Il 14 marzo 1851, Emerico Amari(1) interruppe la propria collaborazione come redattore de La Croce di Savoia ed allo stesso tempo sospese la paziente compilazione del registro nel quale annotava tutti i numeri del quotidiano con i singoli articoli pubblicati.
A centocinquant’anni da quel giorno viene alla luce un incartamento che riapre la discussione sull’identificazione degli autori dei pezzi anonimi pubblicati su La Croce di Savoia e che consentirà di ampliare le nostre conoscenze su questo giornale.
La scoperta è il risultato di una ricerca che ho condotto di recente sul ricco fondo di manoscritti di Amari conservato presso la Biblioteca Comunale di Palermo e in gran parte ancora inedito.
Il documento consiste in un piccolo registro autografo che indica accanto al titolo di tutti gli articoli, apparsi fino al 14 marzo, le iniziali degli autori.
Grazie a queste carte oltre a conoscere l’autore di ogni articolo potremo valutare l’importanza del contributo dei singoli redattori e soprattutto di Amari.
L’attività politica e l’opera scientifica di Emerico Amari infatti risultano ancora ad oggi in gran parte prive di quegli adeguati studi ed approfondimenti che meriterebbero. Particolarmente trascurati sono soprattutto gli anni dell’esilio che l’illustre filosofo e giureconsulto palermitano trascorse a Genova dal 1849 fino al compimento dell’unità nazionale e che appaiono caratterizzati da un notevole impegno negli studi e nella divulgazione del proprio pensiero. È certo che Amari svolse in tale periodo un’intensa attività giornalistica di cui sappiamo purtroppo ben poco. Di notevole interesse potrebbe risultare proprio l’indagine sulla collaborazione di Emerico Amari al giornale La Croce di Savoia. Infatti anche gli studi su questo quotidiano non sono molti e, come già accennato, sconosciuto resta il contributo dei singoli redattori.
Nel periodo compreso tra il 22 giugno 1850 ed il 30 aprile 1852 a Torino viene pubblicato, ad opera di esuli siciliani, il quotidiano La Croce di Savoia con un programma editoriale che si ispira ai principi liberali, federalisti e del liberismo economico.
L’iniziativa nasceva dalla vulcanica personalità di Francesco Ferrara(2) che, già molto in vista nel panorama culturale torinese grazie alla cattedra di economia politica da lui tenuta presso la locale università, in Piemonte si era distinto nel campo del giornalismo con la collaborazione al giornale Il Risorgimento di Cavour, dalla cui redazione si era allontanato polemicamente nel marzo del 1850.
Per il Ferrara l’attività giornalistica era irrinunciabile(3) e dopo la rottura con Il Risorgimento, a distanza di neanche un mese, si impegnò nel tentativo di creare un proprio periodico che, grazie alla collaborazione di altri siciliani, desse voce agli esuli sulle vicende politiche del Regno di Sardegna e sul processo risorgimentale in Italia.
Dopo vari tentennamenti nel giugno del 1850 andò in stampa La Croce di Savoia, quotidiano liberale vicino alla sinistra di Rattazzi, il quale diede un contributo finanziario necessario per l’avvio dell’impresa.
Il giornale avrebbe dovuto essere nelle intenzioni del Ferrara "costituzionale - progressista; ove il bisogno lo vuole antirepubblicano; ma soprattutto non leggiero né sguajato ma, pieno di alta critica e di franchezza"(4). Il titolo rivela l’intento di volere stimolare l’impegno nazionale che, con la I Guerra di Indipendenza, la dinastia dei Savoia prese con gli italiani, in particolar modo gli esuli, di portare a compimento l’unificazione nazionale. Inoltre, nell’idea del Ferrara: "…ha tutti i vantaggi; anche quello di divenire un giornale protezionato dal Re, il quale quando occorre si mostra assai generoso verso la buona stampa"(5).
Gli altri siciliani che collaborarono come redattori de La Croce di Savoia furono Emerico Amari, il cui contributo era considerato dal Ferrara necessario ed insostituibile, e Vito D’Ondes Reggio.
Gli articoli spaziavano dalla cronaca politica sabauda a quella nazionale ed anche europea, dalla polemica con la stampa piemontese alla divulgazione del pensiero liberale e liberista dei suoi autori. Il leitmotiv principale era il federalismo e l’opposizione al centralismo amministrativo, insieme alla libertà di commercio che è oggetto dei numerosi articoli dedicati ai trattati doganali stipulati dal Regno di Sardegna.
