dei grani, sono le possibili speculazioni dei mercanti a destare le maggiori preoccupazioni di Necker.
L’attività dei mercanti può risultare utile nel caso in cui questi acquistano i grani nel periodo immediatamente successivo alla raccolta per poi rivenderlo quando le quantità disponibili iniziano a scarseggiare.
Tali operazioni, sebbene portano ad una lievitazione dei prezzi, non vengono considerate particolarmente dannose poiché i grani acquistati dopo la raccolta corrono a prezzi molto bassi:
S’il fait ces achats avec modération, et lorsque les prix sont bas, il est encore utile ; car il spécule à la fin de l’automne, époque de la plus grande abondance, pour revendre vers le milieu du printemps , époque ordinaire des renchérissemens; il prévient une trop grande inégalité dans les prix, de l’année, puisqu’ il les soutient au commencement par ses achats, et les modère à la fin par ses ventes…Les marchands sont donc utiles toutes les fois qu’ils transportent des blés d’un lieu dans un autre, et toutes les fois aussi qu’ils achètent pour revendre, fût-ce sur le lieu même, pourvu qu’ils ne fassent leurs achats qu’à l’ époque et dans les années où les prix sont bas(55).
Il problema, continua Necker, nasce nel momento in cui, volendo accrescere i propri guadagni, i mercanti intervengono nella compravendita dei grani quando i prezzi sono alti già in partenza. Il guadagno dei mercanti avverrà a scapito dei compratori che pagheranno carissimo il grano. L’interesse generale entra così in contrasto con quello particolare dei mercanti incrinando l’ armonia generale. Complessivamente il regno avrà a disposizione una quantità costante di grano, ma la presenza della figura dei mercanti, indispensabile per il trasporto del prodotto alimentare da una provincia all’ altra, è motivo di continui aumenti dei prezzi. Necker fa notare che le variabili che concorrono a questo tipo di speculazione, dannosa per l’ordine pubblico, sono tante:
L’ étendue de ces profits dépendra de l’habileté des spéculateurs, de la rareté plus ou moins générale de la denrée’, de la rapidité plus ou moins grande de la concurrence, de la force de l’esprit d’imitation. De telles opérations de la part des marchands sont très fâcheuses, puisqu’elles haussent les prix pour leur seul intérêt, au risque de troubler l’ordre public, et au grand détriment du peuple, qui souffre toujours, ainsi que nous l’avons montré, des renchérissemens et des révolutions dans les prix(56).
L’inquietudine della pubblica opinione è causata, sempre secondo il ginevrino, non dalla consapevolezza delle quantità di grano disponibili o da valori ben definiti, ma è frutto dell’ immaginazione. La speranza o il timore alimentato dalle impressioni che si propagano nella società, attraverso il ruolo e le notizie date dai mercanti, muovono il mercato facendo, in base alle circostanze e alle convenienze di questi, aumentare o diminuire il prezzo dei grani(57).
Non va inoltre trascurato il numero dei mercanti presenti nel mercato.
In controtendenza con gli assiomi dei liberali, Necker non ritiene conveniente per i consumatori un presenza quantitativamente eccessiva dei mediatori della compravendita. Per il ginevrino non ha rilevanza, nella determinazione del prezzo finale dei grani, la concorrenza che scaturisce tra i mercanti. La diminuzione del numero dei venditori ovvero dei proprietari dovuta proprio al ruolo che giocano i mercanti, porta con sé una nuova concorrenza, quella tra i mercanti, che non è di fatto così conveniente per i consumatori:
moins il y a de vendeurs., plus ils peuvent s’entendre et former alliance contre les acheteurs. Or l’intervention des marchands dans le commerce des grains, diminue le nombre des vendeurs avec lesquels, les consommateurs ont à traiter(58).
Se non vi fossero i mercanti, il numero dei venditori sarebbe uguale al numero dei proprietari.
L’ intervento dei mediatori non fa altro che diminuire il livello concorrenziale nella vendita dei grani e, inoltre, il prezzo finale del prodotto sarà gravato dalla provvigione spettante a questa categoria di lavoratori.
Il tutto, avviene a scapito del compratore finale. Secondo Necker chi sostiene il contrario non fa altro che sommare il numero di proprietari con quello dei mercanti, facendo credere che il numero dei venditori aumenti.
La liberalizzazione del commercio che avrebbe dovuto favorire i consumatori, in realtà, produce effetti opposti(59).
Questo discorso è valido sia se si analizza il mercato di uno Stato con altri Stati, sia se si parla di commercio interno ad un singolo Stato.
Il trasferimento dei grani da una provincia all’ altra è suscettibile delle stesse regole e produce effetti simili al commercio tra Stati(60).
Gli svantaggi per i consumatori vengono alimentati in considerazione del fatto che, se in generale il bisogno di vendere e comprare determinano il prezzo di un prodotto, i mercanti, disponendo di denaro liquido e cioè di una fonte di credito, possono accumulare grani in modo da farne lievitare il prezzo(61).
Comportamenti di questo tipo venivano comunemente ritenuti ininfluenti sui prezzi della derrata poiché la massa totale dei grani, essendo di notevoli proporzioni, avrebbe ammortizzato ogni speculazione mantenendo il prezzo finale su livelli accettabili.
Necker contesta questa idea sottolineando ancora una volta come le caratteristiche della Francia, popolazione e territorio in testa, possono mal sopportare contraccolpi destabilizzanti per l’ ordine pubblico.
Se una legge non può contenere in sé quella flessibilità, intesa come capacità di adattamento, necessaria a far fronte ai bisogni umani inscindibilmente legati ai cicli della natura, che fare? È questa la domanda che si pone il banchiere ginevrino:
Mais est-il quelque modification assez constamment convenable pour qu’on puisse l’ordonner par une loi perpétuelle? ou si toute loi ne peut être assez flexible pour remplir les conditions demandées par le bien Public, faut-il la changer toutes les années? Peut-on enfin établir un système à l’abri d’inconvénients? ou doit-on se contenter d’éviter les grands écarts? Ce sera l’objet de nos recherches(62).
