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Presentazione a Palermo de «L’Isola furba» di Fabrizio Fonte

Nel corso della manifestazione, dopo i saluti di Carlo Pastena (Direttore della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana), Umberto Balistreri (Presidente ISSPE) e Fabio Tricoli (Presidente Fondazione Tricoli), interverrà Alberto Samonà (Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana). L’incontro sarà moderato dal giornalista Fernando Massimo Adonia.

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Sarà presentato a  Palermo, il 19 novembre presso la «Biblioteca Centrale della Regione Siciliana», il volume «L’Isola furba - Indicazioni e controindicazioni sulla Sicilia» di Fabrizio Fonte. In questo nuovo saggio l’Autore, daprofondo conoscitore della Sicilia e della sicilianità, conduce il lettore in un affascinante viaggio tra le pieghe più o meno note della storia recente dell’Isola, facendo emergere, in tutta la loro essenza, le aggrovigliate contraddizioni sociali ed economiche che da sempre la caratterizzano. D’altra parte la Terra di Sicilia, nel corso dei secoli, ha saputo, da un lato, generare un tessuto sociale, produttivo e culturale, grazie alla presenza di numerose eccellenze, anche di ottimo livello, e dall’altro, invece, ha consapevolmente tarpato le ali ad uno sviluppo diffuso tra la sua popolazione, relegandola ancora oggi, per i bassi livelli di qualità della vita, tra le ultime regioni d’Europa. C’è da dire che in passato in diversi hanno idealmente già provato a fotografare l’Isola tra le sue luci e le sue ombre. Su tutti va certamente ricordato Gesualdo Bufalino, che arrivò addirittura a coniare il neologismo di «isolitudine», che rappresenta in genere per i siciliani quel sentirsi «isole nell’Isola» e Fabrizio Fontegià a partire dal titolo, prende spunto proprio dalle riflessioni del celebre maestro-scrittore di Comiso, che, tra assoluzioni e condanne,individua tra le sue «cento Sicilie» anche una «sperta», cioè furba. Di norma, per l’Autore, a mettere in campo questa presunta furbizia sono gli onnipresenti «centri decisionali del potere», che sono oltretutto, molto spesso, in stretto contatto con la criminalità organizzata, che non si può negare che goda ancora, in particolare in alcune province, di un ampio consenso sociale, continuando a stringere nel “silenzio”, con taluni apparati pubblici, accordi affaristici e condizionandone, chiaramente, la gestione a proprio favore. Tuttavia, in questo quadro a tinte fosche, Fabrizio Fonte intravede una luce in fondo al tunnel, che però è indifferibilmente legata ad una «rivoluzione culturale» che i siciliani, e su tutti le nuove generazioni, devono porre in essere per poter legittimamente auspicare ad un vero, quanto concreto, riscatto dell’Isola, puntando magari, seriamente, sulle proprie «materie prime». A partire, ad esempio, dagli stessi beni culturali ampiamente diffusi sull’intero territorio e che potrebbero fungere da veri e propri attrattori economici, al fine di realizzare, attorno ad essi, una redditizia filiera che consenta al turista/visitatore di ricondurre, dopo aver fruito di servizi degni di questo nome, nei suoi luoghi di origine l’affascinante narrazione di un'Isola che è, per antonomasia, la culla delle civiltà del Mediterraneo.

 

Biblioteca Centrale

Per Giovanni Mannino

 

