Mi giunge il 30 marzo dell'anno scorso questa lettera da Trapani: "Sono Emanuele figlio del poeta Turi Toscano a cui lei gentilmente ha scritto l'introduzione di due suoi libri di poesia dialettale siciliana. Le scrivo per farle sapere che mio padre dopo una lunga e tormentata malattia è deceduto il 5 di marzo. Colgo l'occasione per ringraziarla anche a nome di tutti i miei famigliari, per dirle grazie per la stima e amicizia che ha avuto nei confronti di mio padre. Distinti saluti".
Una lettera asciutta, drammatica, dignitosissima. Sì, me lo aveva fatto conoscere nel 1989 Nino De Vita e si sviluppò tra noi un'amicizia riguardosa e sincera. Turi Toscano volle abbonarsi al mio "Giornale di Poesia Siciliana" e io lo stimai subito poeta validissimo. E uomo gentile e di grande cuore. Lo convinsi a partecipare ai due Convegni di poesia siciliana che organizzai a Barcellona Pozzo di Gotto sotto l'egida della "Corda Fratres" barcellonese presieduta dal giudice Franco Cassata e sulla base di una idea che era partita dallo scrittore Melo Freni. S'ebbe Turi Toscano gli apprezzamenti di Ignazio Buttitta, ch'era tra noi e lo feci conoscere a Pietro Tamburello che ne restò incantato. Poi, agli inizi del 1991 Turi Toscano mi portò a Palermo un fascio di poesie che intendeva pubblicare con la mia prefazione. Ne fui lieto e così nacque il volume fortunato La sorti du pueta. Veniva spesso a casa mia, e mi portava sempre una enorme confezione del "suo" sale che per lungo tempo insaporì la mia mensa e quella dei miei parenti con i quali condividevo quel sale che da solo non avrei potuto mai smaltire in tempi ragionevoli.
Infine Turi andò in pensione. Diradò le sue visite e seppi che stava male. Rispettai il suo silenzio, la sua lunga sofferenza. Poi, l'anno scorso quella lettera del figlio Emanuele. Ora è trascorso quasi un anno e mezzo dalla sua scomparsa. Anche Pietro Tamburello ha lasciato il mondo. Ed io voglio ricordare Turi Toscano ai suoi amici pubblicando la prefazione che scrissi per il suo libro di versi (La sorti du poeta) che nel titolo evoca il destino del poeta, di un poeta che fu salinaro.
Il poeta trapanese Turi Toscano ha la mia stessa età, ma tutta l'aria di sale che egli ha respirato nella sua lunga esperienza di "salinaro", il sole forte dell'estate allo Stagnone e il vento del mare, maestrale o scirocco, hanno scritto sulla pelle scura del suo volto le loro leggende dandogli così una espressività intensa che è quella dei figli della terra di Sicilia. Egli è un re e il suo regno è la salina, la salina Ettore dove spiccano antichissimi mulini a vento, e dalla quale si guarda vicinissima l'isola di Mozia. Un regno incantato questo delle saline nel marsalese, che compensa con la sua pace d'un bianco illimitato e con gli azzurri silenzi del mare, le fatiche dure dell'uomo che lavora il sale. Uno di quei regni sconosciuti ai più, inesplorati e fascinosi, oggi dimenticati da un'economia sempre più informatizzata, vocata alle raffinatezze della tecnologia, ma sempre meno umana, e perciò distante dalla cultura e dalla civiltà che l'uomo costruisce con le proprie mani.
Ed egli, Turi Toscano, tenace lavoratore del sale e poeta vivo, lì tra cielo e mare, se ne sta a fare bianco, immacolato il sale. E canta come lo può fare un vero poeta del popolo, che del popolo è figlio autentico e voce fedele. Turi Toscano è un poeta che scrive i suoi versi nella lingua antica di Sicilia, o meglio in quel "ramo" linguistico che ha messo radici e sementi nella terra del trapanese e nella sua cultura millenaria.