Privare uno Stato del surplus prodotto, attraverso la libera esportazione dei grani, è il peggior torto che si possa perpetrare al bene pubblico. Occorrono piuttosto degli interventi legislativi regolatori, rispetto ai quali Necker si sofferma, esaminando, anche attraverso una puntuale lettura dei risultati ottenuti in passato, i pro e i contro di una politica economica che determini il prezzo sopra il quale l’esportazione di grani debba essere vietata, le quantità esportabili, i tempi in cui sia permesso esportare grano ed i luoghi ossia mercati in cui avviene la compravendita.
Riferendosi alla questione dei prezzi è la legge francese del 1764 che viene presa di mira. Con questa legge si vietava l’esportazione del prodotto se il prezzo del grano avesse superato le trenta lire per ogni sestiere. Secondo Necker questa norma è inutile. È la quantità superflua dei grani che può bilanciare l’ineguale rapporto di forza esistente tra venditori e compratori. Far uscire il grano dal regno al di sotto di un determinato prezzo può infatti portare, nel medio periodo, ad aumenti vertiginosi dei prezzi. La causa di ciò risiede in uno squilibrio tra le quantità di grano che a fine annata saranno basse, e la domanda
… la loi qui a mis obstacle à cette sortie tant que les blés n’ étoient pas à trente livres, devient un dommage réel pour le royaume, puisque c’est autant d’argent de moins qu’il reçoit en échange de ses productions(63).
Risulta, pertanto, impossibile stabilire per legge un prezzo che, tenendo conto delle quantità di grano prodotte, sia conveniente ad un regno, visto che il Legislatore non può prevedere se ci sarà una buona raccolta o meno(64).
Una legge può invece regolare il periodo in cui i grani possono essere esportati.
Ma a riguardo il ginevrino esprime il suo disappunto. Un’imposizione come questa non mette a riparo da quegli stessi inconvenienti propri di una politica liberale e/o proibitiva:
Celui qui seroit mis à la sortie des grains n’en pêcheroit pas qu’on n’en exportat dans les temps de cherté générale, et le peuple croiroit bientôt que c’est pour enrichir le fisc qu’on favorise ce commerce; on ne sauroît trop éloigner tout motif de confusion dans les idées du peuple sur le seul objet qui remplisse sa pensée, le pain et le blé(65).
L’Inghilterra era l’ unico paese ad aver adottato una legge che riconosceva delle sovvenzioni a coloro i quali esportassero i grani ad un certo prezzo.
Guglielmo d’Orange fu il promotore di una simile legislazione. Necker, su questo aspetto particolare della legislazione inglese, oltre a focalizzare la sua attenzione sui risvolti concreti della legge, si sofferma anche sulle motivazioni che spinsero Guglielmo a legiferare in tal senso. Avendo già dalla sua parte il partito dei Whigs, il sovrano inglese cercò un’apertura politica nei confronti dei Tories. Questi erano rappresentanti di proprietari terrieri che avrebbero usufruito delle sovvenzioni previste dalla norma.
Necker offre al lettore una riproduzione della società del suo tempo. Una società contraddistinta da una spaccatura sociale che in campo legislativo non viene superata ma piuttosto accentuata:
Qu’on prenne garde aussi que toutes les lois qui conviennent aux propriétaires sont toujours plus vantées que celles qui sont favorables, au peuple cela est naturel: toutes les idées, celles même qui sont répandues dans les livres, ne se forment et se fortifient que par le commerce des gens instruits et capables de penser; le peuple en est écarté: il n’a donc aucune influence sur les opinions; et les s’ élèvent toutes de la classe des propriétaires. On y remarque sans doute un grand nombre de personnes capables de préférer le bien public à leur convenance particulière; mais comme, sans y penser, chacun généralise son espèce, les propriétaires finissent par se persuader qu’eux seuls composent l’état(66).
La lettura degli avvenimenti, senza trascurarne la concatenazione, diventa un metodo per capire la portata di un fenomeno. Le idee, afferma Necker, si perpetuano con la tradizione(67).
Un simile giudizio sarà il motivo dominante di tutte le riflessioni del futuro ministro di Luigi XVI e non solo. Lo stesso Edmund Burke leggerà la Rivoluzione del ‘89 in quest’ ottica, tracciando così il confine tra il pensiero conservatore e radicale soprattutto in ambito costituzionale(68).
Tornando alla legge inglese e ai suoi effetti, notiamo che il punto su cui batte la critica di Necker è dato proprio dal prezzo finale a cui arriverà il grano.
Le sovvenzioni per l’esportazione avranno come conseguenza l’aumento dei prezzi. In mancanza di premi ai produttori, il grano venduto a ventisette lire sarebbe, ad esempio, stato venduto a ventiquattro lire.
Le quantità superflue del prodotto non faranno così da calmiere dei prezzi, dimostrando che un simile espediente ha solo il fine di far alzare il prezzo dei grani all’ interno del paese favorendo il ceto dei proprietari. “Sarebbe meglio – afferma Necker – incoraggiare con dei premi la coltura dei terreni abbandonati piuttosto che l’esportazione”(69).
