L’Archivio della compagnia dei neri di Termini Imerese di Umberto Balistreri – N. 13 Agosto 2001

L’Archivio della compagnia dei neri di Termini Imerese di Umberto Balistreri – N. 13 Agosto 2001

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“Nell’anno del Signore 1538 alcuni devoti christiani vedendo molti poueri, li quali, o per luogo, doue morivano il più delle volte non erano sepolti in luogo sacro, o vero restauano senza sepoltura, e forse cibo di animali, mossi da zelo di carità e pietà instituirono in Roma una compagnia sotto il titolo della Morte, la quale per particolare istituto facesse questa opera di misericordia tanto pia, e tanto grata alla divina Maestà, di seppellire i poveri morti, deliberarono ancora di fare una volta il mese l’Oratione continua per spatio di quara(n)ta hore, in memoria delle hore, che il Signor N(ost)ro Iesu Christo dopo la sua morte fu posto nel sepolcro sino alla sua Resurrezione, le quali opere, si per la tepidezza delle persone, come anche per la qualità di quelle tempi non havevano preso molto vigore, occorse che nell’Anno del Signore 1551 predicando nella Chiesa di Sancto Lorenzo in Damaso di Roma nel tempo del Advento di Christo un frate cappuccino cercava detto frate con molta efficacia mostrare quanto fosse devota e utile cosa la continua Oratione il che inteso da quelli della Compagnia pregono il detto frate che volesse aiutare questo loro proposito, il quale laudando molto il loro pio e buono desiderio, e ringraziandone la Divina M(aes)tà operò tanto con esortare il Popolo che in pochi giorni si accrebbe detta Compagnia in numero di fratelli e sorelle onde il giorno della Natività di Nostro Sancto Iesu Christo dell’istesso anno nella detta chiesa nella Cappella della Concettione si fece l’Oratione delle quarant’hore con molta sodisfatione del popolo, le quali opere tanto di seppellire gli morti, quanto della detta Oratione, si sono continuate e si esercitano con tanto fervore che per la Dio gratia detta Compagnia, essendo poi stata eletta in Archiconfraternita e capo di tutte le compagnie, che si aggregarano a esta, è cresciuta di numero di fratelli, e sorelle, e ogni giorno va prendendo augmento e vigore, la quale perciò si è chiamata Archiconfraternita sin qui gli “Statuti della Vener(abile) Archiconfraternita della Morte et Oratione”, approvati e riconfermati dalli superiori” (Roma, Paulo Blado “imprestore comunale”, 1590, pp. 3-4).

Capo e guida dell’Archiconfraternita il Cardinale Federico Borromeo, non di manzoniana memoria. E la nostra “struttura” termitana è ad essa collegata.

Conosciuta anche come “Compagnia della Morte” e, più ancora, come “Compagnia di S. Orsola”, ha nell’omonima stupenda chiesa sede e punto essenziale di riferimento.

La Chiesa, già mirabilmente descritta da Giovanni Corrieri (La Chiesa di Sant’Orsola in Termini Imerese. Contributo alla conoscenza del Barocco siciliano, ed. del Cancro, Termini Imerese 1972), il quale nel 1968 lanciò un grido di allarme per la sua salvaguardia, è stata praticamente costruita tra i secoli XV e XVI. Presenta due strutture sovrapposte: l’inferiore di m 11×5, che poggia su roccia viva e che ha il suo ingresso nel quartiere Rocchicelle, fu anche trasformata in catacombe della Compagnia. E alla catacombe è legata la leggenda di “Santu Baddaru” – il sacerdote Impallaria.Nella nicchia dove si trova il suo corpo venivano poste assieme a fiori e lumi anche delle scarpe. “Santu Baddaru”, secondo una leggenda consumava le sue scarpe perché di notte andava in giro in cerca di poveri da soccorrere.Ogni anno nella ricorrenza dell’anniversario della sua morte, le scarpe consumate dal suo peregrinare venivano ritrovate.