Giovanni Mannino, apprezzato ricercatore proveniente non dalla cultura accademica e paludata, ma dalla cultura militante, ha indubbiamente rappresentato  quanto di meglio poteva essere pubblicizzato sull’archeologia siciliana , ed in particolare sulle “grotte” del Palermitano, consideratane la sua approfondita, esaustiva disamina. Le sue faticose e stimolanti ricerche, i cui risultati costituiscono, anche e soprattutto, “osservazioni originali irripetibili”, sono precise  testimonianze su monumenti e sul patrimonio archeologico, nel frattempo scomparso. E tutto questo in un contesto particolarmente significativo di grotte, cavità, caratterizzato anche da raffigurazioni antropomorfe e zoomorfe graffite e dipinte. Ricerca, quella di Mannino, appassionata ed appassionante, protrattasi per più di settantant’anni, con esiti eccezionali, se si pensa alla scoperta del Villaggio Preistorico dei Faraglioni, ad Ustica, affascinante avventura archeologica, o ai due saggi di scavo eseguiti, nel 1970, a Grotta dei Puntali, a Carini, dove Mannino, grazie a una paziente opera di pulitura e lavaggio di circa… 500 pietre, “raccolte in parte nello scavo e quelle disperse nell’ambiente”, ha rinvenuto  anche una pietra con “una parziale figura graffita di bovide”. Produttivi e provvidenziali, poi, i … decenni di lotta allo scopo di impedire - è il caso di Grotta della Molara, nel territorio comunale di Palermo - che “una cava distruggesse le grotta” stessa: il successo pervenne con la demanializzazione della grotta e l’istituzione della Riserva Naturale Orientata “Grotta della Molara.  E alla grotta venne riservata un’attenzione particolare, in considerazione del fatto che Giovanni Mannino vi accertò “una sequenza di strati che vanno dal XII secolo fino all’Epipaleolitico con due sepolture mesolitiche”. Inaspettato il rinvenimento di una tomba “a grotticella”, scavata alla stessa quota del letto del Torrente Cannizzaro , a Palermo. La scoperta di decine di incisioni lineari e la figura di un piccolo cervo “colpito da zagaglie” nel Riparo della ‘Za Minica, o quelle della “Grotta delle incisioni”, a Capaci, costituiscono una chiara esemplificazione della sorprendente attività di Giovanni Mannino che ha sempre operato, in armonia con il suo carattere, con rigoroso impegno ed entusiastica adesione ad un progetto culturale di ampio respiro e di sicura e solida concretizzazione, sempre nel rispetto degli altri e nella consapevolezza di trasmettere al mondo scientifico, agli operatori culturali e alla Comunità tutta preziose informazioni e sicuri dati. 

Dell’indimenticabile Giovanni Mannino l’ISSPE ha pubblicato la “Guida alla preistoria del Palermitano. 

Umberto Balistreri

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Immagine tratta da Esperonews

Presentazione del libro “Le poesie di un Maledetto”

 

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La difesa costiera tirrenica

 

Giuseppe Longo

  

TESTIMONIANZE

Una storia della cultura in Sicilia 

 

In questo mese di dicembre 2020 celebriamo (lo avremmo voluto fare in altro modo) i quarant’anni di feconda attività dell’Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici, ma soprattutto la testimonianza del ruolo svolto dall’Istituto, un ruolo di utile e vivificante mediazione tra politica e cultura per la comprensione e la soluzione dei problemi della società siciliana nel quadro istituzionale autonomistico e in una prospettiva euro-mediterranea. Per raggiungere i propri obiettivi l’ISSPE (inserito tra gli Istituti di cultura regionali L.R. 154/80) ha inteso, ed intende, privilegiare l’organizzazione di convegni, seminari, conferenze, tavole rotonde, incontri-dibattito sui temi più significativi della società siciliana: lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, riforme elettorali ed istituzionali, autonomie locali, governo del territorio, difesa dell’ambiente, sviluppo economico ed occupazione, cultura e valorizzazione dei beni culturali, sanità, vivibilità urbana, difesa della famiglia e condizione femminile, lotta alla droga. La produzione editoriale ha supportato l’attività convegnistica e, oltre a proporre la stampa di atti di convegni e conferenze, ha trattato temi e problemi, figure ed avvenimenti col preciso intento di sensibilizzare l’opinione pubblica siciliana e di offrire nuovi stimoli per la riflessione storica e culturale. Ed il disegno progettuale dell’ISSPE, in merito, si può riconoscere in due filoni: il primo riguardante lo studio e l’approfondimento di figure ed avvenimenti, che possano essere un valido punto di riferimento per il richiamo della memoria storica, di una tradizione culturale ricca di umori vitali che può continuare a svolgere nel presente siciliano, contrassegnato da gravi fenomeni di disgregazione e di imbarbarimento del tessuto civile e sociale, un’utile funzione di ispirazione e coesione civile e sociale; il secondo, rivolto alla trattazione di problemi di particolare rilevanza nell’attualità siciliana nel duplice intento, attraverso una seria e documentata ricerca, di pervenire, da un canto, al loro chiarimento e, dall’altro, alla formulazione di una serie di proposte, che possano essere strumenti concettuali e giuridici validi sul piano delle soluzioni istituzionali e legislative. E le pubblicazioni, tuttavia, non sono state destinate, e non sono destinate soltanto agli “addetti ai lavori”, non vogliono avere un taglio esageratamente specialistico, e tanto meno accademico; piuttosto, per il loro carattere divulgativo, hanno principalmente lo scopo di stimolare il dibattito storico e culturale su argomenti generali di alto rilievo civile, di coinvolgere interessi di categorie, di aree territoriali e/o economiche, di particolari settori dell’opinione pubblica, di partecipare o avviare la discussione su problemi irrisolti o mal risolti; intendono, in definitiva, incidere, possibilmente con un apporto originale, qualificato di indicazioni, che abbiano il supporto della competenza e dell’impegno, nell’attuale fase di revisione della realtà storica siciliana, nel dibattito sulle motivazioni della profonda crisi della nostra società e delle istituzioni autonomistiche, per una ripresa del processo di complessiva crescita civile ed economico dell’Isola. Un impegno, quindi, che vuole essere di servizio per la Sicilia. L’attività è stata, ed è, adeguatamente pubblicizzata e partecipata non solo con l’invito alle proprie manifestazioni esteso alle componenti culturali, politiche, economiche e sociali interessate ai temi, ma con l’invio di programmi e pubblicazioni, secondo gli argomenti trattati. Un