Se si guarda ancora alla storia dell’Inghilterra, si nota come questo paese sia diventato superiore nelle attività commerciali per una serie di circostanze che Necker mette in evidenza. Innanzitutto è stata ovviata la mancanza di manifatture attraverso una serie di accordi economici con Russia e Portogallo. In secondo luogo l’Inghilterra ha portato avanti una politica atta a tenere lontane commercialmente la Francia e la Spagna. A questo si aggiunga la superiorità indiscussa che l’isola britannica possiede sul mare e che le ha permesso un commercio privilegiato, continuo e sicuro con le colonie asiatiche ed americane. Infine, non va trascurata l’istituzione di una forte moneta cartacea che ha permesso, visto il cambio favorevole, un pagamento più semplice e svincolato da altri fattori. Il regno inglese, che vede al suo interno mano d’opera a costo più alto, la scarsezza di produzioni agricole particolari e una teorica difficoltà di natura geografica in campo commerciale, ha potuto così permettersi persino di porre dazi sull’ingresso dei vini francesi. I premi sull’esportazione dei grani fanno parte, in Inghilterra, di un puzzle politico-economico complesso ed hanno avuto tutt’al più il compito di equilibrare il prezzo rispetto al corso del vasto mercato inglese.
A queste considerazioni viene aggiunta la variabile demografica che incide sugli aiuti economici da elargire ai produttori:
La Hollande contient un million d’ habitants, l’Angleterre six, la France vin 24; ainsi, à égalité de récolte, quand la Hollande ou tout autre état semblable, à besoin d’ un secours extraordinaire de cent mille setiers pour modérer ses prix, il en faut six cents a l’Angleterre et deux millions quatre cents à la France ; cependant, il s’en faut bien que cette disproportion dans les besoins soit balancée par une semblable disproportion dans les ressources; car, s’il n’y avoit, par hasard, que trois cent mille setiers à vendre dans les marchés de l’Europe, et, que les seuls acheteurs fussent les trois nations que nous venons de nommer, la Hollande parviendroit à s’emparer du tiers de ces blés, vu que, pour l’acquisition d’une telle provision, elle seroit égale en force à la France. et à l’Angleterre; alors cependant, elle atteîndroit à son but, tandis que les deux autres royaumes; en obtenant la même quantité, ne seroient pas secourus.
Ainsi, plus un pays est peuplé, plus il doit être timide dans les lois d’exportation, parce qu’il éprouve nécessairement de plus grandes difficultés que les autres états, lorsqu’il veut obtenir des secours proportionnes à ses besoins(70).
Il mercato della Francia aveva conosciuto diverse restrizioni anche all’interno del proprio territorio.
Le carestie o l’abbondanza dei raccolti sancivano il divieto di trasportare grano da una provincia all’ altra o meno, ne determinavano le quantità di scorta o ne permettevano la libera esportazione all’ interno del regno.
Con una legge del 1770, subito dopo abrogata, si stabiliva la libertà interna del commercio, ma si dettavano alcune condizioni che, a giudizio di Necker, contraddicevano l’ idea stessa di libero commercio. A chi esercitava il commercio del grano era richiesta l’iscrizione presso i tribunali ed era proibito commerciare al di fuori dei mercati pubblici.
Queste misure avrebbero dovuto, secondo il legislatore, evitare abusi e speculazioni(71) ma, continua Necker, sono piuttosto dettate da indecisionismo politico e miopia in materia economica(72). “La timidezza della legge” nasce da quell’incertezza legislativa che rispecchia i timori della pubblica opinione francese pessimista e timorosa del futuro, dei propri diritti e permeata da quel sentimento d’ingiustizia proprio delle società fondate sul censo che mortifica la sacralità della proprietà(73).
La scelta di fissare a monte il prezzo del grano risulta irragionevole per gli stessi motivi che abbiamo riscontrato in materia di commercio con gli Stati esteri.
Necker puntualizza ancora una volta che le quantità di grano variano di anno in anno e, non solo non è possibile prevedere i ritmi della Natura, ma in più una legge del genere non potrebbe concretamente considerare alcuni costi (come quelli di trasporto ad esempio) aggiuntivi.
Lo stesso intervento da parte del Governo attraverso aiuti economici o la diretta gestione delle mediazioni tra le diverse parti del Regno, al fine di evitare aumenti eccessivi dei prezzi dettati da annate in cui è scarso il raccolto, alla lunga insospettirebbe la pubblica opinione creando malcontento. Il governo verrebbe accusato di essere esso stesso fautore di speculazioni.(74)
Una distribuzione di denaro mirata, che oggi definiremo di carattere assistenzialista, in modo che gli abitanti della provincia colpita dalla carestia possano acquistare il grano, aggraverebbe la situazione perché ricevere l’ elemosina non è cosa gradita e soprattutto l’aspettativa di veder scendere i prezzi del prodotto non verrebbe soddisfatta.
Necker diffida continuamente il lettore dal credere che una legge permanente possa ovviare alle miriadi di situazioni negative in cui il sistema economico-commerciale può incappare:
Tu ne tueras point, tu ne déroberas point, tu ne rendras point dé faux témoignage, sont des lois éternelles dont la simplicité absolue est conforme a la simplicité du principe qui les a dictées: ce sont des lois faites pour les hommes de tous les pays et de tous les siècles mais il n’est rien qui puisse moins s’accorder avec cette simplicité, que la législation sur les blés. Comment la même gêne, la même liberté, le même système, pourroient-ils convenir à tous les temps, lorsque ces temps, en matière de blés, n’ont aucun rapport ensemble? L’année abondante rappelle sans cesse, l’idée du superflu, l’année disetteuse présente continuellement la crainte de manquer du nécessaire. On ne peut donc empêcher qu’une loi permanente, en traversant des circonstances si dissemblables, ne soit nécessairement imparfaite, quand elle est absolue(75).
Non produce alcun vantaggio, infine, una legislazione che preveda i cosiddetti premi di immissione. Questa misura serve ad incoraggiare i mercanti nell’ acquisto di grano nei regni viciniori anche se il prezzo è alto. Così facendo, al fine di contrastare dunque la scarsezza di derrate all’ interno del regno, vengono premiati quei mercanti che altrimenti non avrebbero avuto profitti congrui dalla compravendita.