Gli scritti de La Croce di Savoia rappresentano degli esempi rilevanti del pensiero politico ed economico del Risorgimento e soprattutto del contributo che ad esso diedero i più importanti rappresentanti dell’intellighenzia siciliana, quali Amari e Ferrara.
Tuttavia, nonostante l’indiscutibile valore di questa esperienza editoriale, come già accennato, oggi il livello di conoscenza su di essa è notevolmente scarso e inadeguato.
La Croce di Savoia può essere ancora definita inedita visto che non solo non esistono studi ad essa interamente dedicati e manca una pubblicazione dell’intera sua raccolta, ma soprattutto perché la stragrande maggioranza degli articoli risultano ancora anonimi, in quanto Ferrara nei giornali che dirigeva aveva l’abitudine, tra l’altro molto diffusa nel XIX secolo, di non fare firmare ai redattori i loro contributi.
Le uniche scarne notizie che possediamo sono riportate in La stampa italiana del Risorgimento a cura di F. Della Peruta (Laterza, 1979) che indica La Croce di Savoia come : "… portavoce diretta di Rattazzi e del centro - sinistro …", un quotidiano che: "… finché fu diretto da Ferrara, fu un giornale di buona fattura e redatto con intelligenza, ma con l’uscita dell’economista siciliano la sua fisionomia divenne via via più scialba"(6).
Il solo studio che ha dato un certo spazio al giornale rimane La Stampa delle Opere Complete di Francesco Ferrara che nei volumi VII ed VIII riporta una sessantina di articoli che si presumevano attribuibili al Ferrara. La maggior parte degli articoli pubblicati ed inseriti è contenuta nel volume VII a cura di Federico Caffè e Francesco Sirugo edito nel 1970 a Roma dove sono riportati quei pezzi che il grande economista Caffè (noto oltre che per il proprio valore anche per la sua misteriosa scomparsa nel nulla che ricorda quella di Ettore Majorana) ha ritenuto con valido, anche se non sempre fortunato, criterio filologico fossero opera del Ferrara. Il volume VIII, del 1976, a cura di Riccardo Faucci pubblica un’altra decina di articoli che in base ad analoghi criteri di attribuzione vengono fatti risalire sempre al Ferrara. Occorre precisare che i volumi si limitano a riportare i testi degli articoli, con alcune indicazioni sui criteri di attribuzione nelle note, non corredati però da un’adeguata analisi de La Croce di Savoia nel suo insieme.
Tuttavia, l’esiguità degli articoli rintracciati, presumibilmente attribuiti all’economista siciliano, unita al fatto che questi presentano un’eccessiva omogeneità nei temi rispetto ai vasti argomenti trattati sul quotidiano, probabile conseguenza dei criteri di attribuzione e del maggiore interesse di economisti e storici del pensiero economico verso il tema del liberismo, ci offre un quadro piuttosto ridotto dell’attività de La Croce di Savoia e del pensiero dei suoi autori.
Ostacolo allo studio del quotidiano torinese è anche la difficile reperibilità delle copie. Ne esistono alcune raccolte incomplete a Torino ed un’unica collezione completa a Roma presso la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea. In Sicilia, invece, non esiste nessuna copia, cosa singolare se si considera che gli autori erano siciliani.
Di recente, comunque, il saggio di Riccardo Faucci, L’economista scomodo. Vita e opere di Francesco Ferrara(7) contiene informazioni più dettagliate e precise sulla nascita e sull’attività de La Croce di Savoia grazie ai preziosissimi carteggi del Ferrara(8) che Pier Francesco Asso, docente di storia del pensiero economico dell’Università di Palermo, ha pazientemente rintracciato e raccolto. Questi carteggi, oltre a fare maggiore chiarezza sulla genesi e sulla vita del giornale, fanno emergere l’importanza del contributo degli altri redattori e soprattutto dell’Amari, fino a quel momento trascurato ed ignorato negli spazi dedicati sia nelle Opere Complete che nel saggio di Della Peruta. Inoltre dal carteggio comincia ad emergere la possibilità che alcuni degli stessi articoli attribuiti al Ferrara possano essere opera degli altri redattori.