metodo questo, che è segno non ultimo dell’impegno posto nella realizzazione delle finalità istituzionali dell’ISSPE perché il dibattito storico e politico nella Sicilia di ieri e di oggi sia, nel rispetto dei principi del pluralismo, quanto più possibilmente articolato e completo. 

Umberto Balistreri

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Quarant’anni di vita dell’ISSPE sono certamente un traguardo prestigioso per un Istituto di Alti Studi Culturali, sempre lontano dal conformismo e dalle consorterie, a volte vere e proprie mafie, accademiche culturali. Malgrado l’attuale e perdurante congiuntura che penalizza le istituzioni libere, come l’ISSPE appunto, nata dalla precisa volontà del legislatore siciliano, con mezzi assai scarsi con cui abbiamo dovuto anche fronteggiare le emergenze passate, oggi l’ISSPE prosegue con laboriosa parsimonia i suoi intenti e i suoi programmi, coadiuvato dal volontariato dei Soci e anche dalle tecnologie moderne come internet che, attraverso il nostro frequentatissimo sito www.isspe.it, diffonde cultura, come sempre ha fatto e saputo fare, potendo l’utente scaricare gratuitamente migliaia di pagine di libri e riviste. Se si ripercorre la vicenda dell’Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici, si potrà così notare l’estrema varietà degli interessi, un’ impronta storica e politica che certamente caratterizza da sempre i convegni e la stampa edita, senza però dimenticare le problematiche dell’economia, le urgenze del presente, le problematiche ambientali e quelle civili, i temi della socialità, della giustizia, la storiografia municipale,