La critica di Necker nei confronti di questa pratica è netta:
Ces primes ont leurs inconvénients, ainsi que leur avantage. D’abord, aucune loi permanente ne peut rien prescrire sur ces sortes d’encouragements, puisque leur mesure doit dépendre de celle des prix dans toute l’Europe; ces primes ne peuvent donc être déterminées que par l’administration; mais elle, a besoin de plusieurs connoissances préliminaires pour déterminer le moment où ces rétributions seront convenables, et le degré d’ étendue qu’on doit leur donner; il faut qu’ elle soit éclairée sur les besoins du royaume; il faut qu’elle ait observé si la cherté qui règne au dehors est générale, ou particulière à quelques pays; il faut qu’elle en examine la causé, afin de juger si cette cherté sera passagère ou durable. Sans ces connoissances, et beaucoup d’autres encore, le gouvernement donneroit des primes au hasard, et il feroit des sacrifices d’argent, non seulement inutiles, mais encore dangereux(76).
Ancora una volta si vuole dimostrare che le variabili legate al sistema economico-commerciali sono svariate e nessuna legislazione permanente può essere efficace. Determinare a priori il numero di mercanti, che sarà proporzionato rispetto alle somme messe a disposizione dal regno, può rappresentare anche un modo per aprire la professione ad un numero sempre crescente di individui.
Su questo aspetto, chi si aspetterebbe dal ginevrino un giudizio positivo rimane deluso. Necker difende la logica del privilegio assoluto portando come esempio il caso della Compagnia delle Indie che permette, attraverso il ristretto numero di mediazioni e mediatori (mercanti) e tenendo basso il livello concorrenziale, di non fare lievitare i prezzi dei prodotti importati e di tenere alti i prezzi di quelli esportati(77).
Il relativismo applicato alle logiche economiche del commercio porta il banchiere sia a scagliarsi contro i privilegi sia a difenderli.
La contraddizione è solo apparente se si tiene conto del fatto che la riflessione di Necker non perde mai di vista gli effetti che si avrebbero, intervenendo o meno di volta in volta, con una legge particolare che prevede aiuti economici, imposte, obblighi e restrizioni, sul prezzo del grano.
Se si attuasse di anno in anno una legislazione particolare sarebbero evitati gli inconvenienti propri di una legge permanente.
Lo stesso Necker ne è convinto, ma la questione centrale su cui pone l’attenzione è data dalle qualità del legislatore.
Il talento, la capacità e la possibilità di agire in ogni momento a seguito della minuziosa analisi delle circostanze, sono le caratteristiche che il legislatore dovrebbe possedere:
S’il y avoit constamment à la tête de l’ administration, un homme dont le génie étendu parcourût toutes les circonstances, dont l’éprit moelleux et flexible sût y conformer ses desseins et ses volontés; qui , doué d’une âme ardente et d’une raison tranquille fût passionné dans la recherche du bien et calme dans, le choix des moyens; qui, juge, intègre et sensé des droits des différentes classes de la société, sût tenir d’une main assurée la balance entre leurs prétentions; qui se faisant une juste idée de la prospérité publique, la secondât sans précipitation, et considérant les passions des hommes comme un fruit de la terre…(78) […] “Ah! s’il existoit un administrateur capable de varier sans cesse les lois sur les grains d’une manière conforme au bien de l’état, et de n’ètre pas effrayé par cette entreprise, on devroit peut-être à ses vertus de le préserver d’un semblable écueil(79).
Ritorna, anche in questo scritto, il discorso fatto nell’Elogio di Colbert:
Bisogna, per farsene un’idea, riunire l’estensione alla profondità, la facilità all’esattezza, la rapidità all’adeguatezza, la sagacia alla forza, l’immensità alla misura. Così davanti allo spirito di amministrazione, tutti gli altri spariscono. Lo spirito di società si limita a considerare gli oggetti successivamente sotto differenti aspetti e attraverso dei rapporti ingegnosi, ma immediatamente intuibili. Bisogna che questo spirito non presenti che combinazioni semplici, affinché esse siano proporzionate all’attenzione dell’istante che deve coglierle. Lo spirito di amministrazione è di ben altra tempra: gli oggetti che deve collegare, le relazioni che deve cogliere, sono a grande distanza esso deve aspirare all’omaggio delle nazioni e dei secoli e deve proporzionare le proprie scelte all’estensione dei loro lumi. Così, l’uomo dotato di questo spirito, nel prendere coscienza delle proprie forze, è pressoché solo; non può condurre gli altri fino ai limiti di ciò che egli vede e la sua grandezza è una grandezza sconosciuta: spesso, nondimeno, il segreto non è confidato che al succedersi dei tempi. Il tempo e la posterità sono gli unici giudici….bisogna che egli scopra, con un solo sguardo, lo scopo e i mezzi, i rapporti e le contraddizioni, le risorse e gli ostacoli: bisogna, per così dire, che l’universo si dispieghi davanti a lui(80).
L’istituzione di un consiglio permanente con la facoltà di modificare le leggi sul grano annualmente, se all’apparenza permetterebbe di porre rimedio agli inconvenienti di cui sopra, in realtà è impossibile da attuare:
D’ailleurs, les opérations de l’esprit qui tiennent à un coup d’oeil vaste et rapide, à la fécondité des ressources, à cette mesure surtout si peu connue, ne peuvent jamais être partagées(81).
Se da un lato ogni intervento legislativo è messo sott’accusa poiché non conduce al superamento delle incertezze, dall’altro la libertà assoluta nel commercio dei grani non è esente dalle critiche di Necker che si esprime così:
Qu’en effet une heureuse abondance, ou un amour excessif pour la liberté en économie politique, détermine à n’imposer aucune limite au commercé des grains, et que chacun se livre à ce commerce a sa fantaisie; un moment arrivera où les spéculations inconsidérées des marchands, les haut prix , les mouvements populaires, les craintes des disette, commanderont au gouvernement d’abroger cette loi(82).