In realtà tra i pochi studiosi palermitani di Emerico Amari la collaborazione di questi a La Croce di Savoia era nota e veniva considerata pari a quella del Ferrara.
Già le biografie di Amari, postume alla sua morte, prima tra tutte per completezza quella di Francesco Maggiore Perni(9), lo indicano come uno degli autori del giornale. Eugenio Di Carlo, docente di filosofia del diritto dell’Università di Palermo, in un suo saggio del 1948 intitolato E. Amari(10) riporta che: "… collaborò al quotidiano Croce di Savoia, che iniziò le sue pubblicazioni nel 1850 sotto la direzione del D’Ondes, del Ferrara e dell’Amari stesso, con programma federalista"(11). Di Carlo riporta ancora qualche altra informazione sul giornale che, nelle note, indica di avere tratto da una lettera del D’Ondes Reggio al Mittermaier(12) e probabilmente le notizie in possesso dello studioso palermitano scaturiscono esclusivamente dalle biografie e dai carteggi dell’Amari e del D’Ondes Reggio che ebbe l’occasione di curare. Ciò spiegherebbe come mai in questo caso la partecipazione del Ferrara, ideatore e direttore de "La Croce di Savoia", resti appena accennata e scarsamente considerata e del resto lo studio del Di Carlo è precedente alla stampa delle Opere Complete di Francesco Ferrara.
Il contributo di Amari a La Croce di Savoia è preso in considerazione qualche anno dopo da Giuseppe Lumia nello scritto Economia e politica nella vita e nelle opere di Emerico Amari(13) che tuttavia non aggiunge nulla di più a quanto già detto da Di Carlo. L’autore indica nelle note(14) di avere cercato copie dei numeri del giornale ed attesta la loro assenza presso tutte le biblioteche palermitane, cosa che considera singolare supponendo che Amari di ritorno dall’esilio a Palermo ne abbia portato una raccolta.
Uno studio sul contributo di Amari a La Croce di Savoia, come anche degli altri redattori, è ad oggi ancora mancante e necessariamente dovrà essere condotto sulla raccolta esistente a Roma, che pare sia l’unica completa, e tenendo conto del ricco carteggio del Ferrara(15) curato da Asso.
Resta, comunque, il difficile problema dell’attribuzione della paternità degli articoli che neanche il carteggio ed i possibili scrupolosi criteri filologici da adottare riuscirebbe a risolvere.
Un aiuto decisivo ed insostituibile a questo punto potrebbe venire proprio dall’incartamento inedito che da pochi giorni ho trovato tra i manoscritti di Amari. Il documento è conservato con la segnatura 5 Qq .C.21 nella Miscellanea di varie scritture dal 1850 al 1852 durante la dimora a Genova e gli è stato erroneamente attribuito, al momento della conservazione, la denominazione di Notande tratte dalla lettura di giornali dal 1850 al 1851.
L’inconfondibile grafia, per altro di non agevole lettura, che risulta identica in altri manoscritti già noti, ci lascia certi che si tratti di un autografo di Emerico Amari.
L’incartamento consiste di trentatré fogli di cui trentuno costituiscono il vero e proprio registro, un foglio appare come un conteggio dei contributi dei singoli redattori ed un altro è pieno di appunti sempre inerenti ma di difficile interpretazione.
Il registro annota sul margine sinistro dei fogli una progressione numerica, al centro i titoli degli articoli e le iniziali degli autori, sulla destra il numero del giornale e la data. Il periodo preso in considerazione si apre con il primo numero del 22 giugno 1850 e si chiude con quello del 14 marzo 1851, giorno in cui cessa la collaborazione di Amari come risulta anche dai carteggi di questi con Ferrara(16).
Il titolo dell’incartamento è Registro degli articoli originali dei redattori. Indicazione degli atti ufficiali, leggi o progetti contenuti nella Croce di Savoia. Probabilmente il registro veniva tenuto per sopperire all’anonimato imposto dal Ferrara sugli articoli, cosa che pare infastidisse molto Amari, e per ragioni legate alla retribuzione per la collaborazione e la divisione degli utili.
Da un primo esame emerge che: gli articoli sono spesso abbreviati o non coincidono perfettamente nel titolo con quelli stampati(17), probabilmente per modifiche e correzioni sopravvenute negli ultimi momenti; che l’autore appone simboli e percentuali accanto alle varie voci, soprattutto del Ferrara; che in alcune pagine cambia di poco il criterio di incolonnare.