l’arte e la letteratura. Mi hanno preceduto alla Presidenza dell’ISSPE figure veramente eminenti: Giuseppe Tricoli, Dino Grammatico, Francesco Virga, uomini di altissimo profilo morale, intellettuale e politico che grande impegno hanno profuso per l’ISSPE, per la sua crescita e autonomia. Se si sommano i volumi editi e se ne esaminano almeno titoli e pagine, si comprenderà la fedeltà attuale al fare cultura liberamente, con dignità e praticamente con contributi significativi. Continuiamo, celebrando fieri la nostra attività passata e ponendo attenzione al futuro, avvalendoci sempre più delle nuove forme di comunicazione, oggettivamente più ampie e con un modesto impegno finanziario. La nostra politica editoriale si misurerà - ove possibile e sempre con la trasparenza che ci contraddistingue - con il dibattito delle e sulle idee e non con gli schieramenti, tanto liquidi e mobili, quanto spesso culturalmente inconsistenti, attraverso pochi, ma scelti volumi da pubblicare in futuro e con il proseguo della nostra rivista, prestigiosissima, “Rassegna Siciliana di Storia e Cultura”. Mi si permetta, infine, di ricordare alcuni dei tanti protagonisti scomparsi che abbiamo ospitato fra un convegno, una conferenza, una mostra, un libro o nella pagina della rivista: Giorgio Almirante, Pino Romualdi, Giano Accame, Franco Servello, Guido Virzì, Giuseppina Russo Giudici, Marzio Tricoli, Franz Maria D’Asaro, Santi Correnti, Enzo Fragalà, Cristoforo Filetti, Francesco Enrico Accolla, Giovanni Cucco, Vito Cusimano, Benito Paolone, Alfredo La Grua, Aristide Mettler, Guido Morello, Vittorio Vettori, Francesco Grisi, Lino Piscopo, Nino Aquila, Giovanni D’Espinosa, Nuccio Fede, Pinuccio Tatarella, Nino Muccioli, Salvino Candido, Pino Amatiello, Francesco Brancato, Massimo Ganci, Giuseppe Cottone, Pietro Mazzamuto, Bent Parodi di Belsito, Giovanni Davoli, Enzo Giudici, Salvo Di Matteo, Nicola Pampalone, Lorenzo Purpari, indimenticabile dirigente e Amico. Non un semplice seppur doveroso elenco di nomi, ma una Memoria viva che rende così straordinaria la storia del nostro Istituto. Accanto a loro, tanti in piena attività e che tutti accumuniamo in un vivo ringraziamento per ciò che ci hanno dato e per quello che vorranno ancora darci. All’insegna della libertà e dell’autonomia della cultura.

Tommaso Romano

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L’ISSPE celebra, in questi giorni, i suoi primi quarant’anni di attività culturale. Nato per dare essenzialmente voce a chi voce, in particolare nel secondo dopo-guerra delù

Novecento, non ne aveva. L’ISSPE ha raggiunto, nel giro di poco tempo, una tale emancipazione dal sistema convenzionale da veder premiati, per l’interesse raccolto dalle sue pubblicazioni e dalle sue tavole rotonde, i suoi sforzi con un’unanime e diffuso apprezzamento. I suoi dirigenti, che si sono avvicendati negli anni, hanno voluto fin da subito superare, con intelligente acume, gli steccati ideologici, ponendo in essere la suggestione che di Cultura, se pur con differenti sfaccettature, ce ne sia solamente una, scardinando, di fatto, l'impostazione di chi ne voleva essere, non si capisce bene a quale titolo, in qualche modo egemone. Molti dei temi trattati, oltretutto spesso esclusi dai “circuiti ufficiali”, oggi continuano a valorizzarne, invece, ampiamente le sue attività. A partire da quell’impegno di contrasto alla mafia, in tempi decisamente non sospetti, che è, di fatto, nel DNA dell’ISSPE. Non a caso importanti uomini delle Istituzioni hanno voluto manifestare, con la loro diretta partecipazione, l’adesione al sentimento di rivalsa di una Terra, che si è dimostrata troppo spesso genuflessa ai desiderata di “classi dirigenti” interessate a deprimerla per un loro esclusivo vantaggio. Un’azione culturale tesa,pertanto, a scardinare ante litteram l’ingannevole logica, attraverso l’elaborazione di un pensiero critico, del "politicamente corretto", che con l’avvento del terzo millennio sembra aver preso ormai definitivamente le redini della società moderna. Quell’omologazione planetaria (vedi globalizzazione) che con tanta preoccupazione caratterizzava, infatti, i convegni dell’ISSPE sembra ormai dettare le direttive nella nostra vita quotidiana. Il multiculturalismo a tutti i costi, il dogma del relativismo diffuso nei più svariati campi, la recente furia iconoclasta, l’ideologia gender che vuole stravolgere la stessa natura dell’uomo, sono tutti fattori che ci spingono, sempre più velocemente, verso una decadente società nichilista. La perdita di ogni valore e di ogni identità favorisce, infatti, i detentori dell'alta finanza (e non dell’economia) ad acquisire sempre un maggiore potere e controllo sugli inermi cittadini, che si ritrovano, sempre più spesso, in balia del cosiddetto "pensiero unico" mondialista. All’ISSPE non resta, pertanto, che rilanciare una nuova stagione, almeno (e non solo) per i prossimi quarant’anni, che sappia promuovere, invece, un nuovo umanesimo, piuttosto che un devastante movimento neo-progressista, finalizzato a riportare, prima che sia troppo tardi, l’uomo al centro della Storia. Ad maiora, quindi, all’Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici.

