Note sulla “Storia della filosofia” di Renato Composto di Piero Di Giovanni – N. 11 Dicembre 2000

Note sulla “Storia della filosofia” di Renato Composto di Piero Di Giovanni – N. 11 Dicembre 2000

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Per comprendere il testo di Storia della filosofia di Renato Composto, pubblicato da Umberto Manfredi nel corso degli ormai mitici anni sessanta del secolo ventesimo, bisogna rifarsi alla Storia della filosofia in Sicilia di Vincenzo Di Giovanni, pubblicata nel 1873, quando colui, che fu docente di discipline filosofiche e preside della facoltà di lettere e filosofia dell’Ateneo di Palermo, sosteneva che la storia della cultura nazionale di un popolo non è mai una totalità, ma un insieme di pezzi che compongono un mosaico ricco e complesso. Senza con ciò volere privilegiare le varie forme di provincialismo o di regionalismo, l’autore della Storia della filosofia in Sicilia intendeva sottolineare che le singole componenti di una cultura costituiscono una complessità ricca di significati, che, nel caso della filosofia, appunto, ha seguito un percorso irto e, a volte, scosceso, che da autori, come Empedocle di Agrigento o Gorgia da Leontini, conduce a personaggi, come Vincenzo Miceli e la sua scuola monrealese o a Benedetto D’Acquisto e Simone Corleo, che aprirono l’Ateneo palermitano alla contemporaneità della cultura nazionale ed europea nel dialogo e nel confronto con le altre espressioni culturali (non ultime la scienza e la psicologia).

In questo caso la memoria, ancor prima che allo stesso Renato Composto, conduce a Giuseppe Maria Sciacca, docente di Storia della filosofia a Magistero e a Lettere nel corso della seconda metà del secolo e per molti maestro di vita; proprio a Giuseppe Maria Sciacca si deve l’Appendice di aggiornamento alla Storia della filosofia in Sicilia di Vincenzo Di Giovanni, relativa al periodo tra il 1870 ed il 1950, pubblicata nel 1985 per i tipi della Casa Editrice Cappelli di Bologna su iniziativa della selezione palermitana della Società Filosofica Italiana.

Nel caso di Renato Composto ci troviamo di fronte ad un intellettuale e ad un uomo di scuola che proprio da Palermo ha saputo dare molto alla cultura e alla comunità del tempo, certamente in momenti ed in anni difficili che sarebbero diventati difficilissimi. In un periodo in cui non era ancora di moda scrivere un manuale di filosofia ed elaborare ad ogni costo nuove metodologie didattiche, il testo di colui che fu prima docente e poi preside di liceo si compone di due volumi, il primo (pubblicato nel gennaio 1966) va Dalle origini a Kant e consta di 335 pagine, il secondo (pubblicato nell’aprile 1970) riguarda Il pensiero contemporaneo e consta di 297 pagine. Si tratta quindi di un testo scolastico snello e scorrevole, che non ha la presunzione di contenere una storia universale dell’umanità, come nel caso (anch’esso positivo) del testo di Carlo Greca, tutto contenuto in un solo volume di 435 pagine, pubblicato nel medesimo periodo storico. Il testo di Renato Composto, per certi versi, anticipa l’orientamento di questi ultimi anni, di non confondere un manuale scolastico con un’enciclopedia comprendente una miriade di brani antologici, che possono più confondere che agevolare il percorso formativo, che va seguito sia da parte del docente sia da parte dei discenti (nelle rispettive competenze dei ruoli); il testo scolastico, quando è scritto da persona competente e bene informata, deve fornire informazioni rapide ed immediate, soprattutto nel caso del vasto programma di filosofia, che comprende oltre venticinque secoli di autori e di testi, rispetto ai quali bisogna saper operare una opportuna selezione.

Nel primo volume Composto offre una breve introduzione storica delle varie correnti filosofiche, partendo dalla filosofia greca e romana, passando a quella medievale (la patristica e la scolastica), sino a giungere a quella moderna (empirismo e razionalismo), per chiudere con Kant, opportunamente considerato il punto di arrivo della modernità ed il punto di partenza della contemporaneità.

“L’ampiezza e la profondità speculativa del pensiero Kantiano – sostiene Composto – riverberano l’esigenza del Criticismo sulle sistemazioni successive: così, non soltanto coloro che intesero sviluppare le premesse kantiane o valutare aspetti particolari della complessa architettura, ma anche coloro nei quali si ripresentarono esigenze che Kant non aveva inteso o che aveva ritenuto di superare, ebbero sempre un punto di riferimento fondamentale nel Criticismo” (vol. I, pag.326).