Le modifiche legislative devono essere saggiamente apportate di anno in anno in base alle circostanze: è questa la soluzione prospettata da Necker, il suo punto di vista, su cui gravita il trattato sui grani.
In particolare, per il regno di Francia, si propone la proibizione dell’esportazione dei grani. Una proibizione però, si affretta a puntualizzare il ginevrino, non assoluta ma che preveda alcune eccezioni.
Il banchiere conosce le regole del mercato e non esclude a priori le possibilità che le circostanze positive possono offrire:
Car, ainsi que nous l’avons fait observer, ce seroit une imprudence fâcheuse que de s’engager à ne jamais laisser sortir des grains; ce seroit renoncer peut – être à profiter de l’abondance, en ne donnant pas le moyen d’échanger une denrée superflue et périssable, ou contre d’autres biens plus ou moins passagers, ou contre des richesses permanentes telles que l’or et l’ argent(83).
Per Necker l’esportazione dei grani deve avvenire quando si verificano alcune condizioni.
Occorre che il prezzo del grano, all’interno del regno, sia relativamente basso e che vengano messe da parte delle scorte equivalenti al consumo mensile tra febbraio e giugno.
Il motivo di questa misura sta nel fatto che, a seguito della raccolta del grano i prezzi siano, per circa tre mesi, relativamente bassi e che poi crescano fino al periodo della successiva mietitura (tra luglio e novembre in relazione alla parte del regno che si consideri).
La consapevolezza diffusa della presenza di sufficienti, e mai eccessive, provvigioni preserverebbe da inutili e dannose inquietudini e da aumenti dei prezzi.
Viene poi consigliata l’ esportazione delle farine piuttosto che della materia prima e la revisione decennale della legge che detta queste condizioni(84).
Inoltre, andrebbe sempre permessa la fuoriuscita dal regno dei grani importati(85). Ciò non intaccherebbe in nessun modo il prezzo del grano all’ interno del regno ma, al contrario, gioverebbe all’ erario.
Per quanto riguarda poi la circolazione dei grani all’ interno del regno, il discorso fatto da Necker tiene in considerazione i prezzi e le distanze tra le varie province. Ne consegue così la necessità di includere nel mercato le figure dei mediatori (mercanti).
Il punto di partenza del ragionamento è che la circolazione delle quantità del prodotto eccedenti debba essere sempre permessa.
La stessa speculazione che scaturirebbe dalla presenza di profittatori è vista positivamente nei momenti in cui i prezzi sono bassi(86).
Un simile giudizio nasce dalla tendenza di autogiustificare le operazioni bancarie e speculative di cui lo stesso Necker e la sua banca furono protagonisti(87).
È il livello dei prezzi che consiglia di tollerare la presenza di piccoli speculatori che si pongono quali mediatori tra i proprietari delle terre e gli acquirenti del grano, permettendo di conseguenza la compravendita al di fuori dei mercati pubblici.
Il suffiroit, ce me semble, que le prix jusqu’auquel il seroit permis de vendre et d’acheter, sans aucune gène ni restriction, fût au-dessous de trente livres le setier; car il me paroît convenable d’étendre la liberté du commerce intérieur aussi loin qu’ il est possible, sans un grand danger(88).
Nei momenti in cui i prezzi del grano sono invece alti, un numero eccessivo di speculatori creerebbe non pochi problemi facendo crescere a dismisura un sentimento di inquietudine tra la popolazione. Questa inquietudine deve essere tenuta sempre sotto controllo, governata e domata attraverso l’intervento legislativo che non deve avere in sé, come abbiamo visto, quei caratteri di assolutezza astratta e illimitatezza. Occorre piuttosto evitare che il malcontento e l’inquietudine dell’ opinione pubblica si riversino contro i proprietari delle terre. Ogni intervento deve essere finalizzato a contenere il livello dei prezzi e per far ciò si deve colpire per prima cosa la speculazione, riducendo il numero dei mercanti.
La compravendita sarà allora permessa solo nei mercati pubblici dove, senza alcuna mediazione, i proprietari e gli acquirenti effettueranno la compravendita.
La presenza dei mercanti, secondo Necker, tornerà ad essere utile e sarà tollerata quando occorrerà trasportare il grano dal nord al sud della Francia.
Tale circostanza richiede l’ impiego di capitali ed energie di cui i mercanti sono provvisti e, per il bene della provincia in cui il grano deve essere trasportato, non bisogna porre restrizioni(89). Se applicate al commercio dei grani, libertà di mercato e proibizione rappresentano due facce della stessa medaglia. L’importanza di questa fonte primaria per l’alimentazione dell’ essere umano non sembra mai essere persa di vista dal ginevrino che, analizzandone le diverse circostanze in ambito commerciale, dà risposte concrete ed immediate che muovono da una visione della società nel suo complesso.
In ragione di una forza intrinseca riconosciuta alla proprietà che si veste, in questa parte del trattato, di sacralità(90), colpisce l’immagine utilizzata nella descrizione del rapporto esistente tra proprietari e coloro i quali vivono del loro lavoro che vede i primi nelle vesti di leoni e i secondi come animali indifesi(91).
La propensione della classe proprietaria sarà quella di accrescere il loro potere economico e relegare “la classe de la nation qui vive de son travail” al minimo occorrente per vivere e continuare a lavorare.
Il fine dei proprietari si concretizza a partire dal momento in cui viene stabilito il prezzo del grano e del lavoro.
Necker descrive in maniera puntuale i rapporti di forza che vigono all’interno della società del suo tempo. Ha contezza delle degenerazioni che nascono da una posizione di assoluta preminenza di un gruppo minoritario di cui la Francia di Luigi XVI, salito al trono nel 1774, era ormai un esempio dai contorni nitidi. Sembra che abbia già un’idea chiara delle contraddizioni di quella società sull’orlo di una crisi irreversibile che, nel giro di una quindicina d’anni, con lo scoppio della Rivoluzione francese, sarà la causa dello sconvolgimento degli assetti dell’ Europa del XIX secolo.