In un prossimo impiego del registro occorrerà tenere presente che nell’ottobre 1850 avvenne qualche errore di trascrizione, poi corretto, che crea difficoltà nella lettura. Appare presente il frequente uso di parentesi che sembra vogliano rimarcare l’attribuzione degli articoli.
Il foglio contenente il conteggio dei contributi dei redattori si ferma in data 28 febbraio e presenta oltre ad una tabella abbastanza chiara anche dei calcoli che in realtà appaiono parecchio confusi. Tuttavia è immediato alla lettura riscontrare che il numero degli articoli scritti da Amari fosse il più consistente, seguito a distanza da Ferrara e da D’Ondes Reggio.
Da un primo raffronto con gli articoli inseriti nelle Opere Complete risulta errata l’attribuzione al Ferrara di alcuni di essi che nel registro vengono indicati come opera di Amari ed in due casi del D’Ondes Reggio.
Tale scoperta è naturale che nei prossimi giorni consentirà di correggere puntualmente le attribuzioni degli articoli già operate e soprattutto di completarle per tutti i numeri fino al 14 marzo 1851. Inoltre offrirà l’occasione di portare a termine uno studio completo su La Croce di Savoia che ancora oggi manca.
Sarà così possibile conoscere meglio gli apporti dei singoli autori ed approfondire ulteriormente lo studio del pensiero politico ed economico di Emerico Amari, di Francesco Ferrara e di Vito D’Ondes Reggio insieme al contributo da essi dato al dibattito culturale e politico del Risorgimento nazionale.
NOTE:
(1) Nacque a Palermo nel 1810 e morì ivi nel 1870. Si distinse come giurista e uomo politico anche per essere stato uno dei principali protagonisti nel 1848 durante le vicende siciliane e per essersi schierato contro i Borboni. Fu deputato al Parlamento palermitano e, successivamente, esule in Piemonte. Tra i suoi numerosi scritti la Critica di una scienza della legislazione comparata (1857).
(2) Per un’esauriente biografia si veda R. Faucci, L’economista scomodo. Vita e opere di Francesco Ferrara, Palermo, Sellerio, 1995.
(3) "…se io fossi calzolajo, trovandomi in esilio procurerei di ajutare me e i miei aprendo una bottega da scarpe. Io nacqui giornalista, non posso ajutarmi che a furia di tentativi giornalistici". Lettera di Francesco Ferrara ad Emerico Amari, 3 giugno 1850, in Epistolario Opere Complete di Francesco Ferrara, vol. XIII, a cura di P. F.Asso, Roma, Bancaria Editrice, 2001.
(4) Lettera di Francesco Ferrara ad Emerico Amari, 18 maggio 1850 in Epistolario Opere Complete di Francesco Ferrara, cit.
(5) Lettera di Francesco Ferrara ad Emerico Amari, 3 giugno 1850 in Epistolario Opere Complete di Francesco Ferrara, cit.
(6) La Stampa Italiana del Risorgimento, a cura di F. Della Peruta, Roma-Bari, Laterza, 1979, p. 482
(7) cfr. R. Faucci, op. cit.
(8) Si veda Epistolario…cit.
(9) f. Maggiore perni, Di Emerico Amari e delle sue opere, saggio letto all’Accademia di Scienze Lettere ed Arti il 18 dicembre 1870, Palermo tipografia Morvillo 1871 pp. 39-40.
(10) E. Di Carlo, E. Amari, Brescia , La Scuola Editrice, 1948.
(11) Ivi, pp. 34 - 35
(12) Ivi, p 35 nota. 27
(13) G. Lumia, Economia e Politica nella vita e nelle opere di Emerico Amari, in Il Circolo Giuridico L. Sanpolo, rivista di dottrina e giurisprudenza, Palermo, tipografia Michele Montaina, 1957.
(14) Ivi, p. 70 nota a.
(15) Si veda Epistolario…cit.
(16) Lettera di Francesco Ferrara ad Emerico Amari del 15 marzo 1851, in Epistolario Opere Complete di Francesco Ferrara, cit.
(17) Opere Complete di Francesco Ferrara, vol. VII, a cura di F. Caffè e F. Sirugo, Bancaria Editrice, Roma, 1970 e vol. VIII a cura di Riccardo Faucci, Roma, Bancaria Editrice, 1976.