La struttura superiore è a pianta rettangolare ed è coperta da una volta a botte di m 12,5 x 24, con ingresso in via S. Orsola. Per la sua costruzione furono anche utilizzate la torre dei Saccari ed il basamento di una torre greco-normanna, risalente, secondo un’altra leggenda, ai tempi di Himera. Importante il corredo artistico che, però, per ragioni di sicurezza, è stato trasferito altrove. Tra gli affreschi la parte più significativa della decorazione che ricopre la volta a botte del coro oltre alle sue pareti. Notevole l’affresco “Madonna della lettera”. Tra i pittori il termitano Tommaso Pollaci e Mattia Preti, una cui tela raffigura San Benedetto che risuscita un monaco dello stesso ordine, ma anche pannelli dipinti, tra il 1763 ed il 1765, da Alessio Geraci.

L’”archivio” recuperato da un gruppo di lavoro della Sovrintendenza Archivistica ed inventariato è attualmente sistemato in un locale della Chiesa di Maria SS. della Consolazione.

Costituito da circa 1009 unità archivistiche, alcune delle quali, purtroppo, in pessime condizioni, è in larghissima parte inerente l’attività della Compagnia, con la quale non ci si trova di fronte a un fenomeno esclusivamente ecclesiale, ma ad una puntuale risposta a precise esigenze delle persone e della società civile termitana, ad un’aggregazione solidaristica, volta a tutelare interessi comuni ed il culto dei morti.

Anche la “Compagnia” di Termini Imerese, come tante confraternite del Palermitano, è strutturata e retta da un proprio statuto che prescrive precisi diritti e doveri degli associati, la presenza di un superiore, “guardiano”, dotato di autorità, l’esercizio della solidarietà, il funzionamento di meccanismi previdenziali e di sicurezza sociale e sanitaria.

I confrati, più o meno ricchi nobili, si preoccupano della loro sede, la Chiesa di S. Orsola, appunto, che rendono sempre più bella e funzionale, e si adoperano per l’ottimizzazione del loro incarico. Ciò è possibile per gli apporti personali, lasciti e donazioni, contributi di ogni genere. Ci si trova di fronte a vari “legati” per “messe cotidiane”, a lasciti che dovevano essere utilizzati per “celebrare” messa nella festività di S. Anna”, per “cera; olio per il Divinissimo”, per “giogali e luminaria”, per “sollennizzarsi un giorno di Novena del S.Natale”, per “limosine”, “per consumo di cera”, per “cera e olio”, ma soprattutto per “messe”.Molte le “messe a circolo”, che “peraltro sono di peso a celebranti perché legate a tempo, a luogo ed ora oltrepassino il numero di quei lasciati dai testatori”.

La plurisecolare attività della “Compagnia”, all’interno della quale operano anche due “congiunti”, un canciliero, due maestri di novizi, un tesoriero, due visitatori d’infermi, due sacrastani e due nuntii, inizia “ali sei de febraro xij indictionis 1569” quando “si congregarono molte anime de homine e si deliberarono. Primo con la gratia dell’onnipotente Iddio fondare la presente compagnia sotto l’insegna della Orazione sub l’ordine de nigri conforme ed admitatione del nostro e noi come suoi membri della venerabile confraternita fondata nella felice città di Palermo.

Ma passiamo ad un’esemplificazione del materiale. Si tratta naturalmente di una campionatura essenziale, ma significativa.

Un “assento grande del luogo in Brucato” del 1663-1664 in realtà riguarda un curioso “exito di denari e pesi in prezzo di ricattito di christiani” e si ricollega indirettamente all’azione della “Congregazione per il riscatto dei cattivi”, operante principalmente a Palermo presso la Chiesa di Santa Maria la Nova.Apprendiamo, tra l’altro, che “a 29 (febbraio 1664) pezzi trecento di otto reali di Spagna” furono pagati per “ricattito di Vincenzo Giardina della città di Termine” (f. 1); nel mese di maggio “pezzi trecento di otto reali di Spagna” pagati “per ricattito di Leonardo Branchetta della città di Termine” (f.3).