Dappertutto, secondo Necker, si assiste alla stessa scena: chi vive del proprio lavoro è sostanzialmente tenuto ai livelli minimi di sussistenza(92).
Se, come si è visto, le prerogative della proprietà devono essere rispettate, non resta che intervenire attraverso una legislazione sociale che possa contenere l’impoverimento di contadini, di compagnons(93) e della maggioranza della popolazione in rapporto al prezzo dei grani. Sono gli aumenti eccessivi del prezzo che mettono a dura prova i precari equilibri, o latenti conflitti che dir si voglia, che caratterizzano la società d’Ancien Regime. Infatti, il sistema agricolo del tempo entrava fortemente in crisi nel momento in cui si fosse verificata un’ annata di scarso raccolto.
Miseria diffusa, condizioni di vita durissime, alto tasso di mortalità sommate all’ impossibilità di comperare del pane produrranno, sempre più frequentemente nell’ ultimo ventennio del XVIII secolo, sommosse e sollevazioni popolari.
Necker sa benissimo che nessuna legge può contenere i rimedi per supplire l’alternanza delle annate, buone o cattive in riferimento alla raccolta dei grani. Eppure, osserva il ginevrino, la Francia nel corso degli ultimi cinquant’anni ha esportato quantità di grano tra l’ 1% e il 2% del consumo totale e ciò lascerebbe supporre che l’interesse dei proprietari, supportato da una buona compensazione tra annate di cattivo e di buon raccolto, non abbia pregiudicato l’ andamento dei prezzi. Prezzi che, nonostante ciò, sono cresciuti frequentemente tra il 25% ed il 100%.
La causa di ciò e imputabile agli abusi di un’ eccessiva libertà o proibizione in materia di esportazioni. Ed è su questo punto che bisogna intervenire e Necker consiglia cosa è giusto fare.
Occorrono quantità di prodotto superfluo né troppo grandi né eccessivamente scarse che, se accumulate quando il prezzo è basso e vendute quando questo cresce, concorrono a calmierare i prezzi. Bisogna contrastare le speculazioni e non ostacolare il commercio tra una provincia e l’ altra.
In tempi di carestia è opportuno concedere i cosiddetti premi di immissione e si potrebbe persino accordare ai panettieri un guadagno più alto quando il prezzo è basso e viceversa(94). Questi interventi vengono considerati alternativi rispetto ad alcune proposte che volevano invece eliminare, ma attraverso particolari indennizzi, il diritto di mercato che gravava sui proprietari a vantaggio dei vari signori, in virtù di antiche concessioni o di coloro i quali partecipavano, a vario titolo, alla misura dei grani ed esigevano pertanto una paga che scaturiva dalle loro funzioni e, molto spesso, dagli interessi che riscuotevano per aver investito capitali.
Colpire questo diritto non avrebbe significato nulla per il popolo che, indirettamente, avrebbe pagato ugualmente il corrispettivo di tale rendita attraverso una nuova imposta(95).
L’ intervento del sovrano che non può esimersi dalle responsabilità che gli competono, può spaziare, secondo le circostanze, dalla concessione di premi di immissione a chi importa dai paesi esteri del grano, alla nomina di commissari a lui fedeli che impongono prezzi e luoghi per la vendita.
Ma una volta superate le difficoltà, Necker raccomanda il ripristino delle libertà(96).
Alcune considerazioni riguardanti esclusivamente la città di Parigi che nel regno rappresenta il centro propulsore di tutti i fenomeni, chiudono l’analisi del ginevrino. La capitale ha una popolazione di circa seicentomila persone che fa sì che ogni piccola inquietudine o malcontento possano degenerare in maniera catastrofica. In ragione di ciò, massima deve essere l’attenzione prestata dal governo alle rimostranze che spesso sono frutto dell’ immaginazione ma possono produrre effetti drammatici.
Il costo del trasporto, che incide sul prezzo finale del grano mediamente più alto e la maggiore quantità di ricchezza presente a Parigi devono mantenere un equilibrio che rischia di essere messo in discussione continuamente. Cercare di tenere bassi i prezzi del grano forzatamente vorrebbe dire attirare un maggior numero di abitanti che non contribuirebbero a rendere più stabile l’ordine(97).
Il ruolo che gioca la pubblica opinione non va perciò mai sottovalutato.
Ogni decisione presa in materia economica non deve entrare in conflitto con le aspettative della popolazione e la precipitazione è considerata come cattiva consigliera dell’ amministratore saggio e ispiratrice dei “législateurs de pays sauvages”(98).
L’esame della questione dei grani non deve essere sovrapposta alla teoria monetarie. Il denaro, considerato un’invenzione utile in campo commerciale, ha le sue regole che si fondano su principi e osservazioni che sovente non tengono in considerazione le questioni politico-sociali che possono sorgere.
Necker critica chi si crede in possesso delle cognizioni tecniche in campo economico e le applica in maniera asettica e astratta in un ambito delicato come quello trattato in questa sua opera. Occorre, piuttosto, avere un quadro d’insieme.
Una saggia legislazione sulla circolazione dei grani deve essere orientata a quella moltitudine che vive del proprio lavoro e che non è chiamata al processo di formazione delle leggi.
La giustizia e la libertà necessitano di una continua osservazione e meditazione sugli effetti che scaturiscono da ogni intervento in relazione ai tempi e alla situazione reale.
La felicità dello Stato collima con la salvaguardia dei deboli contro i potenti e il requisito essenziale per un’amministrazione di buon senso è la moderazione:
Que la méditation ne cesse donc jamais de s’ exercer sur cet important objet; puisse-t-il en résulter un jour une lumière générale et des vérités permanentes , qui , en assurant le repos et la prospérité de l’état, deviennent en même temps la sauvegarde des foibles contre les puissans. Je les ai cherchées, ces vérités , sans esprit de parti, sans humeur et sans crainte; mais je n’ose faire hommage que de mes efforts; il en est une, cependant, dont je crois être sur, c’est que la modération est la condition essentielle de toute administration sage, et de toute législation durable en matière de subsistances(99).