Fabrizio Fonte

 

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Documentare l’attività dell’ISSPE non è esaltare soltanto l’operosità e il ruolo culturale che ha svolto nel tempo in Sicilia, impresso dai Consigli di Amministrazione e dai suoi Presidenti, personalità di alto profilo: Dino Grammatico, Giuseppe Tricoli, Francesco Virga, Tommaso Romano e ora Umberto Balistreri, che si sono alternati, che ne hanno indirizzato e coordinato le iniziative, con non pochi sacrifici o per testimoniare il considerevole fervore dell’Istituto, ma per fare emergere, attraverso i temi trattati, spesso in anticipo con il corso dei tempi, una rassegna della stessa vita culturale ed editoriale veramente imponente che, nel tempo, ha animato la città di Palermo, la Sicilia e non solo, rivelandone uno spaccato della società del tempo. I numerosi convegni, le diverse mostre e la vasta pubblicistica costituiscono la storia dell’ISSPE. Una magnifica e apprezzata testimonianza dell’intenso impegno culturale dipanato con continuità e sinergia dai Presidenti dell’Istituto che si sono succeduti, e da altri studiosi, fortemente motivati, che in qualche modo all’ISSPE sono stati vicini, come un filo che nel tempo si è snodato segnando durante il percorso l’impronta lasciata dagli operosi, risoluti e validi presidenti e rivelando allo stesso tempo momenti di notevole importanza e di programmazione socio-culturale. Un compito svolto con entusiasmo, che è diventato una risorsa utile per capire e avere consapevolezza della fase vissuta, delle linee guide offerte e delle iniziative di pregio attuate nei suoi quarant’anni di ininterrotta attività, decifrando spesso i lati e i messaggi nascosti dal “politicamente corretto”. Manifestazioni di qualità, dinamiche, che spesso sono state lungimiranti nell’anticipare i temi sociali, politici ed economici che, in ogni caso, hanno arricchito il percorso dell’ISSPE. Decenni di attività sempre crescenti che ha prodotto tanti fatti, che ha lasciato tanti documenti, libri e ricordi, numerose riflessioni che, a distanza di tempo, hanno aggiunto luce e valore determinante e che oggi si rivelano grande documento, diventando a volte pietre angolari di un nuovo edificio sociale e metapolitico. Il lavoro svolto dall’Istituto, dal 1980 al 2020, ha riguardato tanti settori culturali, dall’arte alla letteratura, dallo sport al turismo, dall’ambiente alla sanità, con relatori sempre di eccelso profilo e con un’alta e qualificata partecipazione di pubblico. Nomi che sicuramente fanno emergere dal dimenticatoio il ricordo di centinaia e centinaia di nobili figure e personalità, che hanno onorato la Sicilia, l’Italia e non solo, che si sono succedute ai tavoli degli eventi. Difficile numerarli tutti, ma non possiamo non ricordarne almeno alcuni come: Pino Romualdi, Raffaele Valensise, Giuseppe Tatarella, Salvatore Riccobono, Enzo Fragalà, Paolo Borsellino, Francesco Grisi, Gaetano Hardouin di Belmonte, Marzio Tricoli, Guido Virzì, Ettore Maltese, Giorgio Almirante, Vincenzo Pajno, Elda Pucci, Giovanni Falcone, Michele Rallo, Enrico Landolfi, Vittorio Vettori, Franz Maria D’Asaro. Una riflessione a parte merita l’attività editoriale con la prestigiosa rivista dell’ISSPE “Rassegna Siciliana di Storia e Cultura” e con tutta una serie di volumi di particolare rilievo per gli argomenti affrontati e per i nomi degli autori, tra i quali spiccano quelli di Giulio Bonafede, Giuseppe Cottone, Nino Aquila, Lucio Zinna, Elio Giunta, 

Giovanni Davoli, Salvo Di Matteo, Vincenzo Fardella de Quernfort, Fabrizio Fonte, onde testimoniare e riconoscere l’ampia attività che l’Istituto ha svolto per il compito che si è dato. 

Vito Mauro

 

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