Un estratto del codicillo del fu Sac. D. Vincenzo Impallaria del 1699,26 gennaro,Notar Giovanni Dominici Impallaria “Commissario ordinario del Santo Offitio della Inq(uisizio)ne in questa Spl(endidissi)ma e fidele città di Termine” detta alcune disposizioni: “Voglio-sottoscrive- che il mio cadavero si seppellisca nella Chiesa di S. Orsola di questa città di Termini et alli piedi dell’altare maggiore di essa stante la potestà e concessione fattami dall’off(icia)li di essa confirmata e ratificata da Monsig(nor) Ill(ustrissi)mo Arcivescovo di Palermo per l’atti di Notar Giovanni Dominici sotto li 12 gennaro 2.a ind(ictione) 1694). Dichiara, inoltre, di “havere concorso nella spesa in parte dello stucco e pittura del tambuso di essa chiesa di S.Orsola” e di lasciare e legare alla Chiesa “il quatro con l’Imagine di S(ant) a Rosalia con cornice dorata che è nella mia camera e suddetto quatro si dovrà stare esposto in un luoco della suddetta chiesa”.

Da un “riscontro” a un “questionario per la confraternita” si apprende che “mancano documenti per sapere l’epoca della fondazione, abbiamo i Capitoli approvati da Francesco Borbone (1829) con firma del Segretario di Stato (Marchese) Favara… “abito che vestivano i fratelli era la cappa nera, oggi abolita… I confrati non pagano veruna somma, quindi, hanno l’onore dell’accompagnamento alla Croce. Vi è un Cappellano Beneficiale stipendiato con L.150 come cappellano e L. 6 come beneficiale, esso è rispettato dai superiori e dai fratelli… Non si fanno questue in chiesa ne fuori…”.

Un “ruolo dei confrati” del 10 novembre 1910, ne annovera 67.

Un “ordine del giorno” per discutersi domenica 6 gennaro 1912″ verte sui seguenti articoli:

“Art. 1 – Tutti i confrati restano da oggi innanzi obligati, avvenuta la morte di un fratello ad accompagnare la salma al Campo Santo preceduto dalla Croce col teschio che è il nostro vessillo.

Art.2 – I Confrati della nostra compagnia eligeranno un cassiere tra i confrati, al quale ogni fratello verserà, previa ricevuta, quella somma annuale che crederà possibile e a lui conveniente; quale somma resterà a beneficio individuale di colui che la paga per averne celebrate tante messe a L. 2 ciascuna nel giorno che cesserà di vivere, a vantaggio dell’anima propria.

Art.3 – Tutti coloro che sopportano di malanimo di appartenere alla nostra Compagnia potranno liberarsene presentando a questa Amministrazione formale rinunzia per iscritto.

Tra il materiale documentario (secc. XVI-XX) particolare interesse riveste quello concernente l’Amministrazione della Compagnia e della Chiesa di S. Orsola, con gli atti delle eredità Pace, Geraci, Impallaria, Gerardi, l’amministrazione dei piccoli legati nella Chiesa di S. Orsola, poi Opera Pia compagnia dei Neri, e, tra la documentazione più recente, “Giornali e libri di messe”, i “Conti dell’opera dell’Unione del grano delle anime del Purgatorio”, i “Verbali della Compagnia dei Neri”.

La Compagnia dei Neri, come le altre intimamente legata ed assoggettata al clero, di cui è tributaria e da cui riceve perciò protezione assurge ad un ruolo fondamentale “nel tentativo di modulare spiritualmente, secondo canoni religiosi ortodossi, la comunità civile” termitana nella quale opera efficacemente. In un contensto favorevole occupa spazi sempre più vasti fin quando sul finire del XVIII secolo, ad opera del Viceré Domenico Caracciolo, viene attuata una completa revisione delle norme statutarie “che regolamentano quelle associazioni spontanee di cittadini insinuando sospetti, interferendo nelle loro attività e sottoponendoli a divieti e costrizioni”. Tale situazione si mantiene costante fino all’Ottocento quando il mondo delle confraternite ritrova un nuovo ruolo ed una nuova collocazione.