Antonio Tomarchio
NOTE
(1) Cfr. A. Mathiez – G. Lefebvre, La Rivoluzione francese, 1962, Torino, Einaudi, vol. I, p. 21.
(2) F. Furet – D.Richet, La Rivoluzione francese, agosto 1974, Bari, ed. Laterza, pp. 50-52.
(3) Cfr. H. Lüthy, La Banque Protestante en France, 2 voll., 1961, Paris, vol. II, p. 397.
(4) Madame de Staël, Considerazioni sui principali avvenimenti della Rivoluzione Francese, trad. di E. Omodeo, Biblioteca Storica diretta da A. Omodeo, Milano, Ispi, 1943, p. 96.
(5) A. Polari – M. Giappichelli, Dalla guerra dei Trent’ anni alla seconda metà del secolo XIX, Prato, Giunti, 1995, p. 213.
(6) Basti qui ricordare i numerosissimi contributi dei fautori della “libéralisation” e dei loro avversari, i fautori della regolamentazione. Da parte fisiocratica e liberista l’ Avis au peuple sur son premier besoin, ou Petits traités économiques (1768), le Lettres sur les émeutes populaires qui cause la cherté des bleds, et sur les précautions du moment (l768) e i Résultats de liberté et de l’immunité du commerce des grains, de la farine et du pain (l768) dell’ Abate Baudeau; le Observations sur les effets de la liberté du commerce Grains et sur ceux des prohibitions… (1770) di Dupont de Nemours; L’interêt général de l’état (1770) di Mercière de la Rivière; le Lettres sur les Grains… (1771) di Turgot e il Du commerce des bleds (l 771) e le Lettres sur le commerce grains (1774) di Condorcet. A difesa della regolamentazione, i Dialogues di Galiani pubblicati a Parigi nel 1770; il Du pain et du bled (1774), la Lettre à l’auteur des Observations sur le commerce des grains (l 775) di Linguet ed il Du commerce des grains di Mably.
(7) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, Paris, 1775, cit. p. 1.
(8) “Vivre aujourd’hui, travailler pour vivre demain, voilà l’unique intérêt de la classe la plus nombreuse des citoyens. Nés sans propriétés, ils ne peuvent être nourris qu’en méritant, par leurs services, une modique part an superflu du riche…”. Ivi, cit. p. 2.
(9) “La législation des grains, qui semble ordonnée dans un pays par les lois de la nature, en bouleverserait un autre doué d’un sol moins fécond, situé différemment, et gouverné par des moeurs opposées”. Ivi, pp. 3-4.
(10) Ivi, p. 5.
(11) Ivi, p. 7.
(12) Ivi, nota pp. 9-10.
(13) “Pour prendre un parti sur cette importante question il faut nécessairement la considérer dans son rapport avec la prospérité de l’état”. Ivi, p. 10.
(14) Ivi, p. 11.
(15) G. Ricuperati, Il pensiero politico degli illuministi, in Storia delle idee politiche economiche e sociali, vol. IV tomo II, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1975, pp. 346-348.
(16) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit., p. 13.
(17) Ivi, p. 14.
(18) Su ciò si veda A. Mathiez – G. Lefebvre, La Rivoluzione francese, 1962, Torino, Einaudi; F. Furet – M. Ozouf, Dizionario critico della Rivoluzione francese, cit; A. Prosperi – P. Viola, Dalla Rivoluzione inglese alla Rivoluzione francese, Einaudi, Torino, 2000.
(19) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit. pp. 16 -17.
(20) Ivi, p. 18.
(21) Ivi, pp. 22-24.
(22) Ivi, pp. 25-26.
(23) Ivi, cit. p. 27.
(24) Ibidem.
(25) A. Roncaglia, La ricchezza delle idee, Bari, Laterza, 2001, pp. 172-179.
(26) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit., p. 30
(27) Ivi, pp. 36-38.
(28) J. Necker, Elogio di Colbert, cit. p. 77.
(29) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit. p. 46.
(30) Ivi, p. 63.
(31) Ivi, pp. 65-66.
(32) Ivi, pp. 80-81.
(33) Questa legge, abrogata tre anni dopo, stabiliva che solo quando il grano veniva venduto in Francia ad almeno trenta lire al sestiere, l’esportazione veniva permessa.
(34) Ivi, p. 89.
(35) Ivi, p. 97.
(36) Ivi, pp. 98-100.
(37) Ivi, p. 116.
(38) Ivi, p. 127.
(39) Ivi, p. 129.
(40) Ivi, p. 130.
(41) Ivi, p. 132
(42) Si veda E. Sciacca, Il problema storico del pensiero politico moderno, Palermo, Lombardi Editore, 2000, p. 228 ed in particolare J.J.Rousseau, Discorso sull’origine dell’ineguaglianza, a cura di V. Giarratana, Roma, Editori Riuniti, 1968.
(43) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit. p.142.
(44) Ivi, p. 143.
(45) Per quanto attiene la figura ed il pensiero di John Locke si veda J. Yolton, John Locke, Bologna, Il Mulino, 1990.
(46) “On commence par confondre l’importance du propriétaire (fonction si facile à remplir) avec l’importance de la terre…” J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit., p. 146.
(47) Ivi, p. 147.
(48) Ivi, p. 150.
(49) Ivi, p. 151.
(50) Ivi, p. 152.
(51) Ivi, p. 155.
(52) Ivi, p. 159.
(53) Cfr. G. De Diesbach, Necker la faillite de la vertu, Paris, Perrin, 2004, p. 37.