Il secondo volume evidentemente riguarda l’ottocento ed il novecento, offrendo un quadro completo delle filosofie dell’ottocento con le varie correnti di pensiero che si sviluppano sul piano dell’anti-idealismo alla morte di Hegel (1831). Dopo avere esaminato romanticismo, idealismo e post-kantismo, è la volta della filosofia della restaurazione e quindi di tutti i movimenti che si determinarono e si svilupparono in polemica all’idealismo; il realismo di Herbart, il volontarismo di Schopenhauer, la categoria del singolo di Kierkegaard, il materialismo storico, il positivismo non sfuggono all’attenzione e all’intelligenza del suo autore, che sa guardare con occhio attento e scrupoloso pure alla filosofia italiana del tempo (Romagnosi, Rosmini, Gioberti, Mazzini). Il panorama della filosofia del secolo diciannovesimo è completato con l’esame della filosofia di Nietzsche, considerato dagli scritti giovanili (La nascita della tragedia) all’ultima sua opera (La volontà di potenza); il pensiero francese a cavallo tra ottocento e novecento (Boutroux, Bergson, Blondel); quello angloamericano (Bradley, James, Royce); quello tedesco (lo storicismo di Dilthey, il sociologismo di Weber, la filosofia dei valori di Windelband, l’intuizionismo di Simmel, la fenomologia di Husserl, la psicoanalisi di Freud); quello italiano (l’idealismo di Croce e Gentile, il pragmatismo di Vailati); quello spagnolo (Unamuno).

L’analisi storica e storiografica di Composto prosegue e si conclude con le filosofie del novecento: Jaspers e Heidegger, Ortega y Gasset, Marcel, Maritain, Wittgenstein, Whitehead, Dewey, Plekhanov, Lenin, Luxemburg, Lukács, Gramsci. Pur trovandosi in una condizione di obiettiva limitazione, per il fatto di scrivere negli anni sessanta il suo manuale risulta ben informato e ricco di autori e di correnti, in modo tale da mostrare una sicura consapevolezza sul piano del contenuto e del metodo. Difatti, pur potendo offrire un quadro completo solo della filosofia della prima metà del secolo ventesimo, di quella della seconda metà o, meglio, dell’immediato secondo dopoguerra lo stesso Composto sa di poter fare solo cenni, quasi a preludere tutte le avanguardie che si sarebbero sviluppate negli anni a venire. Ma mostra di comprendere e di anticipare che tutti i segmenti, che si sarebbero sviluppati tra gli anni sessanta e la fine del secolo ventesimo, avrebbero trovato la loro radice nell’humus della filosofia della prima metà del secolo. Ci sembra di cogliere questa felice intuizione nel lavoro di Renato Composto, proprio in alcune parole poste nel Commiato al suo testo, dove dice appunto: “ci sembra che dopo il secondo conflitto mondiale, di là dal contrapporsi dei “blocchi” maggiori, di là dalle crisi che possano, in essi, corrodere ora la “civiltà dei consumi”, ora il raffiorante stalinismo, entro la più ampia società umana gli uomini abbiano veramente posto un tema il cui arco di svolgimento è appena all’inizio” (vol.II, p. 291).

Senza dubbio nel testo di Composto compaiono alcuni vuoti; ad esempio la Scuola di Francoforte (Marcuse, Adorno, Horkhaimer), lo strutturalismo, la filosofia del linguaggio. Ma, sebbene si tratti di movimenti di idee sorti ad inizio di secolo, in effetti si sono sviluppati nell’ultimo quarto di secolo; di questi fenomeni culturali si è cominciato a parlare (almeno in Italia) proprio negli anni in cui Renato Composto licenziava il suo manuale per l’editore Umberto Manfredi, pure lui docente (di lettere classiche) e impareggiabile maestro di vita, artigiano della cultura e fine intellettuale di un tempo, che oggi rimpiangiamo insieme a tanti altri amici di sempre, passati a miglior vita.

In ogni caso Renato Composto, Umberto Manfredi (con Giuseppe Maria Sciacca, G.B. Palumbo) furono uomini tutti di un pezzo che ci insegnarono, non solo le discipline filosofiche o letterarie, ma pure e soprattutto le regole del buon gusto, della lealtà, della correttezza, che certamente noi giovani (allora) non potevamo trovare dentro le aule dell’ateneo o del liceo, ma nel cuore, ancor prima che nel cervello.

Chissà che un giorno non si possa costituire una biblioteca di libri preziosi, come questo di Composto ed altri ancora.

E raccogliere il suo affettuoso monito: “guardando alla storia del pensiero umano, nel suo porsi, lungo il corso dei secoli, ora come sintesi, ora come fulcro del progresso della civiltà, ciascuno affronti con umiltà il cammino che è suo destino di compiere” (vol.II, p.291)