Reportage di Carlo Pollaci per l’I.S.S.P.E.
Con il termine Barocco, derivante forse dallo spagnolo barrueco e dal portoghese barroco o anche dal francese baroque, che stanno a indicare una particolare perla dal profilo irregolare, si designa l’ampia corrente artistica che prende vita a partire dal Concilio di Trento, per affermarsi prepotentemente in gran parte d’Europa nel ‘600 per infine affievolirsi e concludersi nel secolo dei Lumi. È quindi la sua stessa denominazione ad alludere, fin da subito, a caratteristiche quali la preziosità e l’esuberanza creativa, che unitamente a emozione, stupore, passione e fantasia, monumentalità e teatralità, ne costituiscono i fondamentali caratteri identitari.
La Sicilia, sotto il governo dei vicerè spagnoli, s’inserisce rapidamente nel fervore del rinnovamento artistico, ma anche sociale ed economico, del Barocco, che si lega strettamente a quello religioso della controriforma, diventandone ben presto uno dei maggiori centri propulsivi.
Una particolare declinazione del tardo Barocco, usualmente denominato Barocco siciliano, in particolare riscontrabile negli insediamenti della Val di Noto gravemente danneggiati, se non rasi al suolo, dal terribile terremoto del 1693 (che interessò gran parte della Sicilia sud-orientale, con magnitudo stimata tra l’XI e il VII grado della Scala Mercalli), ne costituisce un unicum nel panorama artistico mondiale per l’eccezionale qualità e l’esuberanza creativa delle realizzazioni, soprattutto nell’ambito dell’architettura.
A seguito del terremoto i vasti interventi di riedificazione offrirono l’occasione per ripensare radicalmente l’assetto urbanistico delle città distrutte o danneggiate, cogliendo opportunità irripetibili per un profondo rinnovamento del patrimonio architettonico e artistico. Così su strade ampie e regolari e vaste piazze, che prendono il posto degli antichi tracciati, si allineano chiese, monasteri e palazzi, con imponenti scalinate e maestose facciate dalla complessa geometria, vere e proprie quinte scenografiche a cielo aperto che, ieri come oggi, irretiscono lo sguardo.
Il sito comprendente otto città della Val di Noto: Catania, Caltagirone, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa Ibla e Scicli è stato inserito dall’UNESCO, dal 2002, nella lista del Patrimonio dell’Umanità.
Questo reportage, costituente parte di una più ampia e non conclusa ricerca fotografica, è stato realizzato tra Modica, Scicli, Ragusa, Donnafugata, Comiso e riguarda più i dettagli delle architetture che gli insiemi: trabeazioni, portali e colonne, balconi sorretti da mensole scolpite, panciute inferriate in ferro battuto, sculture, mascheroni, putti, ecc., concepiti per suscitare ammirazione e stupore, dove emerge esuberanza decorativa, bizzarria, gusto per il grottesco, fantasia non disgiunta da stravaganza, oltre che eleganza e maestria tecnica.
Le fotografie sono state scattate con apparecchi fotografici analogici, personalmente valutando la granulosità propria della pellicola fotografica particolarmente idonea a sovrapporsi a quella materica della pietra corrosa dal tempo.
Palermo, 1 giugno 2021
Testo e foto © 2021 Carlo Pollaci
Indicazione dei luoghi delle riprese fotografiche
- Scicli
- Donnafugata, Castello
- Donnafugata, Castello
- Scicli, Chiesa e Convento del Carmine
- Scicli, Chiesa di San Michele Arcangelo
- Scicli, Chiesa di San Giovanni Evangelista
- Scicli, Palazzo Beneventano
- Scicli, Palazzo Beneventano
- Scicli
- Ragusa Ibla
- Modica
- Scicli
- Scicli
- Modica
- Modica, Chiesa di San Pietro
- Modica, Duomo di San Giorgio
- Modica
- Comiso
- Ragusa Ibla, Ciesa di San Giuseppe
- Ragusa Ibla
- Scicli
- Ragusa Ibla
- Ragusa Ibla
- Ragusa Ibla
- Donnafugata
- Ragusa Ibla, Giardino Ibleo
- Ragusa Ibla
- Ragusa Ibla
- Ragusa Ibla
- Ragusa Ibla, Duomo di San Giorgio