(54) F. Braudel – E. Labrousse, Histoire économique et sociale de la France, Paris, 1970, vol. II, p. 702.
(55) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit., pp. 161-162.
(56) Ivi, p. 164.
(57) Ivi, p. 166.
(58) Ivi, p. 167.
(59) Ivi, p. 171.
(60) Ivi, p. 172.
(61) Ivi, pp. 175-176.
(62) Ivi, pp. 196-197.
(63) Ivi, pp. 201-202.
(64) Ivi, pp. 202.
(65) Ivi, p. 204. Il pragmatismo spinge Necker a prendere le distanze da quei principi astratti di cui sono portatrici le politiche liberali e quelle proibitive in materia di grani.
(66) Ivi, p. 206.
(67) Ivi, p. 208.
(68) Per quanto concerne il giudizio di E. Burke sulla Rivoluzione francese si veda E. Burke, Riflessioni sulla Rivoluzione francese, ed. Ideazione, 1998.
(69) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit. p. 210 (la traduzione è mia).
(70) Ivi, p. 217.
(71) Ivi, p. 225.
(72) Ivi, p. 227.
(73) Ivi, p. 231.
(74) Ivi, pp. 235-236.
(75) Ivi, p. 240.
(76) Ivi, pp. 241-242.
(77) Ivi, p. 244.
(78) Ivi, p. 251.
(79) Ivi, p. 255.
(80) J. Necker, Elogio di Colbert, cit. p. 70.
(81) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit. p. 255.
(82) Ivi, p. 257.
(83) Ivi, p. 266. Trattenere forzatamente il grano superfluo significherebbe non poter ottenere in cambio denaro. In questo modo ne risentirebbero le finanze del regno che perderebbero l’ opportunità di crescere.
(84) Ivi, p. 267 e ss. In merito al prezzo del grano Necker osserva che questo parametro è indicativo dell’ andamento del mercato. Il prezzo che egli ritiene congruo deve mettere al riparo dai malumori del popolo, che vedrebbe aumentare i prezzi all’ interno del regno, e dei proprietari delle terre che così trarrebbero un guadagno accettabile. Si noti inoltre che, quando il ginevrino afferma che le farine, e non il grano, dovrebbero essere esportate, appare la teoria del valore-lavoro di Locke. Necker, in polemica con la fisiocrazia, ritiene il commercio e le manifatture delle attività che devono essere attenzionate, incoraggiate e sostenute: “L’agriculture, les manufactures et le commercé sont les trois sources de la prospérité d’un état; mais les lois de leur mouvement ne sont pas les mêmes: les travaux répétés du laboureur secondent la fertilité de la terre; l’action continuelle et multipliée des ouvriers d’industrie accroît la somme et la valeur des richesses; mais les négocians qui ne sont que les gens entre les besoins et les productions, peuvent servir l’état autant par la mesure et la simplicité de leurs opérations, que par le nombre et l’étendue de leurs entreprises”. Sullo stesso argomenti si legge nell’Elogio di Colbert “Ecco dunque l’agricoltura, le manifatture e il commercio che sembrano formare una benefica catena di benfatti e unirsi per estendere la popolazione e moltiplicare i godimenti. L’agricoltura fa nascere le sussistenze, le manifatture le trattengono, facendole servire per intero alla popolazione nazionale, e il commercio, con i suoi capitali e la sua intelligenza, favorisce insieme i prodotti della terra e quelli dell’industria” ivi, p. 77.
(85) Cfr. J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit, p. 293.
(86) Ivi, p. 294. Le speculazioni vengono invece considerate dannose se il livello dei prezzi dovesse essere alto: “Les achats de blés faits par de simples spéculateurs et sans aucune destination, peuvent convenir à la société… Ces mêmes achats peuvent être funestes dans le temps des hauts prix…”. Ibidem.
(87) Non bisogna dimenticare che la speculazione e l’attività bancaria camminano di pari passo e se da un lato Necker tenta di circoscriverne la possibilità, dall’ altro la giustifica, anche se in maniera astratta, in perfetto stile calvinista. Si veda a riguardo G. De Diesbach , Necker la faillite de la vertu, Paris, Perrin, 2004, p. 34.
(88) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit. p. 295. L’armonia tra diversi interessi e categorie economiche presenti nella sociètà è il fine cui bisogna tendere soprattutto un paese con una popolazione come quella francese.
(89) Ivi, p. 299.
(90) Il punto non è, secondo Necker, mettere in discussione la proprietà e le prerogative di questa ma individuare il giusto rapporto tra quantità di grano necessarie e superflue. Ivi, p. 297.
(91) “Ce sont des lions et des animaux sans défense qui vivent ensemble”. Ivi, p. 316.
(92) Ivi, p. 312.
(93) I compagnons erano gli apprendisti sottomessi ai maestri delle corporazioni. Appartenenti alle classi meno abbienti, dovevano patire una rigorosa obbedienza alle regole gerarchiche delle varie corporazioni per sperare di esserne cooptati all’interno.
(94) Ivi, p. 308.
(95) Lo stesso Necker partecipava a speculazioni di questo genere investendo i capitali della sua banca. Su tale argomento si veda H. Grange, Les idées de Necker, Paris, C.Klincksieck, 1974.
(96) È da notare che le leggi che intervengono in materia vengono chiamate da Necker “lois sociales”. Cfr. J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit. pp. 316, 318-319.
(97) Ivi, pp. 321-324. Sulla stratificazione sociale della Francia e sul rapporto tra Parigi ed il resto della Francia si veda A. Forrest, La Rivoluzione francese, Bologna, Il Mulino, 1999; A. Prosperi- P. Viola, Dalla Rivoluzione inglese alla Rivoluzione francese, Torino, Einaudi, 2000.
(98) J. Necker, Sur la législation et le commerce des grains, cit. p. 327.
(99) Ivi, p. 335.