Un poeta come Turi Toscano, che prima ancora di affinare il verso - ma lo ha già fatto con l'istintiva maestria e con la grazia sapiente degli autentici poeti popolari della nostra migliore tradizione - di modulare il suo canto sul ritmo del mare (perciò forse, e non solo per irrevocabile fedeltà alla tradizione poetica siciliana, egli ama cadenzare i suoi versi preferibilmente sull'endecasillabo, sull'ottonario, nel rigore del sonetto o dell'ottava siciliana) ha dovuto conquistare i segreti della scrittura, di quella scrittura che gli fu negata dopo la seconda elementare, in quella tenerissima età in cui tutti impariamo a leggere e a scrivere. E poi ha saputo scavare dentro le parole, scoprirne le potenzialità evocative, reinventarne le significazioni in forza di una creatività sempre rispettosa del mondo reale fatto di uomini, di affetti, di natura, di tempo, di stagioni. Qui mi pare che siano il senso e il valore dei tracciati poetici di Turi Toscano, che sono tracciati di poesia in quanto sono nell'essenza tracciati di vita e di umanità. In una intervista rilasciata ad un quotidiano siciliano (di lui, di Turi Toscano, hanno scritto in tanti, da Gesualdo Bufalino a Vincenzo Arnone) egli diceva di non avere avuto maestri "se non quelli della prima e della seconda elementare, le uniche classi che ho frequentato", ma pure di ricordare alcune figure importanti nella sua vicenda culturale e letteraria. E parlava di "Turi Sucameli, anch'egli poeta dialettale quando mi ha fatto capire che il siciliano è una lingua. E anche il compianto Emanuele Angileri che mi ha dato utili suggerimenti, e Nino De Vita più di tutti: a lui devo la pubblicazione delle mie raccolte".
Da questo è partito Turi Toscano, dalla tenacia di studi da autodidatta, dal rapporto vivo con le persone che lo hanno spinto a dare alla luce i suoi versi. Così di lui scrive infatti Nino De Vita: "Autodidatta, nell'impegno costante della propria volontà e intelligenza, Turi Toscano è riuscito a raggiungere in poesia - nel ritmo e nel suono, nel farsi e nell'esprimersi del verso - risultati davvero apprezzabili". Ma questo giudizio riguardava Vuci di salinaru, il primo libro di questo nostro vivacissimo poeta trapanese pubblicato nel 1982, un libro fortunatissimo se ha avuto ben sei ristampe fino al giugno 1989. Un libro dove i protagonisti sono il mare, le saline, la terra madre, il mondo concreto degli affetti familiari e della casa, posti a base solida di tutta l'esistenza umana.
Ma già matura padronanza del discorso poetico e delle sue forme, che caratterizzano lo stile di Turi Toscano, c'è in Ora chi si fa sira, il secondo volume di componimenti dialettali pubblicato nel gennaio del 1985.Anche qui dominano le ottave dall'ampio respiro poematico, e le quartine, e gli ottonari, i sonetti, il rispetto rigoroso per la rima: un libro che conserva luminosa l'andatura della poesia popolare siciliana. Io vi trovo più rimarcata, rispetto al primo libro, una filosofia della vita che dà senso ai temi cui è fedele Turi Toscano. Al di là delle difficoltà della vita, dei dolori umani, delle ingiustizie che colpiscono il più debole e il più povero, al di là d'ogni male tra gli uomini, il mondo è sempre bello. E sopra d'ogni cosa c'è la giustizia divina. "Lu mari fici strata e si grapiu/la so putenza Diu la dimustrau/pi scrittu poi detti lu trattatu/chiddu chi manca veni casticatu" (da Lu munu è 'na rrota).
E può dirsi che i poeti autentici del nostro popolo, quelli che hanno dato la prima forma e la prima voce ai nostri migliori canti tradizionali, e dei quali si sono perduti nel tempo il nome e la memoria, erano certamente uomini come Turi Toscano, temprati dalla vita, ma attenti di mente e di cuore ai valori alti dell'umanità, della poesia, della civiltà. Saggezza e liricità, canto e meditazione, gioia e dolore, speranza ed esperienza, si incontrano e nella poesia si fondono. Così la poesia è amata perchè diventa voce di verità che non inganna, che trasmette e tramanda tra i figli del popolo il canto e la saggezza.
La poesia diventa perciò maestra di vita, e il verso diventa veicolo proverbiale di insegnamento. Ed è questa l'idea di poesia che troviamo netta in Turi Toscano, il quale torna al suo pubblico con questa terza raccolta di marcato impegno poetico. Non c'è un Turi Toscano nuovo, inedito: è quello che abbiamo descritto fino ad ora. In questa terza raccolta nutrita e corposa, la scommessa del poeta investe i grandi temi dell'amore e della pace. E su tutto aleggia il sentimento antico di un cristianesimo devoto, tutto cuore e fede viva. Nè mancano, nella struttura stessa del poetare, andamenti meliani, talvolta echi d'Omero.
Così Turi Toscano, poeta delle saline, "curatolo" tra i salinari e salinaro di lunga sapienza, continua il suo cammino nel cuore antico della poesia.